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IL VOTO MARTEDì

Assegno unico, un flop se non si riforma l'Isee

Martedì in Senato approda la legge delega che riordina gli assegni famigliari in un unico assegno. Ma gli ostacoli sono ancora tanti in vista della partenza di luglio: incertezza sui fondi a disposizione, mancano all'appello almeno 8 miliardi. E con l'attuale meccanismo Isee molte famiglie numerose rischierebbeo di restare beffate. «Il sistema Isee va rivisto, così è ingiusto. Gli investimenti devono andare di pari passo con le riforme», spiega la senatrice Gallone (FI) alla Bussola. 

Editoriali 26_03_2021

L’assegno unico è ancora in alto mare. L’appuntamento di martedì prossimo in Senato è soltanto una tappa di un iter che si sta dimostrando ancora molto accidentato. Per quel giorno, infatti, Palazzo Madama dovrà votare la Legge delega con la riforma delle misure a sostegno della famiglia che accorperanno tutte le misure di welfare presenti fino ad oggi (assegni famigliari, detrazioni, bonus, deduzioni etc…) in un'unica erogazione per ogni figlio chiamata Assegno Unico. Il via libera parlamentare è scontato dato che i numeri sono all'unanimità, infatti non è questo il problema. Il problema è che per rispettare la scadenza del primo di luglio, data in cui la Manovra 2021 ha stabilito l’ingresso della nuova riforma, il governo dovrà correre - e non poco - per dare corpo a una legge delega che è ancora sulla carta.

Non esiste infatti ancora una cifra certa. Dopo i 3 miliardi in più già previsti in manovra, l’Assegno Unico è sparito totalmente dai fondi recovery. Il Decreto sostegno appena licenziato, poi, ha totalmente escluso i criteri di composizione famigliare dalle erogazioni, cosa che ha fatto arrabbiare il leader del Forum Famiglie Gigi de Palo, che ne ha denunciato l'assenza. Il ministro della Famiglia Elena Bonetti ha detto di aspettarsi almeno altri 3 miliardi, ma dalle parti del governo non sono arrivate conferme.

Il timore è che i 20 miliardi stanziati fino ad ora per tutte le provvisioni famigliari non basterebbero a dare copertura ad una riforma che ha l’ambizione di essere strutturale e che è stata votata all’unanimità da tutti i partiti. Con l’ingresso, più che giusto, anche dei papà e delle mamme partite iva, che erano escluse dall’assegno familiare Inps, per dare senso alla riforma e arrivare ad avere almeno 200 euro di assegno mensile a figlio servirebbero almeno altri 5 miliardi, oltre ai 3 già richiesti dalla Bonetti. Ma niente dalle parti di Palazzo Chigi lascia presagire che si riuscirà a portare a casa così tanti fondi dopo che la legge, approvata dal Parlamento, sarà in mano al Coverno per il complesso iter di approvazione dei decreti legislativi che avrà bisogno anche di altri passaggi parlamentari in Commissione.

L’incertezza non riguarda soltanto, infatti, la cifra mensile stabilita per ogni figlio, ma anche i criteri di assegnazione dell’assegno in base all’indicatore Isee, che si sta dimostrando per molti versi ingiusto e non rispondente alle necessità delle famiglie. Partito come assegno per tutti, indipendentemente dal reddito, l’Assegno Unico è via via scivolato nelle gabbie degli indicatori Isee, ma questo non è un fattore positivo.

Ne è consapevole anche Alessandra Gallone (in foto), vicepresidente dei Senatori di Forza Italia, che alla Bussola spiega: «La filosofia del presidente Draghi deve essere applicata anche in questo caso: dare i soldi senza fare le riforme non serve a niente, bisogna andare di pari passo con riforme e investimenti».

La palla passa dunque al governo che dovrà stabilire l’ammontare dell’assegno. «L’auspicio è che la consistenza sia adeguata alle necessità che hanno le famiglie, ma per fare questo è chiaro che si dovrà mettere mano anche agli indicatori Isee, che spesso sono un meccanismo che non è in grado di fotografare giustamente il carico reddituale di una famiglia».

D’accordo l’assegno, quindi, ma senza una revisione dei parametri Isee non si andrà molto lontani e il provvedimento che nascerà rischierà di essere insufficiente. Non è un caso che la legge preveda anche delle clausole di salvaguardia per quei redditi che con il nuovo sistema rischierebbero di perdere rispetto al vecchio. Significa che il sistema dell’Assegno Unico non è tarato, al momento, secondo principi di equità famigliare, ma si serve di altri criteri che per alcune famiglie possono essere penalizzanti.

Anche solo il fatto che il valore Isee cambi, e di molto, se la famiglia è in affitto o ha la casa di proprietà, è un elemento discriminante. Una famiglia numerosa poi, che quindi ha bisogno di una casa o un appartamento grande, rischierebbe di vedersi trattata come un ricca quando invece la casa gli serve per vivere e non per tirare una rendita d’affitto. Sono squilibri che andrebbero intercettati e risolti e che la stessa Gallone si auspica vengano corretti. «Bisogna andare a rivedere certi parametri per fare in modo che corrispondano all’effettiva capacità reddituale di una famiglia. So di che cosa parlo: quando ero assessore all’istruzione nella mia Bergamo, dopo aver introdotto il sistema Isee per le rette scolastiche, avevamo notato che si creavano una serie di ingiustizie perché anche famiglie dal reddito modesto, con una casa di proprietà venivano classificate come se avessero un reddito superiore. E questo è ingiusto».

C’è poi un ulteriore scoglio: ad oggi le politiche famigliari sono state classificate sotto la voce del welfare assistenzialistico. Quando invece le politiche famigliari dovrebbero essere un’asse portante del sistema fiscale, retributivo e contributivo: «Faremo leva proprio su questo: se si fermano le famiglie, si ferma il sistema Paese. Non si tratta più di aiutare le famiglie, ma di metterle in condizione di creare quella ricchezza che serve al Paese per riprendersi».