Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Amare di più

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 25-33)

Schegge di vangelo 08_09_2013

Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Lc 14,25-33

Il Vangelo cammina alla rovescia rispetto alla nostra logica. E’ possibile amare Gesù più di quanto si ami il padre e la madre, la moglie, un figlio? E’ giusto amare così? Nella nostra esperienza umana, ci accorgiamo che ogni amore, e in specie i più grandi, ci catturano in un istinto di possesso. L’amore vero dovrà mantenere ‘un distacco dentro di esso’. Lo intuiva e lo diceva don Giussani; egli portava l'esempio del quadro che si vede bene ad una certa distanza, mentre se ti appiccichi non ne cogli il disegno. E’ un modo nuovo e più vero di guardare al reale nella sua primigenia integrità, come nel Paradiso terrestre e come quando ‘alla risurrezione non si prende né moglie né marito’ ma saremo tutti una sola cosa in Lui. In modi diversi, verginità e matrimonio diventano segno dell’amore totale con il quale Cristo – lo sposo – ci ama e ci precede, ci ‘primerea’, come dice Papa Francesco. In ogni amore vero è insito un sacrificio che conduce a sperimentare il centuplo. La ‘gelosia di Dio’ che domanda di essere amato sopra ogni cosa e ogni persona, ci addestra ad amare con verità e pienezza. Non attraverso il conteggio delle forze in gioco o i calcoli di una buona costruzione, ma con un amore libero e gratuito.