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IL CASO TEDESCO

Conquista islamica in atto: i dati che confermano Wojtyla

Mentre il mondo cattolico si interroga se sia realistica la visione di Giovanni Paolo II sull'invasione islamica, un'inchiesta svela i drammatici dati tedeschi mostrando che la conquista è già in atto: la fede cattolica è evaporata, sostituita dalla massiccia costruzione di moschee. Ma nella Chiesa si grida ai crociati. 

SPOSE BAMBINE, LA VERGOGNA CHE NON VEDIAMO di Souad Sbai

Attualità 22_11_2017
La nuova moschea di Colonia

La visione di Giovanni Paolo II relativa alla conquista islamica dell’Europa è realistica? Un dibattito sembra aprirsi su questo tema fra chi vede la concreta possibilità dell’avverarsi di questo messaggio e chi invece sembra più preoccupato delle ricadute – sul breve termine – di carattere politico, in Italia e altrove; e probabilmente non può non percepire l’incongruenza fra questo messaggio, e questo rischio, con la politica di immigrazione ossessiva praticata, e predicata da alcun settori della Chiesa contemporanea.

E mentre si discute, il sito spagnolo Actuall entra, involontariamente, nella discussione pubblicando un'interessante inchiesta sullo stato della Chiesa cattolica tedesca, e sulla sua progressiva sostituzione da parte dell’islam.

“I dati dell’indebolimento cattolico pubblicati dalla Conferenza episcopale tedesca mostrano che ‘la fede si è svaporata’, come ha detto il cardinale Friedrich Wetter”, scrive Actuall. I dati sono drammatici: centinaia di migliaia di fedeli abbandonano la Chiesa cattolica, mentre solo qualche migliaio chiede di entrare a farne parte. Non dimentichiamo che in Germania la dichiarazione di appartenenza a una fede si paga nella cartella delle tasse, e quindi certamente anche questo elemento ha un suo ruolo; però… Le vocazioni sacerdotali stanno scomparendo (e questo spiega l’interesse dei vescovi tedeschi per la questione dei Viri Probati). A Monaco di Baviera, una volta la sorgente del cattolicesimo tedesco, ci sono 37 seminaristi a fronte di un milione e settecentomila cattolici. Negli Stati Uniti, per fare un paragone, la proporzione è di 49 seminaristi ogni 96 mila cattolici.

I dati resi noti si riferiscono all’anno scorso, al 2016. E in quei dodici mesi 162.093 persone hanno abbandonato. Sono state chiuse 537 parrocchie. È un’emorragia che non sembra volersi fermare: dal 1996 ad oggi un quarto delle comunità cattoliche hanno chiuso i battenti. Ci sono esempi drammatici. Nella diocesi di Trier, culla della comunità cattolica più antica, e città in cui ha avuto i suoi natali Karl Marx (non il cardinale, il filosofo), nel giro di tre anni le parrocchie passeranno da 903 a 35. A Essen su 259 parrocchie ne sono rimaste aperte 43.

Del fenomeno si è occupato anche Die Welt, e le previsioni del giornale sono queste: nei prossimi venti anni i cristiani – cattolici e di altre confessioni – si trasformeranno in una minoranza. Attualmente il 60 per cento della popolazione è nominalmente cristiano; ma questa cifra diminuisce in maniera rapida. I 24 milioni di cattolici e i 23 milioni di protestanti perdono, per varie ragioni, ogni anno circa 500 mila unità. Die Zeit ha reso noto che nel 2016 sono venuti a mancare 340mila protestanti, e ci sono stati solo 180mila battesimi. Le uscite volontarie dalle confessioni protestanti tradizionali sono arrivate a 190mila, in quel periodo, contro 25mila nuovi adepti.

Il panorama religioso tedesco vedrà dunque nell’immediato futuro una maggioranza di atei o agnostici, e due religioni minoritarie, cristianesimo e islam, di cui la seconda però, a differenza della prima è in rapida espansione, ed è determinata a far sentire la sua voce e a cercare di stabilire, per le sue caratteristiche, qualche forma di supremazia. La demografia c’entra, e non poco. Secondo Conrad Hackett, che ha guidato per il PEW Forum un’inchiesta qualche mese fa, “Il cristianesimo sta letteralmente morendo in Europa”. Dal 2010 al 2015 i cristiani morti hanno superato di sei milioni le nuove nascite. Un milione e 400 mila solo in Germania.

