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Cancellieri, Vendola... Intercettazioni politiche

Intercettazioni telefoniche stanno mettendo in crisi il ministro Cancellieri e Vendola, governatore della Puglia. La pubblicazione di telefonate origliate sta diventando un metodo sicuro per fare selezione politica. Urgono regole.

Politica 19_11_2013
Nichi Vendola

Le intercettazioni riguardanti il ministro Cancellieri e quelle che hanno probabilmente tolto il sonno al governatore della Puglia, Vendola, sono la cartina al tornasole di un imbarbarimento del rapporto tra informazione, politica e giustizia. Ormai la pubblicazione delle telefonate è diventato uno degli strumenti per fare selezione politica. Le conversazioni riservate tra il ministro della giustizia e la famiglia Ligresti, per quanto forse inopportune, non contengono reati. Il ministro, come confermano da Torino, non è indagato. Eppure i detrattori del governo Letta continuano a gettare benzina sul fuoco delle polemiche perché il loro obiettivo è quello di tenere sotto scacco l'esecutivo o di farlo cadere. Napolitano difende il ministro perché teme per le sorti del governo. Il Pd è lacerato perché non vuole lasciare a grillini, leghisti e Fratelli d'Italia campo libero nell'opposizione a un governo comunque debole.

Il caso Vendola è in parte diverso. La telefonata del governatore pugliese con i vertici Ilva e la sua risata a proposito di un giornalista che in conferenza stampa chiedeva lumi sulle morti per tumore nell'hinterland tarantino fanno emergere una pessima immagine pubblica del leader di Sel. Si tratta di conversazioni di cattivo gusto ma prive di elementi di reato. E allora c'è da chiedersi ancora una volta se sia giusto utilizzare i brogliacci di telefonate riservate, sia pure collegate ad importanti inchieste, per screditare personaggi pubblici. È mai possibile che la selezione politica devono farla le intercettazioni? Si tratta di importanti strumenti di indagine ma da usare con cautela. E la loro pubblicazione dev'essere l'eccezione, non la regola.

Ogni anno si eseguono in Italia circa 181 milioni di intercettazioni e il numero di utenze messe sotto controllo è cresciuto del 22,6% negli ultimi cinque anni. Sono dati relativi a due anni fa, ma la situazione non è cambiata granché. Anche la spesa per intercettazioni è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. E la loro uscita sui media, ora anche su internet, con le inevitabili ripercussioni anche in termine di indicizzazione delle notizie, finisce per diventare una gogna perpetua. L'impressione è che le intercettazioni escano "a comando", cioè siano già tutte pronte e qualcuno le tiri fuori dai cassetti al momento giusto per usarle come armi di ricatto verso la politica. Senza contare che il "doppiopesismo" nella valutazione delle telefonate appare la regola. Siamo sicuri che se la risata di Vendola fosse stata, anni fa, la risata di Formigoni, i riscontri mediatici sarebbero stati così sfumati? Probabilmente alcuni giornali avrebbero aperto molte loro edizioni con la notizia, ben evidenziata, e più di qualche editorialista/opinionista avrebbe chiesto le dimissioni del governatore.

Come se ne esce? È auspicabile che una nuova legge sulle intercettazioni, senza impedire alla magistratura di usarle per smascherare violazioni di legge, ne regoli meglio la divulgazione attraverso la stampa e gli altri mezzi d’informazione. Una normativa sulle intercettazioni, che ne regolamenti l’uso e soprattutto la pubblicazione, dovrebbe stare a cuore a tutte le forze politiche attente ad un sano bilanciamento tra diritto all’informazione e tutela della privacy e della dignità umana. E dovrebbe stare ancor più a cuore ad un mondo dell’editoria e delle comunicazioni italiano con scarsissimi margini di autonomia e invischiato in grumi di potere che ne minano la credibilità.

In questi mesi, l'Autorità Garante della privacy e l'Ordine nazionale dei giornalisti stanno lavorando a una revisione del Codice deontologico del 1998 per l'esercizio del diritto di cronaca nel rispetto della privacy. Durante le discussioni bilaterali, riflettori puntati anche sulla questione intercettazioni. La loro pubblicazione dovrà avvenire solo in presenza di indizi concreti di reato. Su questo punto si misurerà la credibilità del giornalismo dei prossimi mesi e dei prossimi anni.