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Mediterraneo

Emergenza emigranti illegali. Cresce la tensione a Cipro

Anche nell’isola di Cipro la presenza di richiedenti asilo – 726 nuovi arrivi dall’inizio dell’anno – crea problemi sempre più seri di convivenza

Migrazioni 08_10_2020

Dall’inizio del 2020, 24.468 emigranti illegali sono arrivati via mare in Italia, 19.739 in Spagna e 12.824 in Grecia. A Malta ne sono sbarcati 2.200 e a Cipro 726: piccoli numeri, al confronto, ma sbaglia chi pensa che per questo in quei paesi l’emigrazione illegale susciti meno problemi e tensioni. A Cipro, ad esempio, a fronte di una costante diminuzione dei reati si rileva a partire dal 2013 un aumento dei crimini razziali. Uno degli episodi più gravi risale al 10 aprile scorso e vede come vittima Jamal Alhadzi, 24 anni, siriano, di fede islamica. Il ragazzo è stato rapito, condotto su una spiaggia isolata e ucciso. Dell’omicidio sono stati accusati 11 siriani e secondo la polizia si è trattato di una “questione di onore”. L’agenzia di stampa “The New Humanitarian” deplora che questo fatto sia stato presentato come l’ultimo e più grave esempio di comportamento antisociale da parte dei rifugiati; che, in particolare, i siriani e gli altri musulmani vengano per lo più descritti come appartenenti a una cultura fondamentalmente aliena, intrisa di violenza, e si concluda che ci sono scarse probabilità di poterli assimilare. In questo clima che l’agenzia definisce di “crescente xenofobia”, al quale contribuirebbe l’atteggiamento “delirante” dei mass media nei confronti degli questo episodi di violenza legati all’immigrazione, fanno eccezione le associazioni e le organizzazioni non governative che invece attribuiscono la responsabilità di tali crimini prima di tutto al governo che, secondo loro, non ha sostenuto gli sforzi per integrare i rifugiati. Kyriakos Pieridies, di Open Society, sostiene che le autorità cipriote non hanno adottato strategie di integrazione e questo ha portato a una crescente insofferenza verso gli immigrati, alimentata da discorsi di odio e da disinformazione. In secondo luogo la colpa sarebbe dell’Unione Europea che non ha adottato un sistema di condivisione dell’onere di ospitare i rifugiati.