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PRIMOPIANO

Cattolici evasori? Il Fisco adesso chieda scusa

Cattolico, dunque evasore e peccatore recidivo perché tanto, come cantava Celentano, c’è sempre un prete per chiacchierar. Così la pensa anche la neodirettrice dell'Agenzia delle Entrate. Dimenticando cosa dice il Papa in merito all'evasione. Un'offesa gratuita al cattolicesimo che merita una risposta.

Politica 31_07_2014
Rossella Orlandi

Se il buongiorno si vede dall’Orlandi, allora incrociamo pure laicamente le dita o teniamoli a mo’ di corna, ma affidiamoci cattolicamente alla Divina Provvidenza. L’Orlandi che ci ha rovinato la giornata è l’ineffabile signora che di nome fa Rossella, neo direttora dell’Agenzie delle Entrate. Insomma, la nuova lady Fisco, scelta dal premier Renzi per segnare la svolta nel dopo Befera. Ed è forse per questo, per la smania di prendere le distanze e dire qualcosa di sinistra, che la signora Orlandi ci è andata giù pesante, lanciando svarioni a raffica. Dalla poltrona più odiata d’Italia, madame tax ha illustrato l’altro giorno agli sbigottiti onorevoli della Camera i suoi (buoni?) spropositi per stanare gli evasori e colpire senza pietà quelli che imboscano il loro denaro all’estero. Con una premessa, però, tanto stramba e carogna da far accapponare la pelle e prudere le mani a milioni di italiani. In Italia sanatorie, scudi, condoni, sono pane quotidiano, ha proclamato l’Orlandi, «perché siamo un Paese a forte matrice cattolica, abituato a fare peccato e ad avere l'assoluzione». 

Quante volte figliolo? Ci voleva proprio Rossella O’ Cara a dare la risposta esatta all’indovinello e svelare in poche e asciutte parole la radice del grande male italiano, la Causa oscura dei guasti della nostra economia, il big bang del debito pubblico e il bosone della corruzione statuale e istituzionale del Belpaese. Cioè: la religione cattolica, l’insegnamento della Chiesa, l’ingerenza del Vaticano che hanno rovinato le coscienze delle masse e le ha trasformate in incalliti truffatori. Ovvio, allora, che «se il cittadino che evade è convinto che la sanzione non arriverà, difficilmente si abituerà a rispettare le leggi». Complimenti, signora: due più due fa quattro, come le vocalist del quartetto di Nora Orlandi. Era dai tempi del massone Cavour che in Italia non si suonava più questa musica da cabaret. Con una così, ai contribuenti cattolici dovrebbe come minimo essere ammessa l’obiezione (fiscale) come per l’aborto.

La sortita farlocca di Lady Gabella è mille volte peggio di quella dello sciagurato Tavecchio che scivolando su una buccia di banana razzista ha scatenato la furia dell’intero mondo pallonaro. All’improvvisata teologa del 740, qualcuno dovrebbe spiegare che la dottrina, cattolica ha sempre considerato l’evasione fiscale un peccato tra i più gravi, e il pagare le tasse una sorta di undicesimo comandamento.  E poi, senza perdere troppo tempo a consultare encicliche e documenti, basterebbero gli ultimi interventi di Papa Francesco, piuttosto duri contro chi «dona alla Chiesa, ma ruba allo Stato e ai poveri». 

Ma che glielo diciamo affa’ a una così che se ne esce frescona come una rosa, anzi una Rossella, a raccontare l’idiota barzelletta sugli italiani evasori e imbroglioni a prescindere, solo perché battezzati e cresimati. Cattolico, dunque evasore e peccatore recidivo perché tanto, come cantava Celentano, c’è sempre un prete per chiacchierar. E ricevere poi l’assoluzione, il condono tombale o almeno uno scudo di latta per nascondere la coscienza. Cialtronate tax free sparate a buon mercato, questa della signora direttora. E pazienza se a pronunciarle fosse stato qualche deputato piddino in cerca di un bel titolo sul giornale, un radicale mangiapreti e no Vatican o il presidente dell’Unione italiana degli Atei Agnostici e Razionalisti. Ai politici tutto o quasi è permesso, ma burocrati e boiardi di Stato dovrebbero pensarci dieci volte prima di dare aria alla bocca. 

La signora Orlandi non rappresenta un ente qualsiasi, non è la direttrice di un dopolavoro ministeriale o di una bocciofila di quartiere: è a capo di una Spectre dove noi, poveri e indegni contribuenti, versiamo ogni mese la metà (o più) dei nostri guadagni. Insomma, mica la casalinga di Voghera: una così incute spavento anche se sta zitta, figuriamoci dopo quelle dichiarazioni sui cattolici. Come li metterà in riga? Manderà i suoi 007 alle entrate delle chiese e prendere nomi e cognomi? Consulterà gli archivi parrocchiali, metterà cimici e microfoni nei confessionali o infiltrerà ispettori mascherati da sagrestani? O forse pagherà un super bonus a chi beccherà un cattolico a nascondere gli euro sotto il materasso. Scherziamo, certo, ma lei mica tanto. Nel suo discorso della corona, non ha speso neppure una virgola sui molti imprenditori costretti a licenziare e a chiudere le aziende a cause di tasse spropositate e accanimenti fiscali, o sulle taglie che la sua Agenzia mette sugli imprenditori, costretti a fare patteggiamenti iniqui, concordare multe (e a volte mazzette) con gli agenti del Fisco che ricevono dalla Orlandi la percentuale sul numero degli evasori denunciati, come gli operatori dei call center sui clienti accalappiati.

Prendersela con i cattolici non costa nulla e soprattutto non comporta alcun rischio. Tanto, si sa, loro sono sempre pronti a porgere l’altra guancia. Mica come gli islamici con i quali c’è poco da scherzare: chissà che sarebbe successo se la signora avesse detto quelle stupidaggini contro la comunità musulmana e la zakat , la tassa raccomandata dal Corano. No, Rossella Orlandi, Nostra Signora delle Gabelle, non pensi di cavarsela a buon mercato. Dopo l’esordio insulso e insultante è doveroso che paghi subito pegno: chieda scusa a tutti quei contribuenti (e sono tanti) che dopo aver dato a Cesare il dovuto, pregano anche Dio per avere la forza di amare gente come la Orlandi.