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IL MOTU PROPRIO DEL PAPA

Abusi, severità decentrata anche nelle indagini

Il Papa promulga Vos estis lux mundi”, il motu proprio annunciato dopo il summit vaticano sugli abusi. Maggior potere d'indagine al metropolita, nell'ottica del decentramento diocesano. Ma anche maggiori obblighi da parte delle segnalazioni dei vescovi. Il provvedimento non aggiunge reati nuovi, ma definisce meglio l'iter procedurale nei casi di chierici che si macchiano di abusi sessuali. 

Ecclesia 10_05_2019

Un "Motu Proprio" sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili era stato annunciato alla conclusione del summit organizzato in Vaticano lo scorso febbraio con i presidenti delle conferenze episcopali. L'attesa Lettera Apostolica è stata promulgata il 7 maggio da papa Francesco con il titolo di “Vos estis lux mundi” ("Voi siete la luce del mondo"). Il documento introduce nuove procedure per reprimere i crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero e la produzione e detenzione di materiale pedopornografico.

Alla luce del nuovo "Motu Proprio", le diocesi e le eparchie saranno tenute a stabilire "uno o più sistemi stabili e facilmente accessibili al pubblico per presentare segnalazioni, anche attraverso l’istituzione di un apposito ufficio ecclesiastico". La novità più rilevante è l'introduzione dell'obbligo legale di segnalazione da parte di chi è in possesso di informazioni sul verificarsi di delitti contro il sesto comandamento del Decalogo: "Circa il segnalante - si legge nel testo - si fa ora obbligo a chierici e membri (...)  di segnalare tempestivamente all’Ordinario del luogo, o, nel caso ad agire sia stato un vescovo, alla Santa Sede (cfr. artt. 8, 9), fatti che potrebbero configurare uno dei delitti sopra indicati".

Un obbligo che, con il rinvio al canone 1548 §2 del Codice di diritto canonico, non riguarda quei chierici o religiosi per i quali la conoscenza della notitia criminis è avvenuta in confessionale. Una precisazione necessaria per salvaguardare l'inviolabilità del sigillo confessionale, messa recentemente in discussione da alcune legislazioni statali (ad esempio in Australia). Per un sacerdote, infatti, la violazione diretta del segreto confessionale comporta conseguentemente una scomunica latae sententiae.

Papa Francesco stabilisce che la segnalazione debba contenere "elementi più circostanziati possibili"; quindi "indicazioni di tempo e di luogo dei fatti, delle persone coinvolte o informate, nonché ogni altra circostanza che possa essere utile al fine di assicurare un’accurata valutazione dei fatti". Risalto viene dato alla tutela delle vittime per le quali sono previsti servizi di assistenza spirituale, medica e psicologica, oltre alla riservatezza dei dati personali. Ma le nuove disposizioni dispongono anche la tutela di coloro i quali presentano la segnalazione, per i quali non è previsto alcun vincolo di silenzio, quindi neppure con la stampa.

Le denunce, che non solo i consacrati ma anche i laici potranno presentare, verranno raccolte da quei "sistemi stabili e facilmente accessibili" di cui ogni diocesi si dovrà dotare entro un anno. Il "Motu Proprio" accelera i tempi delle procedure d'intervento: l'arcivescovo metropolita, ovvero colui che presiede la provincia ecclesiastica e a cui è riconosciuto un ruolo centrale da queste nuove norme, laddove non ritenga una segnalazione totalmente infondata (e in questo caso è comunque chiamato ad informarne il Rappresentante Pontificio), chiede al dicastero competente l'assegnazione dell'incarico per aprire l'indagine che deve partire "entro trenta giorni" dall'avvio di questo iter.

Il dicastero competente è la Congregazione per la Dottrina della fede per "i delitti ad essa riservati dalle norme vigenti, nonché, in tutti gli altri casi e per quanto di rispettiva competenza in base alla legge propria della Curia Romana: la Congregazione per le Chiese Orientali; la Congregazione per i vescovi; la Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli; la Congregazione per il clero; la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica".

Tra i compiti del metropolita o della persona che, al suo posto, è chiamato a guidare le indagini, c'è quello di chiedere "informazioni alle persone e alle istituzioni, anche civili, che siano in grado di fornire elementi utili per l’indagine". L'accusato viene informato dal metropolita dell'indagine a suo carico, può essere ascoltato e presentare una memoria difensiva. Il documento, inoltre, accoglie una delle istanze più presenti nei giorni del summit sugli abusi: la maggiore partecipazione dei laici. A tale scopo risponde l'articolo 13 che consente al metropolita di scegliere persone qualificate (che non siano in conflitto d'interessi) per assisterlo nelle indagini. Per la prima volta, poi, sono previste delle scadenze: "Le indagini - scrive papa Francesco - devono essere concluse entro il termine di novanta giorni o in quello indicato nelle istruzioni". Per garantire la tenuta finanziaria di queste operazioni, le conferenze episcopali saranno tenute ad istituire un fondo a tale scopo.

Una volta conclusa l'indagine, sulla base degli elementi raccolti e trasmessi al dicastero competente, il "metropolita propone (...) l’adozione di provvedimenti o di misure cautelari appropriate nei confronti dell’indagato". Il dicastero competente, a sua volta, può predisporre un'indagine suppletiva oppure agire in base alle norme canoniche già esistenti.

Le norme si pongono anche l'obiettivo di perseguire più efficacemente quelle che vengono definite "condotte (...) consistenti in azioni od omissioni dirette a interferire o ad eludere le indagini civili o le indagini canoniche, amministrative o penali, nei confronti di un chierico o di un religioso in merito ai delitti" di abusi sessuali su minori e persone vulnerabili. L'intenzione è quella di far vedere che atteggiamenti omertosi o di complicità nei confronti dei preti pedofili non sono più ammessi all'interno della Chiesa. In questo senso è da collocare anche la volontà di collaborazione con le autorità civili esplicitata nel finale del documento, quando il papa afferma che "le presenti norme si applicano senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, particolarmente quelli riguardanti eventuali obblighi di segnalazione alle autorità civili competenti".

Ora che il "Motu Proprio" è una realtà, soltanto il tempo potrà dire se queste nuove norme sapranno essere "misure concrete ed efficaci", come auspicato proprio da papa Francesco nei giorni del summit. D'altronde, la "Vos estis lux mundi" non crea nuove sanzioni canoniche rispetto a quelle già esistenti, ma cerca di precisare l'iter e la durata di un'indagine relativa a casi di abusi su minori compiuti da membri del clero. Sarà sufficiente ad estirpare questa terribile piaga e a cancellare gli episodi di insabbiamento ad essa legati?