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SCENARI

Europa povera, il declino è nella svendita all'Oriente

Un recente rapporto pubblicato in Spagna dalla Università IE di Madrid (Edoardo Campanella) spiega quanto l’Europa stia impoverendo. Perché? Ipotesi controcorrente: abbiamo perso ricchezza e peso perché abbiamo abbandonato il nostro modello di successo e trasferito ricchezza e potere in Oriente.

Economia 25_02_2018
Povertà in Italia

Un recente rapporto pubblicato in Spagna dalla Università IE di Madrid (Edoardo Campanella) spiega quanto l’Europa stia impoverendo. Nel 2016 un quarto della popolazione europea era a rischio povertà, più alto in paesi quali Italia, Spagna e Grecia, un po’ meno (intorno a un quinto della popolazione) in Germania e Francia.

In Italia, una decina di anni fa, avevamo circa 5 milioni di abitanti in difficoltà economiche. Negli ultimi 10 anni sono triplicati (particolarmente nelle regioni meridionali del paese). Forse basterebbero queste considerazioni per riflettere sulla bontà ed opportunità del fenomeno immigrazione? Forse basterebbero questi numeri per spiegare l’insistenza del Movimento 5 Stelle a promettere, prima delle elezioni, il reddito di cittadinanza? E Berlusconi quello di dignità? Vorrei proporre ai lettori della NBQ una riflessione che contrasta chiaramente con le opinioni diffuse durante questo pontificato, sia sul concetto di povertà, di diseguaglianza e di immigrazione.

Comincio ricordando che in un’area economica dove c’è diseguaglianza nella ripartizione della ricchezza, i meno fortunati sono sempre sostenuti (grazie a modelli di ridistribuzione ricchezza: con tasse, salari minimi, ecc.) affinché possano vivere decentemente. Al contrario, in un area dove c’è povertà strutturale, no. Lì, come si dice, “muoiono di fame”. Cosa è preferibile? Ora proseguo con una breve lectio su cosa è la ricchezza, povertà e quali sono le loro origini. Ogni epoca storica ha avuto un suo pensiero economico: dopo il 1500 (epoca delle grandi scoperte) il pensiero mercantilista attribuiva la ricchezza di una nazione alle risorse (materie prime) di cui disponeva; successivamente il pensiero fisiocratico ritrovò la ricchezza nella terra e nell’agricoltura; finché nel 1776, il grande economista Adam Smith scoprì che la ricchezza (vedi suo libro La Ricchezza delle Nazioni) dipendeva dal lavoro produttivo e questo discendeva dalla creatività ed intelligenza degli operatori economici. La lezione implicita è perciò che la ricchezza di un paese non è legata alla diponibilità di materie prime, alla sua posizione geografica e altro, bensì all’ingegno degli abitanti.

La formula di successo dell’Occidente è stata far crescere  il numero di abitanti facendo così crescere (statisticamente) il numero di persone di genio, mentre facevano anche  crescere il Pil  grazie allo sviluppo naturale. Questo mondo occidentale è ora divenuto povero per sua scelta (influenzata da dottrine gnostiche, naturalmente, che hanno concorso a corrompere i valori morali), smettendo di fare figli e pertanto frenando la crescita e, statisticamente, il numero di creature geniali. Sostituendo detto modello con consumismo esasperato e delocalizzazione, producendo invecchiamento, deindustrializzazione, povertà della nazione, e tante altre conseguenze (politiche, sociali, culturali, morali…). Ma giustificando in tal modo anche il processo di immigrazione insensata, forzate e pianificata, che conseguentemente lascia pensare i meno ingenui che questa fosse l’obiettivo intermedio.

Vero obiettivo finale è invece fondere popoli e razze al fine di realizzare il sogno gnostico di rifare la Creazione e la creatura. Prima grazie al passaggio intermedio di  creazione di un meticciato culturale e razziale, poi realizzare il necessario sincretismo religioso. Infine interventi di genetica, grazie alla scienza disponibile. Ma c’è anche qualche altro particolare di cui tener conto. Il processo di immigrazione (soprattutto da paesi africani e di religione musulmana) serve anche a fronteggiare un problema imprevisto: la naturale invasione asiatica cinese. Questa è stata conseguenza naturale della delocalizzazione in Asia delle produzioni per reimportarle a basso costo. Questo processo non solo ha prodotto deindustrializzazione dell’Occidente (con conseguente crollo occupazionale), ma l’industrializzazione dell’oriente che ha permesso di generare ricchezza enorme, con la quale stanno comprandosi l’Occidente.

Il consumismo esasperato dell’Occidente (e la delocalizzazione in oriente) ha poi prodotto anche super-domanda di energia, arricchendo smisuratamente i paesi produttori di petrolio. Un po’ perché il petrolio potrebbe esaurirsi, un po’ perché gli importatori di petrolio hanno adottato politiche sostitutive ed alternative (energia solare…), un po’ perché si è investito in risparmio energetico, i paesi produttori di petrolio, che non hanno mai investito nei loro paesi, con la loro ricchezza disponibile oggi (ma non sostenibile domani) si comperano i “palazzi” in Occidente. Comprando palazzi non ci si deve sforzare troppo per creare valore, ma solo per riscuotere affitti… 

Questo fenomeno, di trasferimento in Oriente di ricchezza e potere, conseguente alla mala concezione e gestione del processo di globalizzazione, era diventato una delle maggiori preoccupazioni di Papa Benedetto XVI. Una delle sue idee strategiche infatti era la conversione della Cina, non il compromesso con la Cina, dove il governo deve governare anche la Chiesa. Ma anche questo è un altro nostro rischio, dovuto alla perdita di Benedetto XVI, il Grande.