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STORIE DI VITA

Cristina, quando la speranza è appesa a un filo

Trentotto anni di vita, trentotto anni di problemi e drammi, un bambino piccolo e uno in arrivo, un altro problema. Le pressioni di amici e conoscenti la spingono all'aborto, ma inconsciamente cerca un appiglio per evitarlo. E il miracolo si avvera.

Editoriali 08_03_2014
Gravidanza

«Mi stanno telefonando da Roma perché hanno incontrato una signora prenotata per interrompere la sua gravidanza, il prossimo giovedì. Poiché deve venire a Milano ci chiedono di darle un appuntamento». Elena mi sta interpellando dalla nostra segreteria e si aspetta un orario da poter comunicare a Roma.
Così incontro Cristina, gli occhi pieni di lacrime. Dire che la sua sia una storia drammatica e confusa allo stesso tempo, è poco. 

«Ho trentotto anni e sono stati trentotto anni di cose negative. Anche ora che sono incinta di nove settimane, tutti i miei familiari e il padre del bambino che aspetto, mi spingono ad abortire. Sono prenotata per giovedì». Cristina è nata da due genitori diciassettenni che si sono sposati per il suo arrivo. Il matrimonio è durato circa due anni e poi la mamma con la sua piccola, si è trasferita a casa dei nonni.

«Siamo rimaste con loro fino ai miei dieci anni. La mamma non ha mai avuto la sua libertà di donna e di madre, tanto che, appena è riuscita a essere minimamente autonoma, siamo andate ad abitare per conto nostro. Più che una madre, era per me l’amica. Mi sentivo colpevole di esistere perché la vedevo costretta a occuparsi di me. Ho desiderato tanto che incontrasse un altro uomo per rifarsi una vita».

Cristina compie i diciotto anni e con la maggiore età decide di essere indipendente. Cominciano le sue storie sentimentali contorte, a volte superficiali, sempre comunque sbagliate. Si trasferisce a Roma e incontra una delle persone importanti della sua vita sentimentale, persona che poi sposerà. Anche la madre intreccia una relazione sentimentale che la porterà a costruirsi una nuova famiglia. Quest’uomo a Cristina non piace, forse ne è gelosa.

Di nuovo si trasferisce, in un paese sopra Roma che presto le andrà troppo stretto. In questo periodo, da sposata, ha un aborto spontaneo: ne parla con tono di rimpianto e di malinconia dolce. Eccola di nuovo in città, a Roma, dove presto trova lavoro.

«Non ho mai fatto fatica a trovare lavoro. Non ho voluto continuare gli studi, fermandomi alla terza turistico, e, quindi, le mie occupazioni sono sempre state come barista, panettiera… Lavorare mi piace e mi ci dedico con impegno».

Incontra, a questo punto, quello che, forse, è stato il grande amore della sua vita e nasce Alessandro. La coppia, però, non funziona bene. Non si sente stimata, pensata, accolta per quello che è. Cristina, nella vita a due, vuole essere in posizione di preminenza, forse per la paura di essere messa da parte come tante volte è capitato.

Dopo la nascita di Alessandro, resta con il padre di questo bambino fino a due-tre anni fa. Con i suoi risparmi, può dare un anticipo per l’acquisto di una casa che pagherà accendendo un mutuo. Ora la mamma è rimasta nuovamente sola, vive in Riviera, e lei trascorre le estati al mare portandovi Alessandro.

Siamo quasi all’oggi: al mare conosce Luca con il quale inizia un’amicizia che presto diventa importante. «Ci incontravamo anche solo per una giornata, vivendo così lontani. A Pasqua dell’anno scorso mi ha presentato alla sua famiglia e abbiamo cominciato a pensare di poter costruire una vita insieme. Dopo l’estate scorsa, mi sono trasferita da lui, vicino a Milano, in un piccolo monolocale».

«E Alessandro?»
«Alessandro è rimasto dalla mia mamma. Frequenta lì la scuola materna, ora è all’ultimo anno, e io ho trovato lavoro con un contratto da prima a settimana, poi di mese in mese.  La prossima scadenza è per il 9 marzo. Se, però, portassi avanti la gravidanza, di certo non mi verrebbe rinnovato il contratto. Pare che in questa vita contino solo i soldi!  Io devo versare metà dell’affitto perché Luca ha anche lui un bambino per cui deve pagare il mantenimento».

Mentre Cristina parla, mi gira quasi la testa per la fatica di seguire il racconto della sua vita. Date, luoghi, situazioni, legami, tutto sempre diverso, quasi provvisorio.
«Ora tutti mi dicono di andare ad abortire, mi considerano un disastro ma la cosa più grave è che mio figlio non sta con me. Non vedo nessun’altra via d’uscita».

Siamo arrivati allo snodo cruciale! Che ne sarà della vita del piccolo bimbo? I miei pensieri si rincorrono alla velocità della luce: Cristina non ha nessuna caratteristica per essere aiutata dagli enti pubblici e, da poco, ho saputo che in Consiglio Regionale stanno bloccando il famoso Fondo Nasko. Ciò comporterà per noi, un grande impiego delle risorse che non abbiamo, per poter continuare ad aiutare le donne. 

Poi, dal momento che sono esperta di salti mortali, dico: «Cristina, sbaglio o tutto il problema sta nel fatto che lei deve contribuire all’affitto per circa 300 euro?»

Mi guarda come se non capisse. «Sì – conferma come in modo interrogativo – devo assolutamente pagare la mia parte di affitto!».
«Forse, in questo, potremmo aiutarla noi. La sua parte la sosterremo noi».
«Lei è molto gentile, ma io non ho la residenza a Milano e so che questo è indispensabile…»

Mi spiega tutto ciò come se non avessi tenuto conto dei vari problemi, forse mi trova un po’ ingenua.
«Guardi che conosco benissimo la prassi, ma ho deciso che, per la vita di un bambino, possiamo ancora fare questa piccola follia».
«Il mio cuore mi ha sempre detto che questo bambino è figlio mio, esattamente come Alessandro, per il quale darei la mia stessa vita. Ora arriva lei con il suo regalo…  Sono la donna più felice del mondo!»

Questa sera mi ha telefonato:
«Potrei farla parlare con Luca? Lui non riesce a credere a questo miracolo».