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IL BELLO DELLA SCUOLA/36

Cosa aspettarsi dalla prima prova scritta e come prepararsi

I tre scritti dell'esame di Stato, nuove sfide e vecchie contraddizioni. Negli ultimi anni, le tracce sono state molto lontane dalle realtà che devono affrontare i diciottenni e diciannovenni di oggi e più vicine alla sensibilità di un adulto. Statisticamente, nell'ultimo ventennio, Pascoli e D'Annunzio sono stati i grandi esclusi dai temi letterari.

Cultura 01_03_2020
Tema di maturità

Il nuovo Esame di Stato prevede tre tipologie scritte: l’analisi di testo (A), l’analisi e produzione di un testo argomentativo (B), la riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità (C).

La tipologia A offre due possibilità a partire da testi che vanno dall’Unità d’Italia ai giorni nostri: possono essere brani in prosa o componimenti poetici (l’anno scorso sono stati offerti all’attenzione degli studenti la poesia Risvegli di G. Ungaretti e Il giorno della civetta di L. Sciascia). 

La tipologia B (introdotta l’anno scorso dal Ministero a sostituzione dell’articolo di giornale e saggio breve) sottopone agli studenti tre possibilità diverse (di carattere storico o scientifico o economico o ancora sociale, ecc.): ad una prima parte di comprensione segue poi una seconda di produzione. Il ministro della pubblica istruzione ha garantito che verrà sottoposta una traccia storica agli studenti. Ciò significa – dal momento che non è stata introdotta una tipologia di testo (un’ipotetica D) che una delle proposte della tipologia B riguarderà un argomento storico. Nulla di nuovo sotto il sole, mi vien da dire scomodando il libro dell’Ecclesiaste, perché anche l’anno scorso molte tracce concernevano argomenti storici: la polemica sull’eliminazione del tema storico ebbe come conseguenza una sovrabbondanza di tracce di natura storica (le proposte di analisi di testo, una tipologia B, due delle proposte C). In particolare, una traccia della tipologia B proponeva un brano tratto dall’introduzione di Corrado Stajano al saggio La cultura italiana del Novecento che si apriva ad una riflessione sul Novecento nel suo complesso e più in particolare sull’insicurezza e sullo sconcerto che dominano la vita delle donne e degli uomini.

La tipologia C, argomentazione su temi di attualità, ha offerto nell’anno scolastico scorso proposte molto lontane dalla sensibilità e dalla conoscenza degli studenti. La prima riguardava un testo tratto dal discorso del prefetto Luigi Viana per le celebrazioni del trentennale dell’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. A partire dal brano il candidato avrebbe dovuto riflettere sui valori richiamati dal discorso e sull’importanza della lotta alle mafie e a tutte le illegalità. La seconda proposta invitava a soffermarsi sul rapporto tra sport, storia e società a partire dalla storia stupenda e commovente di Gino Bartali, campione di ciclismo che ha ottenuto il titolo di «Giusto tra le Nazioni» per aver salvato molti Ebrei durante gli allenamenti nella Seconda Guerra Mondiale.

Queste due tracce non hanno davvero intercettato le esigenze e le domande di studenti di diciannove anni (nonostante i proclami dell’intero scorso anno scolastico e le belle tracce proposte durante le simulazioni di Esame di stato svoltesi durante l’anno), sottoponendo temi di attualità che sembravano concepiti più  per un adulto che per il mondo giovanile. Appare evidente che, considerate le tracce proposte l’anno scorso, ma anche precedentemente, il modo migliore per prepararsi alla prima prova scritta è studiare bene la letteratura ed esercitarsi sui testi del Novecento. Infatti, negli ultimi vent’anni tutte le analisi di testo, anche quelle che riguardavano autori non studiati a scuola con l’insegnante, erano affrontabili da studenti che avessero studiato bene la storia letteraria dell’Ottocento e del Novecento. Le prove fornivano in poche righe una breve presentazione dello scrittore corredata da domande che richiedevano una comprensione del testo e una capacità di analisi a prescindere da una precedente conoscenza della poesia o del passo in prosa. Le domande di approfondimento e di inquadramento dell’autore offrivano, nella maggior parte dei casi, la doppia opzione di affrontare poetica o testi dello scrittore oppure di argomentare la tematica presente nella poesia o nel brano attraverso un percorso di autori che l’abbiano affrontata.

Potremmo chiederci: è davvero fondamentale la conoscenza di un autore per sostenere la prova così come viene preparata dal ministero? Le tradizionali norme di retorica direbbero di sì. Rem tene verba sequentur sosteneva Catone il Censore: «possiedi gli argomenti, le parole verranno di conseguenza». Se lo studente dovesse scrivere un articolo di giornale o un tema su un poeta dovrebbe senza dubbio conoscere bene l’autore. In questo caso, però, si tratta di rispondere ad alcune domande su un testo che è fornito.

Eccovi un esempio che può in un certo senso tranquillizzare gli studenti e trasmettere meglio le richieste. Prima prova di Esame di stato, anno scolastico 2009-2010: la tipologia A propose la «Prefazione» di La ricerca delle radici. Antologia personale. Credo che nessuno studente avesse letto il saggio, sconosciuto per lo più alla maggior parte degli insegnanti. La maggior parte dei ragazzi avevano letto qualche anno prima Se questo è un uomo. Eppure, chiunque poteva affrontare la prova: le domande di analisi e di comprensione riguardavano esclusivamente il brano, mentre l’approfondimento era relativo alla ricostruzione da parte dello studente di una biblioteca personale costituita da quelle opere che erano state fondamentali nella formazione e nella crescita.

Offro qui di seguito una breve indagine statistica degli autori che sono stati sottoposti all’attenzione degli studenti nell’ultimo ventennio. La selezione del Ministero è stata davvero ridotta, indice di poca fantasia e di una sottovalutazione del patrimonio letterario del Novecento italiano. Ecco i numeri. Sono stati proposti: quattro volte Ungaretti, tre volte Montale, due volte il Paradiso e Quasimodo, una volta Saba, Pavese, Pirandello, Levi, Svevo, Magris, Eco, Caproni, Calvino, Bassani, Sciascia. La selezione ha riguardato soltanto il Novecento. Vi sono dei grandi esclusi del secolo (Pascoli e D’Annunzio su tutti) con una riduzione e scarnificazione della letteratura italiana del Novecento. Sono esclusi scrittori importanti, solo per annoverarne qualcuno: Guido Gozzano, Ada Negri, Dino Buzzati, Federico Tozzi, Angelo Gatti, Giuseppe Tomasi de Lampedusa, Giovannino Guareschi, Pier Paolo Pasolini, Clemente Rebora, Carlo Emilio Gadda, Carlo Betocchi, Giovanni Testori, Mario Luzi, Alda Merini, Andrea Zanzotto e Grazia Deledda.   

Perché D’Annunzio e Pascoli non sono mai stati proposti per l’analisi di testo? Non certo ragioni artistiche possono motivare questa illustre esclusione, casomai motivazioni moralistiche o ideologiche. Per caso, il peso di Saba o di Bassani o di Sciascia o Caproni nella nostra storia letteraria e della cultura può essere paragonato a quello di d’Annunzio o di Pascoli? 

Nelle prossime settimane proporremo l’incontro con i maggiori letterati da Verga ad oggi: scopriremo gli aspetti essenziali della figura, della poetica e dell’opera di romanzieri e poeti ed offriremo una esercitazione con cui il ragazzo (e anche l’adulto)  possa verificare la propria comprensione e mettere in atto la sensibilità poetica.