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IL PREMIER è IN CRISI

Conte, ora si fa dura: addio Covid, addio consenso

Il Covid è stata la fortuna di Conte: tutti gli altri problemi sono andati in secondo piano o dimenticati, così lui ha potuto godere di indici popolari favorevoli. Ma ora la crisi da combattere è diventata economica e la sua debolezza culturale e politica lo sta travolgendo: con Iva e Recovery plan inizia la sua fase discendente. 

Politica 03_07_2020

A guardare i sondaggi fino a dieci giorni fa, le cose per Conte andavano a gonfie vele. Mai nessun premier, qualcuno diceva, ha avuto indici popolari così favorevoli, e c’era chi gli attribuiva oltre il 60% dei consensi personali. Vivessimo in tempi normali, Conte potrebbe dormire tra due guanciali. E per tempi normali intendo quelli in cui il presidente del Consiglio è il capo di una coalizione molto o ‘abbastanza’ coesa, che ha vinto le elezioni e governa, così che i sondaggi favorevoli si riverberano anche sui partiti alleati, e tutti son felici e contenti.

Ma sappiamo che così non è, Conte è un premier per caso, saltato fuori dal nulla per fare da cuscinetto tra CinqueStelle e Lega nel primo anno di legislatura, e poi confermato dopo il ribaltone CinqueStelle-PD per mancanza di alternative. Oggi la sua permanenza a Palazzo Chigi è garantita solo dal terrore dei quattro partiti di maggioranza, perchè se salta il governo si va dritti a elezioni e vince il centrodestra. Ma in realtà Conte controlla e governa quasi nulla, e quel poco che fa scontenta ora una parte ora l’altra della sua improbabile maggioranza. 

Conte è stato forte nei consensi durante il periodo più duro della pandemia, perchè tutti capivano che era obbligatoria la compattezza. A esser cinici possiamo dire che il coronavirus è stata la sua fortuna: tutti gli altri problemi sono andati in secondo piano o dimenticati, Conte si è impossessato del ruolo di comunicatore unico e per due mesi gli italiani son rimasti appesi alle sue labbra perchè il virus è stata l’unica, terribile preoccupazione. Ma ora che la crisi da combattere è diventata quella economica, le differenze tra i suoi sostenitori nonchè la sua debolezza culturale e politica, che diventa debolezza nel guidare l’azione di governo e proporre mediazioni valide, lo stanno travolgendo. Vi ricordate la sua proposta di abbassare l’Iva, unica proposta concreta, pomposamente lanciata al termine delle passerelle di Villa Pamphilj?  Scomparsa dai radar dopo due giorni perchè non si era valutato che è troppo cara e rende troppo poco. Avete presente quello che impropriamente viene chiamato ‘condono’, uno dei capisaldi del capitolo semplificazioni strenuamente difeso dal presidente del Consiglio, e non del tutto a torto? Scomparso anche questo, Conte ha perso la battaglia coi suoi partiti.

Avete presente soprattutto il MES, il prestito europeo a tasso zero che porterebbe 37 miliardi alle casse italiane con la sola condizione di utilizzare i fondi per la sanità, cioè per l’urgenza più grande che oggi abbiamo? Qui siamo letteralmente alla farsa: Conte vorrebbe avere quei soldi, e così il PD e Iv, e per di più una parte dell’opposizione, Forza Italia, dà man forte. Ma il premier è terrorizzato dal no di una parte (una parte sola, si badi) dei Cinque Stelle, e non riesce ad esercitare alcuna moral suasion su quel pezzo del gruppo grillino. 

Risultato: l’Italia ha già perso diversi mesi, perchè finchè i fondi non arrivano è difficile progettare un rafforzamento serio del sistema sanitario, che è fondamentale e urgente anche in vista di un possibile ritorno del virus in autunno. E il premier è andato due volte al Consiglio europeo senza il voto di indirizzo delle Camere, obbligatorio per legge, per paura che il Parlamento gli bocciasse il Mes. Ma tutto questo indebolisce lui e indebolisce l’Italia di fronte ai partner europei.  Merkel ha già fatto capire che sta perdendo la  pazienza, tutti gli altri leader cominciano a pensare che se l’Italia è incerta su un aiuto non condizionato e immediato di 37 miliardi, perchè loro dovrebbero largheggiare nel riparto del Ricovery Fund da destinare al nostro paese?  Perché aiutare gli italiani che fan sempre i furbi? perchè fidarsi di un premier che dimostra di non avere in mano la sua maggioranza?

Il vostro Romano Osservatore rischia di suonare ancora una volta una nota a voi conosciuta, ma non è colpa sua. La situazione è molto seria. Abbiamo già scritto che molti degli stanziamenti destinati a varie categorie, dagli artigiani ai professionisti ai cassaintegrati, non erano arrivati nelle tasche degli aventi diritto, e negli ultimi quindici giorni la situazione è migliorata di poco. Purtroppo l’autunno si avvicina, quando la cassa integrazione finirà e i licenziamenti non saranno più proibiti per legge. Sempre Conte ha promesso che a settembre presenterà il Recovery plan italiano. Speriamo che non sia troppo tardi, perchè i piani di ripartenza, dopo averli presentati, bisogna anche attuarli. I tre mesi da qui a settembre, oltre che a progettare, bisognerebbe un pò usarli anche per fare.