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SCUOLA

Calcolare il costo standard. Per salvare la scuola

Quanto costa ciascuno studente? Individuare un costo standard è possibile. Suor Anna Monia Alfieri, presidente Fidae, parte attiva del gruppo di tecnici, ci spiega come l'individuazione del costo per studente possa essere una chiave di volta.

Educazione 10_04_2014
studenti

Equiparare il sistema scolastico pubblico a quello paritario è possibile. Basta solo far parlare il costo standard. È questa la proposta avanzata da un gruppo di esperti tra cui Suor Anna Monia Alfieri, Presidente della Fidae Lombardia, insieme alle associazioni dei genitori, delle scuole e dei gestori che individuano  proprio nel costo standard l’unico anello mancante in grado di salvare un sistema che sta affondando a picco a causa di una gestione organizzativa e finanziaria che si fa sempre più distruttiva. La proposta, avanzata in un recente seminario che si è tenuto alla Camera dei Deputati, sta riscuotendo numerosi consensi anche tra le istituzioni. Si sono mostrati favorevoli alla proposta il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, e anche il Ministro all’Istruzione Stefania Giannini che in più di un’occasione ha sottolineato l’importanza di “considerare le spese per l’istruzione non come costi ma come investimenti in capitale umano”. Abbiamo chiesto a Suor Anna Monia Alfieri di spiegarci bene in cosa consiste il costo standard e come questo possa essere funzionale ad un miglioramento del sistema scolastico italiano.

Cosa è il costo standard?
Il costo standard definisce quali sono le risorse economiche ed umane impiegate annualmente per la formazione dei nostri studenti. Si tratta di una voce di spesa e di investimento che permette di liberare risorse e soprattutto è uno strumento per realizzare la libertà di scelta educativa, l'anello mancante per arrivare ad una scuola veramente autonoma, libera e paritaria. Parlare di costo  standard significa parlare trasparenza: quale è il costo medio di un alunno di scuola statale? E per la scuola paritaria? Attraverso l’individuazione del costo standard, dunque, si può puntare alla proporzione tra i costi sostenuti e la qualità e quantità dei servizi erogati agli alunni. Individuare il costo standard implica avere necessariamente presente la specificità della realtà scolastica che mal si presta a letture preconfezionate. Il costo mette, inoltre, in risalto quelli che sono gli sprechi del nostro Paese relativi alla formazione dei docenti.

Quali sono i principali sprechi nel sistema scolastico italiano?
In primo luogo si sono sprechi legati al personale docente. L’Italia è l’unico paese che ancora non riesce a valutare i docenti in base al merito. La spesa dei docenti non è logicamente proporzionata al risultato. Che funzioni o meno, il docente in Italia viene pagato in ogni caso, dando vita ad una spesa che non è funzionale né a merito né a qualità. Il costo standard in questo senso ci permetterebbe di pagare i docenti ma valutandoli per valorizzarne qualità e merito. C’è poi una burocrazia, eccessiva e pachidermica che è da snellire. Si tratta di tutte quelle strutture e organi amministrativi i cui costi sono troppo elevati. C’è da chiedersi quanto dovrebbero davvero costare queste strutture per essere funzionali al risultato. Manca l’autonomia, soprattutto alle scuole statali, che sono costrette a gestire la propria realtà scolastica senza una capacità progettuale. Venendo meno un progetto concreto di organizzazione, una scuola non è in grado di stabilire quelli che sono i reali costi cui va incontro. Manca la libera concorrenza tra scuole statali e paritarie sotto uno Stato che assuma il ruolo di garante. Se ci fosse una leale concorrenza tra questi stessi sarebbero costretti a lavorare su identità e qualità permettendo alle famiglie di scegliere liberamente.  C’è anche un altro problema che è legato al budget. Una scuola statale non può agire direttamente sul budget ma fa i conti, ogni anno, con il consuntivo. Non avendo neanche la possibilità di vedere un bilancio dei costo come può un istituto responsabilizzarsi se non sa neanche quanto spende?

Quali sono i costi principali di uno studente su cui bisogna agire?
Il costo di uno studente è rappresentato da un costo fisso e da un costo variabile.  Agendo su delle macro aree di 1000 o 600 studenti si potrebbero calcolare i costi fissi di ogni singolo. I costi variabili, invece, incidono poco sul numero degli studenti per istituto. Si tratta di costi legati alle risorse del personale. Se una classe ha 30 ore, quante persone servono, secondo la disciplina scolastica, per formazione in questa classe. Il personale va inserito secondo un criterio di efficienza e non in un sistema in cui devo collocare il precariato. Non è possibile pagare uno che sta fuori dalla scuola un anno intero. Una volta individuati i docenti, comincio a lavorare sulla organizzazione della struttura, sulla pulizia e sulla manutenzione. E quindi c’è da chiedersi quanto personale sia davvero necessario ad assolvere a questo compito. Com’è possibile che in certi istituti ci siano 25 A.T.A. ma le famiglie lamentino ancora la mancanza di igiene e pulizia? C’è poi il mantenimento della struttura e qui si possono utilizzare le economie di scala. È necessario  agire sulle spese di manutenzione preventivate spalmandole nel corso degli anni e non in un solo anno. In  questo modo i costi vengono ammortizzate e le scuole non rischiano di cadere a pezzi come accade oggi. C’è infine da lavorare su figure professionali che siano in grado di amministrare e gestire gli istituti in una logica di programmazione e controllo degli stessi, evitando inutili sprechi.

Quali sono le obiezioni avanzate da chi non è a favore di questo tipo di scelta o i rischi sottolineati?
Scettico sul costo standard, di difficile definizione, ma aperto all’idea che la scelta della scuola paritaria non debba penalizzare chi la compie e che il pluralismo sia determinante per migliorare la qualità del sistema nel suo insieme, si è detto l’economista Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, secondo cui “la libertà di scelta va salvaguardata attraverso forme di deduzione per le spese per istruzione”. Anche per Attilio Oliva, presidente dell’associazione Treellle, il rischio maggiore sarebbe che la scuola paritaria finisse per essere “statalizzata” per l’impossibilità di sopravvivere nelle attuali condizioni economiche. Questo sarebbe un danno per l’intero sistema perché ridurrebbe il pluralismo e la concorrenza tra le scuole. A suo avviso occorrerebbe rifarsi a modelli che garantiscono il pluralismo, come quello francese e quello olandese: Paesi laici che però finanziano tutte le scuole, comprese quelle religiose, per salvaguardare il confronto dal quale nasce l’innovazione.