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EUTANASIA DI STATO

Alfie: respirò da solo e i testimoni furono silenziati

Dopo il rifiuto della Corte di appello di accogliere il suo ricorso, il papà di Alfie Evans, il bambino inglese di quasi 2 anni, ricoverato da 15 mesi, ha svelato altri particolari sulla condizione del figlio e sulle menzogne dell’Alder Hey Hospital di Liverpool, già trovato colpevole di negligenza in alcuni casi passati da noi riportati.

Vita e bioetica 28_03_2018

Dopo il rifiuto della Corte di appello di accogliere il suo ricorso Thomas Evans, il papà di Alfie, il bambino inglese di 23 mesi, ricoverato da 15 in seguito ad un’infezione al torace che gli causò una crisi respiratoria, ha svelato altri particolari sulla condizione di suo figlio e sulle menzogne dell’Alder Hey Hospital di Liverpool. L’ospedale recentemente colpevole di una morte per negligenza (da noi riportata).

Sappiamo che Alfie viene sedato a causa del tipo di ventilazione (tramite tubi) che riceve, ma sappiamo anche che persino il tribunale inglese, che ha dato ragione all’ospedale convinto di dover spegnere la respirazione e far morire il bambino, ha riconosciuto che le dosi di sedativi somministrate erano esagerate. Non a caso tutte le volte che la sedazione viene per qualche motivo ridotta, Alfie apre ancora gli occhi, si muove e succhia il ciuccio (come dimostrano i video sulla sua pagina Facebook). 

Ieri, in attesa di sapere se la Cedu accoglierà l'ultimo ricorso possibile, Thomas ha aggiunto questo particolare, mostrando sempre sulla pagina Facebook una foto del figlio ad occhi aperti: «Oggi Alfie appare bene, dopo una crisi continua a lottare per rimanere sveglio ma i sedativi circolano nel suo corpo. Il Clobazam (un sonnifero/antiepilettico) da 3 mg doveva essere ridotto durante il giorno, ma il dottore ha evitato di farlo. [Alfie] Non sta morendo è lontano dalla morte. Ha ancora un cervello che funziona e tante opzioni di diagnosi e di cura che non sono state vagliate. Nessuno ancora capisce perché i medici non gli abbiano fatto la tracheostomia (quella che eviterebbe la sedazione continua del piccolo, dandogli stabilità nella ricerca di una diagnosi e quindi di una cura ndr). Inoltre lui continua a lottare, è stabile e non ha infezioni».

Anche se è stato scritto che Alfie è in semi-coma, nessuno dei medici lo ha mai accertato con esami clinici, nemmeno daventi ai giudici. Quelle dei medici sono tutte supposizioni, come il fatto che il piccolo sarebbe dovuto morire a breve già 15 mesi fa. Anzi Thomas ha dichiarato più volte in tribunale che diversi medici e infermiere hanno ammesso che Alfie è cosciente. Inoltre la risonanza magnetica, smentisce la tesi neurodegenerativa ipotizzata dai dottori senza alcun esame che la certifichi. Una fonte molto vicina alla famiglia, Gidget Chairmane Quilter, ha parlato di «gravi negligenze nei conforti di Alfie» per cui l’ospedale «è determinato a coprirle, uccidendolo, non curandolo secondo i suoi bisogni manifesti e impedendo che qualcuno faccia una diagnosi onestamente». Secondo un’altra fonte legata agli Evans, «l’ospedale lo ha riempito di farmaci, sovradosando combinazioni pericolose che hanno causato danni reali al suo cervello, che loro stessi, hanno in certi casi ammesso e poi negano».

Ci sono stati diversi testimoni, vicini alla famiglia, che hanno sentito confermare da medici ed infermiere questi sospetti, ma l’ospedale ha impedito che parlassero davanti ai giudici. Non solo, quando un medico di Monaco, Nikolaus Haas, ha visitato il bambino, sconvolto dall'intento dell'ospedale di porre fine alla vita di Alfie in modo brutale e paragonando le procedure dell'ospedale a quelle naziste, si è offerto di eseguire tutti i test negati, la tracheostomia e la Peg, affinché fosse curato in casa. Ma il giudice ha archiviato il riferimento al nazismo con un «non capisce la nostra cultura».

Eppure è noto che le procedure mediche non consigliano di lasciare nessuno ventilato per mesi con i tubi: chi viene intubato per più di un mese finisce per soffrire di atrofia dei muscoli respiratori, che nel caso di una rimozione immediata dei tubi provoca la morte per soffocamento (come accaduto al piccolo Isaiah Haastrup, morto all’inizio di marzo dopo 8 ore dalla rimozione della ventilazione). Un altro testimone non ammesso in tribunale è Patrik Hutzel, un infermiere che ha lavorato anche presso l’Alder Hey.

Hutzel ha confermato che il bambino ha bisogno di una tracheostomia e di una Peg per la nutrizione. Il giorno in cui doveva testimoniare in tribunale gli è arrivata una email dalla corte che diceva così: «Non sei necessario». Una dottoressa cilena, Costanza Saavedra Caviede, ha scritto così agli Evans: «Lavoro con i genitori di bambini cronici ventilati a casa, perciò conosco bene i loro figli. Io stessa ho un bellissimo e perfetto bimbo ventilato a casa da circa dieci anni. Non solo è possibile la ventilazione a casa ma si può formare il personale, il che è meglio per tutti. Si riducono le infezioni, si permettono la tranquillità e il riposo migliori per il paziente, i genitori e il personale». In Cile, spiega, «un paese meno sviluppato…nessuno permetterebbe che un bambino sia ventilato con un tubo per mesi, la tracheostomia è il miglior interesse del paziente…qui i bambini cronici ventilati vanno a casa dove vivono vite felici, con le loro famiglie e le cure di cui hanno bisogno, che siano sani o no, che si muovano o meno, che siano cerebrolesi o no. Qui avere una malattia cronica o degenerativa non significa la pena di morte».

Da ultimo sappiamo che Alfie non ha mai avuto arresti cardiaci o respiratori. Solo una volta i medici hanno allarmato i genitori dandogli 4 ore di vita, motivo per cui gli hanno staccato la ventilazione. Ma Alfie ha continuato a respirare da solo finché i genitori hanno capito che non stava morendo e hanno ordinato che fosse di nuovo ventilato. I medici, allora in assenza di un verdetto giudiziario, dovettero obbedire. Alfie si stabilizzò immediatamente. Ma se la Cedu respingerà il ricorso, come nel caso di Isaiah e di Charlie prima, il piccolo verrà ucciso, in ospedale, senza nemmeno poter tornare a casa. Nel silenzio generale dei media e nell’indifferenza di tanti cristiani.