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CALCIO

Europei 2016, il campionato più grigio del secolo

Conclusi gli Europei 2016 con la vittoria del Portogallo, è tempo di fare un bilancio. Troppe partite, previsioni mai azzeccate, un tabellone sbilanciato (ma non è colpa di nessuno) e tanti eroi che nessuno si filava, come la nazionale islandese, il Galles e Fernando Santos, il vincitore del campionato che nessuno conosceva.  

Sport 11_07_2016
Portogallo 2016

È stato un Europeo bruttino, più grigio dei pantaloni della tuta indossati dal 40enne portiere ungherese Gábor Király. Il Portogallo festeggia, e fa bene. Gli appassionati di calcio – che pure non si aspettavano chissà quale spettacolo – un po' meno.

Tante partite (troppe?)

Per la prima volta, la fase finale degli Europei si è aperta a 24 squadre, otto in più delle precedenti edizioni, dal 1996 a questa parte. Questo ha permesso a parecchie nazioni di festeggiare qualificazioni storiche (più l'asticella si abbassa, più era inevitabile), ma francamente lo spettacolo non è stato dei migliori. Certo, dal punto di vista di chi gestisce i diritti televisivi, meglio vendere un pacchetto con 51 partite che uno di 31. Attendiamoci campionati del mondo a cento squadre, di questo passo.

Previsioni mai azzeccate

Alla vigilia dell'Europeo, un sito di informazione sportiva ha pubblicato i pronostici di cento giornalisti sportivi. Quanti hanno dato il Portogallo come vincente? Zero. Ma non era facile. Qualcuno è riuscito in combinazioni non semplici. Un esempio: vince il Belgio (eliminato agli ottavi), Italia in semifinale (quarti di finale), squadra rivelazione l'Austria (perché, ha giocato?), capocannoniere Rashford (chi???). Per non dire di quanti avevano celebrato Muller, Lewandowski o Vardy, protagonisti annunciati e mai entrati in scena. Ma non è per fare i maestrini: avremmo sbagliato anche noi, e di parecchio. Appurato dei pronostici disastrosi, ci si è lanciati in stuzzicanti chiavi di lettura. Il più gettonato: è stato l'Europeo dei tabù sfatati. L'Italia che batte la Spagna (dopo averle prese nelle ultime due edizioni), la Germania che sconfigge la sua bestia nera, cioè noi; la Francia sulla Germania e per finire, un po' come andando “Alla fiera dell'Est”, il Portogallo campione. Tabù sfatati? Andatelo a dire al campioncino francese dell'Atletico Madrid, Antoine Griezmann. Dietro a Cristiano Ronaldo in campionato (ok, ha comunque vinto il Barcellona), sconfitto da Cristiano Ronaldo nella finale di Champions League. Ma per fortuna c'è stato l'Europeo per sfatare il tabù. Anzi no.

Povero tabellone

Tutti a prendersela con il tabellone: le più forti da una parte, le più scarse – almeno sulla carta – dall'altra. Ma non è colpa di nessuno se la Spagna e l'Inghilterra sono arrivate seconde nel proprio girone, in fin dei conti le regole – almeno quelle – erano chiare. Cartellino giallo invece per chi si è dato la carica dicendo che “dobbiamo essere contenti, perché l'Italia contro le grandi squadre gioca meglio”, citando le nostre eliminazioni ai mondiali del 2010 e 2014, in gironi certamente non insuperabili (Paraguay, Slovacchia, Nuova Zelanda; Costa Rica, Inghilterra, Uruguay). Detto questo, nei mondiali del “po-popopopopoo-po” di dieci anni fa, non ci ha fatto schifo avere l'Australia agli ottavi (e un rigorino a favore che si poteva anche non dare, ma va bene così) e l'Ucraina al turno successivo, sbriciolata 3-0. Il Portogallo ha vinto gli Europei avendo avuto nel girone Ungheria, Islanda e Austria (e senza vincere neppure una volta), e finendo poi in una parte di tabellone relativamente abbordabile. Il Portogallo del 2004, quello che a casa propria perse la finale contro la Grecia, era sì infarcito di campioni (Cristiano Ronaldo giocava titolare, e già mostrava di saperci fare, ma in più c'erano fuoriclasse come Deco, Rui Costa, Ricardo Carvalho, Figo), ma aveva dovuto superare Inghilterra e Olanda. Insomma, il tabellone conta eccome.

Gli eroi silenziosi

Fernando Santos, chi era costui? In un Europeo nel quale poche stelle sono brillate (e il Portogallo ha fatto a meno di Cristiano Ronaldo per quasi tutta la finale) ecco emergere piccoli eroi silenziosi. Soldatino Giaccherini, che contro il Belgio ha stoppato un pallone – prima di piazzarlo sul secondo palo – e se l'avesse fatto un fuoriclasse chissà per quanto ne avremmo parlato. Come sempre, quelli che urlano fanno più. E oggi, in assenza di Cristiano, si celebra il suo connazionale e compagno al Real Madrid, il difensore Pepe, che a dirla tutta si è fatto ubriacare in area da Gignac, rischiando pure di travolgerlo: l'attaccante francese (che gioca nel Tigres, in Messico) ha centrato il palo e la storia è cambiata. Viva i piccoli eroi, invece: Islanda e Galles che battono Inghilterra e Belgio. E viva Fernando Santos, l'allenatore del Portogallo, che a pelle sembra darsi meno arie di Mourinho. La Grecia rivelazione del 2004 vinse l'Europeo con al timone il tedesco Otto Rehaggel; il Bayern Monaco l'ultima Champions l'ha alzata grazie a Jupp Heynckes, poi sostituito da Guardiola che non ha ripetuto l'impresa. Urlano poco, però esistono anche loro.

Nino, ora basta

Caro Nino, ogni volta che qualcuno sbaglia un calcio di rigore – e succede spesso – vieni tirato in mezzo. Manco ne avessi ciccati duecento, o tre nella stessa partita come l'argentino Martin Palermo contro la Colombia, nel 1999. Non è da questi particolari che si giudica un giocatore, siamo d'accordo. Però spiegalo bene: tu avevi una fifa bestia e le gambe di mozzarella, quando andavi a raccogliere il pallone per posarlo sul dischetto. Non ti mettevi a spernacchiare gli avversari. E poi, secondo me, quella volta hai pure fatto gol.