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IL DIBATTITO SULLE TASSE

Flat o progressiva? Purché la famiglia sia al centro

Flat tax o progressivo? I due sistemi di tassazione potrebbero trovare un giusto punto incontro, a patto che si metta al centro la Famiglia. Sarebbe sufficiente alzare l’asticella del reddito imponibile rispetto a quella attualmente ipotizzata a 50.000 euro fino a 65.000 euro.

Editoriali 09_06_2019

Flat tax e Famiglia. Si può affermare, con dispiacere, che il fisco italiano non abbia (quasi mai) privilegiato le famiglie con figli. È da intendersi nel senso di fare partecipare all’obbligazione tributaria della Famiglia fiscale tutti i componenti della stessa, a prescindere dalla produzione o meno di reddito da parte dei singoli. Questo ha comportato che ogni soggetto d’imposta fosse solo ed unico soggetto passivo verso il fisco.

Due coniugi, produttori di reddito, ma con un nutrito numero di figliolanza non possono trarre un eventuale vantaggio da ciò che in molti paesi dell’Unione si identifica con il cosiddetto quoziente familiare. Tale metodo, peraltro, non è ignoto nella giurisprudenza della Corte Costituzionale la quale con due datate Sentenze del 1976 e del 1983, con le classiche Raccomandazioni al legislatore, mai colte da queste, ebbe a segnalare l’opportunità di offrire ai coniugi «sistemi alternativi di tassazione personale, quali quello del quoziente familiare, dello splitting, del cumulo facoltativo, accolti in alcune legislazioni straniere».

La possibilità di scegliere o di far scegliere alla famiglia quale possa essere il regime migliore per essa si pone in perfetta sintonia con l’art. 31 della Costituzione, norma quest’ultima che ha come prospettiva il favor familiae. E si badi bene che questa diposizione proviene da un iter costituzionale di vasta concordanza politica, prescindendo da quali siano state le idee delle componenti politiche dell’epoca.

Dunque, è lontano nel tempo che si deve tornare se si vuole fondare una vera riforma fiscale a favore delle famiglie. Come auspicava la Consulta, il quoziente familiare è un modo per ridurre il carico impositivo sulla prima cellula dei consociati. In pratica, posto che il sistema fiscale è improntato sulla progressività ovvero “più si dichiara e più si paga”, la possibilità di abbassare il reddito imponibile su cui poi applicare le varie aliquote crescenti si sarebbe concretizzata riducendo attraverso delle percentuali in diminuzione (a seconda del numero dei componenti familiari) il citato reddito.

Un esempio può far comprendere la semplicità di questa tipologia. Il reddito di un padre con coniuge a carico, senza figli, avrà una percentuale di riduzione; questa riduzione, in via progressiva – se si vuole dare osservanza all’art. 53 della Costituzione -, se vi sono due figli o tre si avrà in misura maggiore, per la presenza di questi ultimi.

In Francia, ma pure in Germania, questa struttura fiscale ha vantaggi considerevoli che se comparati con il nostro paese domestico, sembra quasi un altro pianeta. Nel paese oltre-Alpi, un padre che dichiara un reddito di € 130.000, con coniuge e ben quattro figli, arriva a pagare imposte personali a poco più di € 9.000 circa. Non c’è bisogno di scomodare il Testo Unico delle Imposte sui Redditi per rendersi conto che quel risultato non si raggiunge da noi.

Però, oggi, il clima pare mutato, per tante ragioni, e probabilmente facendo uso della flat tax ci si potrebbe avvicinare ad una imposizione sulla famiglia assai alleggerita. Dall’inglese “piatto”, l’imposta che il governo in carica pensa di introdurre dovrebbe dirigersi verso una unica aliquota, quella del 15% sul reddito imponibile.

In pratica, si dismette il canale progressivo e si utilizza quello cosiddetto secco. Quindi, redditi diversi l’uno dall’altro ma con aliquota unica e senza scaglioni. I detrattori della flat tax pensano ad una macroscopica violazione di principi costituzionali; i fans, invece, della tassa piatta ritengono che tale novità fiscale aiuti lo sviluppo economico.

Le due opinioni, a dire il vero, potrebbero trovare un giusto punto di incontro, a patto che si metta al centro la Famiglia. Sarebbe sufficiente – e questo mi pare il minimo – alzare l’asticella del reddito imponibile rispetto alla attualmente ipotizzata soglia di € 50.000, fino ad € 65.000.

Indi, individuare quello che la Consulta definisce come favor familiae un numero di componenti della famiglia per i quali il limite possa avvicinarsi alla soglia fatidica dei 100.000 €. Così facendo potremo dire che anche da questo punto di vista ci siamo allineati all’Unione Europea.

Oltre la cifra suddetta, torna il criterio progressivo. In conclusione, si può dichiarare che in questo modo la Flat tax può andare incontro veramente alle esigenze della Famiglia. 

*Giudice tributario