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ASSOLOMBARDA

"Fateci ripartire", il pressing degli imprenditori lombardi

Nonostante sia la regione più colpita dall'epidemia, la Lombardia si presenta ancora come la locomotiva d'Italia, per iniziativa e produttività. Ma la mancanza di riforme e l'azione frenante di un governo che litiga su tutto (e non si decide neppure sul Mes) stanno generando molto malcontento fra gli imprenditori, come testimonia l'ultima assemblea annuale di Assolombarda

Economia 13_10_2020
Il palazzo della Regione Lombardia

Nonostante sia stata la regione italiana più colpita dalla pandemia, la Lombardia rimane il motore dell’economia italiana. Lo confermano i numeri, lo testimonia il dinamismo della sua classe imprenditoriale, che anche ieri ha tuonato contro la  politica inconcludente e incapace di prendere decisioni chiare e lungimiranti e in particolare contro il governo, accusato di non far seguire ai proclami roboanti le realizzazioni necessarie.

All’aeroporto di Linate, location d’eccezione viste le norme anti-Covid, si è svolta ieri l’assemblea annuale di Assolombarda, associazione guidata da Alessandro Spada, che mesi fa è subentrato a Carlo Bonomi, eletto in modo plebiscitario presidente di Confindustria. Ieri c’erano entrambi, l’uno accanto all’altro, per simboleggiare il legame indissolubile tra il primato lombardo e la speranza nazionale di una risalita che non può più attendere, nonostante il prolungarsi dell’allarme per il Covid-19. In prima fila anche il Presidente della Regione, Attilio Fontana e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, concordi su un punto imprescindibile: Milano, la Lombardia e l’Italia hanno vissuto la più grande recessione degli ultimi decenni e non possono permettersi un altro lockdown, che riporterebbe le lancette dell’orologio al secondo dopoguerra, facendo crollare tutti gli indicatori economici. Anche il Commissario europeo, Paolo Gentiloni, in collegamento da Bruxelles, ha sottolineato che i governi devono fare di più e che la ripresa sta rallentando in modo preoccupante.

Dunque, la convivenza con il virus non dev’essere in alcun modo passiva ma energica e fattiva. "Ognuno di noi – ha ribadito Bonomi - deve fare ancora più di prima. Noi non facciamo polemiche, non muoviamo critiche, noi facciamo proposte e chiediamo riforme". Già, le riforme, snodo fondamentale per la ripresa e il rilancio del Paese. Ma chi deve farle? Un governo che litiga su tutto e che ancora tentenna nel chiedere i soldi del Mes? Un governo che per ora ha puntato su annunci e promesse, ma senza dimostrare di avere una visione chiara e coerente di cosa fare per uscire da questa drammatica situazione? Reddito di cittadinanza e Quota 100 rappresentano solo una fuga dalla realtà e finiscono per scaricare sulle nuove generazioni il peso di una crisi di portata storica (oltre 10 punti in meno di Pil quest’anno) e di un debito pubblico in crescita incontrollata.

Dall’assemblea Assolombarda è partito in primo luogo un coro unanime: "Si prendano subito i soldi del Mes, che ci vengono prestati a lunga scadenza e con condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato. Occorrono anzitutto per fronteggiare l’emergenza pandemica e puntellare il sistema sanitario". In secondo luogo, si smetta di litigare e il governo, esorta Spada, coinvolga le opposizioni (come peraltro da tempo chiede il leader della Lega, Matteo  Salvini) nella definizione delle scelte di spesa delle somme previste dal Recovery Fund. Quelle risorse dovranno soprattutto essere impiegate per fare le riforme strutturali del mercato del lavoro attese da anni e che possono rinnovare profondamente la pubblica amministrazione abbattendo gli ostacoli burocratici. "Occorre trasformare l’Italia in un Paese normale – ha ringhiato Bonomi - in grado di funzionare senza commissari straordinari" e nel quale "il modello Genova sia la normalità", ha auspicato Spada.

Quest’ultimo ha insistito molto sulla necessità di ripartire dai territori, valorizzandone le potenzialità, come lascia intendere anche il titolo dell’assemblea Assolombarda di ieri (“Qui ogni impresa è possibile”). Milano e la Lombardia, in questo senso, si candidano ad ambìti traguardi: "Con l’avvio di Human Technopole, con la candidatura di Milano al Tribunale Unificato dei Brevetti che abbiamo fortemente voluto, con la candidatura di Milano e Bergamo per ospitare il vertice globale della salute dell’anno prossimo, questo territorio sarà protagonista della crescente competizione internazionale sulle scienze della vita. Nel lavoro di collaborazione europea sulla sanità, che speriamo sia accompagnato da un impegno finanziario più forte rispetto a quello uscito il 21 luglio dal Consiglio, la Presidente von der Leyen ha annunciato l’istituzione di un’Agenzia Europea per la Ricerca e lo Sviluppo avanzato biomedico. È un’altra partita che vogliamo giocare perché abbiamo tutte le carte in regola per poterla vincere".

Secondo il Presidente di Assolombarda, a livello nazionale invece il costo del “non fare” è il conto più pesante che rischiamo di pagare. "La capacità di esecuzione è il primo fattore di credibilità di un Paeseha detto - Ai progetti devono seguire tempi certi di attuazione e verifica dei risultati. La non concretezza è il più grande limite italiano. Pensiamo alle opere pubbliche ancora da realizzare o da completare per colmare quei deficit di natura economica, logistica e ambientale che ci separano dal resto dell’Europa". Dagli industriali milanesi parte quindi un monito forte alla politica: non perdere altro tempo, prendere decisioni coraggiose in economia, attrezzarsi per fronteggiare questi mesi di incertezza senza commettere l’errore di scaricare sulle imprese e le famiglie le incertezze dei virologi e le incapacità della politica centralista e assistenzialista portata sin qui avanti dal governo.