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OMOSESSUALISMO

Gay palestinesi trovano asilo. In Italia, ovvio

Il Tribunale di Roma riconosce la «particolarità» di due «omosessuali visibili in un contesto di guerra e occupazione militare». Che lingua è?

Attualità 27_07_2011
Queers for Palestine

 

Due (anzi, una coppia di) omosessuali palestinesi hanno ottenuto lo status di rifugiati in Italia, il bengodi dell’accoglienza. Dice l’Ansa (26 luglio 2011) che il Tribunale di Roma, «dopo numerose udienze», ha riconosciuto la «particolarità» del caso di due «omosessuali visibili in un contesto di guerra e occupazione militare». I due, attraverso la Germania, avevano cercato di raggiungere il Nord Europa. Nel 2005. Però, «bloccati», erano stati «dirottati su Verona». Qui avevano fatto la loro prima richiesta di asilo politico. Richiesta respinta. Ma non avevano demorso e, finalmente, ce l’hanno fatta. La cosa è riferita dal Circolo Pink di Verona e da Antagonismo Gay di Bologna. Fin qui la notizia. Ma diverse domande sorgono spontanee.

Anzitutto, chi e perché li ha «bloccati» mentre erano diretti, presumibilmente, verso i paradisi scandinavi o danesi o olandesi o belgi? Forse perché i tribunali tedeschi non sono molto convinti che in Palestina ci sia una situazione di «guerra e occupazione militare»? In effetti, questi sono termini che usano Hamas e i critici verso Israele. Ma che sono stati fatti propri dal tribunale di Roma, pur dopo qualche titubanza (dal 2005 a oggi corrono infatti sei lunghi anni). Così, il cerino acceso è rimasto in mano all’Italia, la quale, adesso, dovrà vedersela con due fronti: uno è Israele, Paese amico e nel quale si son recati in pellegrinaggio, con tanto di kippah, in testa, due esponenti agli antipodi come Fini e Bersani; l’altro è il movimento gay, influentissimo.

Una coppia di omosessuali (che, si suppone, data la loro "visibilità", conviventi more uxorio) fugge dall’"occupazione" israeliana, epperò non trova asilo in Europa, bensì, dopo peripezie, in Italia. Qualcuno, bene informato, deve aver suggerito loro di "dirottarsi" su Verona, dove plausibilmente avrebbero ricevuto migliore accoglienza. Dunque, che sia l’Italia il colabrodo della Ue è universalmente noto. E adesso? Forse il soccorso rosa «dirotterà» ulteriormente la coppia palestinese verso Milano, dove il nuovo sindaco Pisapia istituirà (se non l’ha già fatto) un registro delle unioni civili e la locale chiesa valdese ha già "regolarizzato" una coppia omosex. In quest’ultimo caso ci sarebbe la complicazione di dover convertirsi al cristianesimo (i valdesi sono infatti cristiani) e i due palestinesi sono verosimilmente musulmani. Ed ecco il terzo intoppo: l’apostasia, che l’islam, com’è noto, giudica molto severamente (così come l’omosessualità). Boh, fatti loro. In ogni caso, chi li ha consigliati di venire in Italia ha dato un buon consiglio. Questo è il Paese dove tutto si aggiusta e a tutto si ovvia. Insciallà, paisa'!