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L’INTERVISTA

«Fulton Sheen e la bioetica, un connubio vivificante»

«Sessualità e coniugalità si intrecciano inscindibilmente nell’identità universale di essere figli». «Post-modernità e ideologia progressista hanno reso obsoleta la virtù del dominio di sé, dell’attesa e della valorizzazione del piacere sessuale associata al suo significato autentico, che risiede nel concetto di unione sponsale». Intervista a Giulia Bovassi, autrice di Guida bioetica per terrestri, in cui affronta la rivoluzione antropologica con un compagno d’eccezione: Fulton Sheen.

Vita e bioetica 22_03_2020

Lo stravolgimento antropologico che avanza a velocità inarrestabile e insostenibile implica una risposta che deve passare inevitabilmente per i fondamenti di verità calpestati. Se si vuole comprendere in modo non superficiale il danno provocato dall’ideologia del gender, dell’aborto, dell’utero in affitto o del cyber-sex, è importante andare a riscoprire la bellezza della complementarità maschile/femminile, che passa per il dominio di sé, che nobilita l’essere umano, distinguendolo dall’animale e che implica anche uno dei grandi tabù moderni: la castità.

Ne abbiamo parlato con Giulia Bovassi, 28 anni, ricercatrice presso la cattedra Unesco di bioetica dell’Università Anahuac di Città del Messico. Il suo ultimo saggio, Guida bioetica per terrestri (Berica Editrice) traccia il filo rosso per queste riflessioni, sotto la guida di un compagno di strada d’eccezione: il venerabile Fulton J. Sheen.

Professoressa Bovassi, Guida bioetica per terrestri è un nuovo manuale ad uso accademico o un testo di carattere divulgativo? A quale tipologia di pubblico è indirizzato?
Il testo è pensato particolarmente per non addetti ai lavori, ma ciò non toglie che sia di piena fruizione accademica, essendo strutturato con metodologia scientifica. Il contenuto è di grande utilità per chiunque abbia voglia di coltivare il proprio bagaglio culturale in ambito etico e antropologico, approfondendo l’ambito della bioetica di inizio vita, a partire dalla teologia del corpo e della morale sessuale. In tal senso è sicuramente uno strumento-guida privilegiato per tutti coloro che si trovano impegnati nella pastorale familiare, nella formazione, per fidanzati e non, operatori sanitari, giuristi, educatori, famiglie, ecc. In definitiva è una lettura per ogni essere umano, creatura amata.

Sulla scia dell’insegnamento carismatico del venerabile Fulton J. Sheen, il suo saggio assume come punto di partenza della riflessione la vita coniugale: l’amore uomo-donna è dunque la cartina di tornasole per la comprensione di ogni questione bioetica (dall’aborto all’utero in affitto, dal gender alla procreazione artificiale)?
Identità e limite sono il perno sul quale ruota la mia riflessione in vari dilemmi bioetici e anche qui si rivela il punto di partenza per cogliere come maschile e femminile, proprio in virtù dell’alterità che li caratterizza, siano capaci di uscire da sé per donarsi all’altro nel progetto familiare che è, per natura, la culla della vita. Questo però deve necessariamente procedere in concomitanza con un approfondimento etico-antropologico sulla condizione umana, fragile e perfettibile. Bioetica di inizio vita, sessualità e coniugalità si intrecciano inscindibilmente nell’identità universale di essere figli. Ciò impone un ritorno all’atto d’amore originario che ci ha chiamati alla vita e, di conseguenza, al compito di custodirla come primo e fondamentale diritto umano. Fulton Sheen è una personalità emergente, amante della Verità, ma il connubio con la bioetica risulta pressoché inesplorato: per me scoprirlo è stato vivificante.

La castità e la non-convivenza prematrimonali sono argomenti raramente al centro del dibattito bioetico, venendo spesso relegati a questioni confessionali: il suo saggio, invece, li affronta in modo sistematico. Indipendentemente da considerazioni legate al magistero cattolico, che cosa conferisce un valore universale e laico a questi principi?
Sostengo un valore laico e universale perché sono stati convertiti in maniera del tutto indebita in tabù oscurantisti e “bigotti”: post-modernità e ideologia progressista hanno reso obsoleta la virtù del dominio di sé, dell’attesa e della valorizzazione del piacere sessuale associata al suo significato autentico, che risiede nel concetto di unione sponsale. Oggigiorno il piacere viene inseguito con ingordigia e individualismo: ciò ha provocato un preoccupante accrescimento di rapporti sessuali dispotici, in cui l’altro viene utilizzato come oggetto di godimento. Viceversa, castità e continenza, anziché essere privativi, funzionano nella valorizzazione di rispetto, intimità, pudore e custodia reciproca: luoghi in cui il piacere si scopre. Sulla convivenza vale un concetto fondamentale: amare è scegliere per l’unicità.

Un mese fa lei ha tenuto audizione alla Camera dei Deputati sul Ddl omofobia. Dietro quest’ansia di stravolgere i principi antropologici legati alle leggi di natura, ritiene ci sia una mancata comprensione del vero amore sponsale (fatto di sacrificio, donazione reciproca, complementarità, procreazione)?
L’ideologia del “vietato vietare” ha distorto anzitutto il concetto di libertà agendo sulla corporeità come un involucro privo di appartenenza integrale con tutta la persona, confondendo l’esercizio genitale con la sessualità. L’angoscia generata dal consumo edonistico non trova mai soddisfazione piena, perciò ha bisogno di continue, nuove liberazioni e, prima fra tutte, quella dall’identità genetica e biologica; viceversa l’amore sponsale prescrive una complementarità tra uomo e donna, come incontro tra due identità consapevolmente differenti. Il dirupo verso cui siamo spinti gradualmente nega (come nel caso del Ddl Zan) la stessa libertà di essere liberi, proponendo, mediante psico-reato e introduzione di un principio di disuguaglianza sociale, di perseguire penalmente la coscienza. In discussione alla Camera non è il dovere, giusto e incontestabile, di punire chiunque leda la dignità di un essere umano, il cui rispetto è da tutelarsi indipendentemente dalle scelte personali compiute, bensì, la possibilità per alcuni di dissentire su tali scelte. L’uomo “vorrebbe” la possibilità di essere ogni giorno chi si sente di essere, dimenticando però che deve fare i conti con ciò che, per natura, egli non può non essere.

Nel saggio lei accenna al fenomeno del cyber-sex e dei sex-robot: rispetto all’ideologia gender è uno step successivo nel processo di scardinamento dell’amore coniugale vero e integrale?
Cyber-sex e sex-robot sono l’esito consequenziale al processo di normalizzazione sociale. Se il piacere egotistico pone la pulsione sessuale come principio determinante di un aleatorio e narcisistico “sentimento amoroso”, ne consegue che minori sono le implicazioni relazionali meglio è per scardinare ogni vincolo con responsabilità e sacrificio. Questi fenomeni esasperano l’isolamento sessuale e la sua perversione (già ampiamente radicati con la pornografia) in cui si monetizza l’idea che l’uomo, alla pari dell’animale, sia servo dell’istinto. Di certo, simile economia umana agisce in antagonismo alla sua sostenibilità, alla quale possiamo ottemperare solo restaurando lo sforzo etico, antropologico e spirituale verso la Verità sull’uomo.