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ACCUSE PESANTI

Abusi, tocca all'Inghilterra: il primate Nichols nel mirino

Il cardinale Vincent Nichols, capo della Chiesa d’Inghilterra e Galles, è sotto accusa in un pesantissimo report reso pubblico: nel periodo in cui era arcivescovo di Birmingham di fronte ad abusi di minori si sarebbe “preoccupato più di proteggere la reputazione della Chiesa che di difendere le vittime”. 

Ecclesia 23_06_2019

Il cardinale Vincent Nichols, capo della Chiesa d’Inghilterra e Galles, è sotto accusa: nel periodo in cui era arcivescovo di Birmingham, la più grande diocesi cattolica del Paese, di fronte ad abusi di minori si è preoccupato più di proteggere la reputazione della Chiesa che di difendere le vittime, e fare in modo che i sacerdoti responsabili fossero messi in grado di non nuocere. È questo il giudizio, durissimo, contenuto nelle 65 pagine del Rapporto intitolato IICSA, Independent Inquiry into Child Sexual Abuse, una relazione preparata da un organismo indipendente.

Nichols è stato arcivescovo di Birmingham dal 2002 al 2009,  e secondo il rapporto “si è concentrato troppo sulla reputazione della Chiesa durante il suo mandato, piuttosto che sul benessere dei bambini e sull’impatto degli abusi sessuali minorili su vittime e sopravvissuti”. E la relazione aggiunge un giudizio ancora più duro: “I bambini avrebbero potuto essere salvati dagli abusi se la Chiesa non fosse stata così determinata a proteggere la propria reputazione sopra ogni altra cosa”.

Secondo l’IICSA negli ultimi novant’anni nell’arcidiocesi di Birmingham sono state presentate 130 denunce contro 78 persone. Di queste tredici sono state condannate, ma la relazione ipotizza che “sia molto probabile che il grado reale di abusi e il numero di minori coinvolti sia molto più grande” di quanto le cifre ufficiali riportino.

Le cose sono cambiate in meglio dopo il 2001, quando la Chiesa d’Inghilterra e Galles ha acquisito maggiore sensibilità al problema. A Birmingham fu creata una Child Protection Team, di cui fu responsabile una donna, Jane Jones. Ma secondo l’IICSA “c’è stata sfiducia e relazioni di lavoro scadenti fra l’arcidiocesi e l’ufficio di protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili, (COPCA)”. In particolare perché l’arcidiocesi si è rifiutata di fornire al COPCA il nome di un prete accusato di abusi (RC-F167), una discussione in cui l’arcivescovo Nichols sarebbe dovuto intervenire per una soluzione”. Questo ed altri casi hanno dimostrato “la non volontà dell’arcidiocesi di abbracciare pienamente una nuova cultura di protezione dei minori”. E nel 2003, in risposta a un programma della BBC, Kenyon Confronts la sua reazione si focalizzò più sui pregiudizi della BBC, autrice del programma, che sui racconti delle vittime, e sul danno causato dagli abusi. Dopo l’IICSA Peter Saunders, un “sopravvissuto”, e membro della Commissione vaticana sugli abusi, ha detto che il cardinale “dovrebbe considerare con cura la sua posizione”, lasciando intendere che forse dovrebbe dimettersi.

Il modello seguito a Birmingham è stato visto molte altre volte. Un prete, James Robinson, era un “abusatore seriale di minori” ma la Chiesa non ha preso provvedimenti. Lo hanno spostato a un’altra parrocchia in seguito a un reclamo, ma la polizia non è stata informata e il prete poi è fuggito negli Stati Uniti, dove l’arcidiocesi lo ha sostenuto finanziariamente sette anni. Robinson fu rintracciato in un caravan negli Stati Uniti dagli autori del documentario della BBC, e Nichols fece un comunicato dicendo che il documentario era “ostile”. Nel 2009 infine Robinson fu estradato e condannato nel 2010 per aver abusato di 21 minori.

Un caso analogo è quello di un altro sacerdote, Penney. “Gli abusi sessuali perpetrati da Penney e Robinson – scrive il rapporto – avrebbero potuto essere fermati molto prima se l’arcidiocesi non fosse stata guidata dalla determinazione di proteggere la reputazione della Chiesa”. Storicamente, conclude il rapporto , “l’arcidiocesi ha mancato di allertare la polizia quando c’era un’accusa di abusi su minori. La posizione abituale era quella di non fare nulla, o di spostare il prete a un’altra parrocchia. Le conseguenze di queste carenze non possono essere sopravvalutate. In alcuni casi, la mancanza di azione da parte della Chiesa fu che l’abusatore fu libero di continuare a commettere abusi sessuali su minori”.

Il presidente dell’indagine, Alexis Jay, ha detto: “Sono realmente choccato dal livello di abusi sessuali su minori nell’arcidiocesi di Birmingham. Le vittime e i sopravvissuti sono stati sostanzialmente ignorati per anni, mentre gli abusatori hanno evitato di essere perseguiti. È chiaro che la Chiesa avrebbe potuto fare in modo che i minori non fossero abusati se non fosse stata così determinata a proteggere la propria reputazione”.