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PARTITE IVA IN ANSIA

Flat tax, pressing sul governo per evitare un'ingiustizia

Dopo aver cancellato l'unica novità fiscale 2019, la flat tax per 500mila dipendenti e pensionati, e fatto emergere l'evasione, il Governo è costretto a correre ai ripari: lo dice lo Statuto del contribuente. E una platea trasversale di deputati, con in testa la Lega, sta dando battaglia. 

Economia 20_01_2020
Il ministro dell'Economia Gualtieri

E’ stata la misura fiscale più innovativa del 2019: permettere a chi ha un reddito da lavoro dipendente di poter svolgere una seconda attività con una tassazione agevolata. Una flat tax al 5 o al 15% sotto i 65mila euro di reddito. Ha funzionato perché nel solo 2019 in tanti, lavoratori e pensionati, hanno aperto la partita iva agevolata, il nero è emerso e per la prima volta sembrava andare tutto nella direzione della semplificazione e dell’aiuto al contribuente avvantaggiando contemporaneamente le casse dello Stato.

Dal 1 gennaio di quest’anno tutto questo è cancellato. Il Governo nella manovra licenziata a dicembre  ha escluso proprio questa categoria. Il motivo? Favorisce l’evasione. Una follia, perché semmai è il contrario. Ma il governo giallorosso è andato avanti come un carro armato. In questo modo, una platea di 500mila lavoratori e pensionati ora rischia di chiudere la partita iva appena aperta e tornare al nero oppure sobbarcarsi l’onere di entrare nel regime ordinario delle partite iva. E questo vuol dire costi, pensieri e tasse in più.

Qualcosa però si sta muovendo.

Il deputato leghista Alberto Gusmeroli è un commercialista prestato alla politica e può essere considerato, con Garavaglia e Bitonci, uno dei padri della Flat tax dell’anno scorso, che ha rappresentato anche un importante segnale di svolta politica. I beneficiari infatti non sono tanti, ma col provvedimento dell’anno scorso si è dimostrato che è possibile pagare le tasse, lavorare e non doversi sentire in colpa nei confronti dello Stato.

Ebbene. Gusmeroli, vicepresidente della Commissione Finanze, che è protagonista in questi giorni di una piccola grande battaglia di libertà: convincere il governo Conte 2 che la Flat tax forfettaria sotto i 65mila euro approvata dal governo Conte 1 è non solo utile a Stato e contribuente, ma è anche un errore cancellarla.

Con lui ci sono anche altri deputati dell’attuale maggioranza, sono deputati Cinque Stelle, e il deputato di Forza Italia Andrea Mandelli. Ma anche tributaristi ed esperti fiscali come Gianluca Timpone.

Quest’ultimo ha scoperto che, formalmente, l’eliminazione di questo regime fiscale non è lecita. Lo statuto del contribuente parla chiaro: «I provvedimenti ostativi alla flat tax per i pensionati e i lavoratori dipendenti con un reddito superiore ai 30 mila potranno entrare in vigore solo dal 2021, dal momento che le modifiche normative al regime forfettario 2020 sono state approvate con un intervallo di tempo rispetto alla loro entrata in vigore inferiore ai 60 giorni».

Va detto che lo Statuto del Contribuente è quanto di più sia stato calpestato negli anni. Però le osservazioni di Timpone, di cui diversi parlamentari si stanno facendo carico, devono ottenere una risposta ragionevole e motivata da parte del governo e dell’Agenzia delle Entrate.

Giovedì al question time Gusmeroli si è fatto carico proprio di questa richiesta: «Avete detto – si è rivolto al Sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa - andiamo a colpire l’evasione, ma vi siete accorti che qui ci sono dipendenti e pensionati che superano i 30mila lordi i quali torneranno nel sommerso?».

Le possibilità tecniche sono quelle di agganciarsi ad una circolare per prorogare di un anno l’entrata in vigore del sistema per chi aveva quote di partecipazioni in società. «Io mi auguro che il Governo tenga in considerazione sia questa circolare», ha detto alla Nuova Bussola Quotidiana. «Mi auguro che cogliate questa richiesta che arriva dal territorio, ma anche dal Movimento 5 stelle, che l’anno scorso nel Conte 1 ha contribuito ad inserirla e che ora la toglie».

Il nodo non sembra nemmeno di legittimità, dato che o Statuto dei contribuenti parla chiaro. Ma di copertura economica.

Il governo ora si chiede con quali risorse sostituire i milioni inseriti in manovra derivanti da un regime che però, diventando peggiorativo, non potrà garantire alcuna certezza di introito. «E’ un falso problema – aggiunge Gusmeroli – dato che il governo ha sempre detto a parole che avrebbe escluso i pensionati da questa stretta, ma di fatto, scrivendo in manovra “redditi da lavoro dipendente e assimilati”, i pensionati invece sono inclusi. Quindi almeno la loro parte non dovrebbe arrivare».

Ci sono speranze? Gusmeroli ha chiesto di inserire la modifica, che proroga di un anno la stretta sul regime forfettario sotto i 30mila da lavoro dipendente o – meglio ancora -, la cancellazione tout court di una misura dannosa – nel prossimo decreto milleproroghe che andrà in aula il 27 gennaio: «Faremo un emendamento ad hoc che preveda la cancellazione. Il Vice ministro Misiani ha detto che ci rifletterà. Ma non si tratta di riflettere, si tratta semmai di guardare a che cosa è più conveniente per lo Stato e il contribuente».  

Quel che è interessante notare è che l’unica misura innovativa sensata introdotta da un governo è stata tolta da quello successivo senza alcun motivo che fosse sensato. E pure senza avere nemmeno tutte le carte in regola per farlo. Però il governo si è preso del tempo per riflettere, nel frattempo in tanti aspetteranno di capire se il 2020 sarà un anno da incubo o no.