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STORIE DI VITA

Anna, cronaca di un pomeriggio straordinario

L'impossibilità di far fronte economicamente alla nascita di un figlio. Un aborto già fissato per il giorno dopo, ma nel cuore la speranza di qualcosa che cambi una sorte già segnata. E quel qualcosa, imprevedibilmente, accade....

Editoriali 18_01_2014
Paola Bonzi

Le cose straordinarie!
Quel giorno, un mercoledì pomeriggio, di cose straordinarie ne sono accadute molte, a cominciare dalla mia presenza al Centro di Aiuto alla Vita. Infatti svolgo il mio lavoro alla mattina , ma avevamo indetto una riunione della segreteria e quindi …

Arriva chiedendo di me, una coppia: Luigi e Anna. Lui serissimo, accigliato  e un po’ indispettito, introduce il discorso dichiarando che sua moglie è originaria dell’Albania e non sa spiegarsi bene. La situazione è piuttosto complicata: Anna l’indomani mattina andrà ad abortire, sembra con una certa sofferenza; lui ha già avuto un’altra famiglia e deve mantenere i due figli nati dal precedente matrimonio; ha un impegno contratto con la banca; del piccolo bimbo che sta nel grembo di Anna, probabilmente non gliene importa molto; ha cercato aiuti d’attorno ma tutte le porte erano sbarrate.

Immagino che per scrupolo, abbia telefonato in Regione; questa la risposta: «Vada al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli e chieda della signora Bonzi. Vedrà che l’aiuteranno». E loro sono venuti; lui per non tralasciare nulla, lei piena di aspettative. Io molto inquieta.

Quello era un periodo appunto straordinario: l’assessore della Regione e io, litigavamo, a suon di articoli pubblicati sui giornali, per i comportamenti assurdi dell’ente pubblico. Per dovere di cronaca, devo tornare indietro di due anni quando, con una bellissima intuizione, era stato inventato il sussidio a sostegno della maternità, denominato Fondo Nasko. Era un progetto minimale (un’erogazione mensile di 250 euro per 18 mesi nel caso la donna avesse rinunciato a interrompere la gravidanza) ma costituiva la certezza di cui le persone in difficoltà hanno un assoluto bisogno.

Essendo stato lanciato come sperimentazione (nessuno lo sapeva) ed essendo scaduti i termini di questa, da un giorno all’altro, ci siamo trovati completamente a mani vuote. Davanti a Luigi e Anna cercavo di avere un’espressione distesa e serena ma il mio umore assomigliava molto alla giornata plumbea che si poteva vedere al di là della finestra. Il periodo, poi, era di quelli in cui “non avevamo nemmeno gli occhi per piangere”.

Che cosa fare? Sono specialista di salti nel buio: «Come si sente Anna?». Inaspettatamente eccola rispondere: «Mio marito ha già due figli, ma per me è il primo bambino!». La sofferenza di Anna si percepiva a distanza, intensa e senza speranza.

«Vi hanno mandato da noi, vero?». Non mi sembra corretto ciò che stanno facendo in Regione, ma ci sono due vite di mezzo e le normative puntigliose non contano. «Questo sussidio ve lo regalerà il Centro di Aiuto alla Vita e ci saranno anche il corredino, i pannolini,la preparazione alla nascita…». Anna si alza d’impulso, mi stringe forte: «Grazie! Non andrò in ospedale domani».

Ho rivisto Anna. Anche questa cosa non capita normalmente ma lei sostiene di aver bisogno di me. Nicola è bellissimo ma la sua mamma non è tranquilla. E’ troppo sola e i brutti pensieri non mancano. Ora parla bene l’italiano e la sua intelligenza è vivace: «Vedo, con la coda dell’occhio, come un’ombra nera dietro di me. Ho paura, spesso piango e dimagrisco». 

Campanelli d’allarme squillano. Abbiamo un servizio molto importante per la depressione post-partum e allora: «Anna le andrebbe di raccontare le sue sensazioni a una delle nostre psicologhe?». Mi aspettavo una certa resistenza e invece: «Credo proprio che mi farebbe bene». E poi: «Vorrei, però, abbracciare ogni tanto».