Un architetto tedesco, Joaquim Renig, ha detto al giornale cattolico Tagespost che per integrare la comunità islamica bisognerebbe demolire le chiese e sostituirle con “moschee più visibili”. Negli anni ’80 moschee e sale di orazione erano circa 700; adesso sono più di 2500. La Turchia finanziato la costruzione di una mega-moschea a Colonia, capace di ospitare milleduecento fedeli; e ha il minareto più alto d’Europa. Che ormai gareggia nel panorama con le torri campanarie della famosissima cattedrale. La Turchia controlla 900 moschee nel Paese. Ma tutto questo sta creando una reazione: secondo il Gatestone Institute, il 57 per cento dei tedeschi teme la crescita dell’islam. Secondo quanto ha dichiarato Erdogan, “I nostri minareti sono le nostre baionette, le nostre cupole sono i nostri caschi, le nostre moschee sono le nostre caserme”. E anche l’Arabia Saudita si è fatta avanti, proponendo di costruire 200 nuove moschee. Però ci sono nella Chiesa quelli che accusano di essere i nuovi crociati coloro che segnalano il problema…

D’altronde anche nel campo progressista della Chiesa di tanto in tanto si leva quale voce preoccupata. Non più tardi dell’11 settembre scorso il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, e uno dei porporati più ammirati dal Pontefice regnante, ha ammonito l’Europa perché rischia di perdere la sua “eredità cristiana” e ha ipotizzato il pericolo che nel suo futuro ci possa essere “una conquista islamica”.

Il cardinale, che certamente non può essere definito un jihadista cattolico, parlava nella cattedrale di Vienna, in occasione della festa che commemora la vittoria decisiva della coalizione cristiana sull’esercito dell’Impero ottomano nell’assedio della città nel 1683.

“In questo giorno, 333 anni fa, Vienna fu salvata”, ha detto. “Ci sarà adesso un terzo tentativo di una conquista islamica dell’Europa? Molti musulmani pensano così, e lo desiderano, e dicono: questa Europa è alla fine”.

Christoph Schönborn ha poi continuato: “Credo che dobbiamo chiedere per l’Europa quello che Mosè ha fatto, nella lettura di oggi, per il suo figlio più giovane: Signore, dacci un’altra possibilità! Non dimenticare che siamo il tuo popolo, come Mosè Gli ricorda: Essi sono il tuo popolo, li hai guidati tu fuori, li hai santificati, sono il tuo popolo”.

Ha poi concluso la sua omelia con parole certamente commoventi: “…abbi pietà dei tuoi eredi, abbi pietà del tuo popolo, dell’Europa che è sul punto di abbandonare la sua eredità cristiana! Abbi pietà di noi e innalzaci di nuovo, per la gloria del tuo nome e come una benedizione per il mondo”.

L’11 settembre 1683 il re polacco Giovanni Sobieski III, comandante supremo della coalizione, guidò una carica famosa di diciottomila uomini, gli “ussari alati” contro le linee turche, in quella che è considerata da alcuni la più grande carica di cavalleria della storia. La vittoria della coalizione sugli assedianti turchi da parte di polacchi, austriaci, bavaresi, sassoni veneziani e altri segnò la fine dell’espansione dell’Impero ottomano verso occidente. Sobieski, prima della battaglia, affidò il suo regno alla Madonna di Czestochowa.

E ci sono voci pessimiste anche in Francia. Nell’arco di quaranta anni, in base alle tendenze demografiche attuali, la popolazione originaria in Francia e in altri Paesi d’Europa diminuirà in maniera così consistente che si avrà una maggioranza musulmana. È la conclusione – naturalmente passibile di dibattito e di dissenso, come sempre in questi casi di proiezioni a lungo termine – di uno studioso ed economista francese, Charles Gave, che l’ha pubblicata sul sito del suo think tank, Libertés. Gave parla di una graduale “sparizione delle popolazioni europee”, a fronte di un robusto tasso di nascite dei musulmani. Secondo lo studioso “La grande, immensa notizia dei prossimi trenta o quaranta anni sarà così la sparizione delle popolazioni europee, i cui antenati hanno creato il mondo moderno. E con queste popolazioni spariranno le diverse e complementari nazioni europee che hanno permesso l’immenso successo del vecchio continente per almeno cinque secoli”.