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IL LIBRO

Attila è tornato, amarcord da leggere

Agostino Nobile è un kattolico di ferro. Attualmente vive nell’isola portoghese di Madeira, in pieno Atlantico, e sforna libri. L’ultimo è Attila. Sopravvissuto al sessantottismo, un amarcord senza rimpianti dei suoi trascorsi autobiografici.

Cultura 29_03_2021

Agostino Nobile è un kattolico di ferro, spesso presente con i suoi interventi su «Stilum Curiae», il blog del vaticanista Marco Tosatti. Ma non tutti sanno del suo passato di musicista pop e di pianista-bar giramondo. Attualmente vive nell’isola portoghese di Madeira, in pieno Atlantico, e sforna libri. L’ultimo è Attila. Sopravvissuto al sessantottismo (Edizioni Segno, pp. 194, €. 19), un amarcord senza rimpianti dei suoi trascorsi autobiografici.

Ed eccolo a Milano, intento a registrare con la sua band «Triade» in una sala di incisione in contemporanea con Lucio Battisti. Poi lavora alla Rca col celebre paroliere Franco Migliacci e viene invitato a suonare nel nuovo Lp di Mina. Debutta al teatro Verdi di Firenze, dove presenta Walter Chiari e cantano Tony Renis e Iva Zanicchi. Grazie a un’amica va a trovare in camerino Jimi Hendrix, intento a baciare la sua Fender Stratocaster (la stessa chitarra che usava, come ho già scritto, Raul Casadei, tanto per un paragone col chitarrista giudicato il migliore di tutti i tempi). Ai concerti pop a cui Attila assisteva (Rolling Stones, Who, Deep Purple etc.), il pubblico, tutti ovviamente giovani, era chiassoso e caciarone; ma quando saliva sul palco Hendrix il silenzio era palpabile, ed era la prima volta che Attila vedeva una cosa del genere.

Un’altra amica lo porta nel camerino di Liza Minnelli, vero animale da palcoscenico, però costretta periodicamente a disintossicarsi in cliniche per alcolisti. «Il successo, pur straordinario, non porta serenità. Tra le star i problemi di Liza sono abbastanza comuni: depressione, attacchi di panico, complessi di persecuzione, bipolarismo», nota giudiziosamente Attila. Per due sere consecutive il Nostro ha anche «l’onore» di essere accompagnato dalla (numerosa) band di James Brown, alloggiato nel medesimo hotel il cui Attila suona il piano.

Qualche aneddoto: una sera, in un locale, un tizio del pubblico insolentì un chitarrista straniero per i suoi capelli lunghi (in Italia erano ancora cosa rara a vedersi). Quello si chinò, gli sfiorò la guancia e gli disse: «Ma io ti amo». Tirandosi addosso una scarica di insulti. In effetti, il tizio nulla ancora sapeva dei Figli dei Fiori del loro Love&Peace. Era il tempo in cui furoreggiava anche lo psicanalista tedesco Wilhelm Reich, della cosiddetta Scuola di Francoforte (che nel 1935 aveva traslocato all’università di New York). Seguendo le istruzioni di Reich un amico di Attila aveva costruito una specie di bara a due piazze per trasformare l’energia sessuale in «orgonica». Attila ce lo trovò chiuso dentro insieme alla sua partner.

E poi gli amici morti per droga, «sconosciuta ai giovani fino agli anni Sessanta». Un intermezzo turistico: «Ma siamo seri... Te lo immagini un popolo che è sempre vissuto nelle tende nei deserti, arrivare in Spagna e costruire l’Alhambra? E poi, come mai in tutti i paesi musulmani non esiste nemmeno l’ombra architettonica di quella edificata a Granada?». Il brano più famoso dei Pink Floyd è The Wall, che propone l’abolizione della scuola e di ogni tipo di educazione. Ebbene, una coppia di psicologi intese applicare la lezione ai loro figlioletti di cinque e tre anni, messi a vivere da soli in un appartamentino. La madre volle mostrarli a un’amica, la quale rimase sconcertata: «Lo sporco arrivava sui muri. Vestiti imbrattati di cibo e di cacca, resti di alimenti in decomposizione. La cosa peggiore erano gli occhi tristi di quelle due povere creature». Ci aveva già provato Federico II «Stupor Mundi», ma i bambini del suo esperimento morirono tutti.

Questa è esilarante: sempre nei mitici anni Settanta, Attila va ad assistere alla rappresentazione di un’opera prima di un compositore contemporaneo. A un certo punto si udirono dei sonorissimi rutti. Tutti si guardarono intorno imbarazzati ma presto si resero conto che erano i coristi,  «così bravi da eseguire correttamente la partitura, rutto per rutto». Arte moderna.