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Giornalismo e politica, il fariseismo di Mentana

Il direttore del Tg La7 se la prende con il suo collega Toti perché, andando a ricoprire un incarico in Forza Italia, provocherebbe una commistione politica-informazione. E allora perché non ha detto nulla su Lerner, Gruber, Santoro...

Editoriali 19_01_2014
Giovanni Toti, direttore Tg4

Fa sorridere l'ultima sortita di Enrico Mentana a proposito di Giovanni Toti, direttore di due tg Mediaset (Tg4 e Studio Aperto) e in predicato di entrare in politica. Il ruolo che Berlusconi intende affidargli è ancora indefinito. Pare che i "falchi" di Forza Italia si siano opposti in maniera perentoria alla nomina di Toti come coordinatore unico. Ciò non impediraà però al Cavaliere di coinvolgerlo con un incarico di peso (Portavoce? Responsabile comunicazione?), al fine di svecchiare l'apparato di partito, di attrarre forze fresche e di recuperare alcuni esponenti del nuovo centrodestra, magari lo stesso Alfano.

Mentana ha accusato Toti di commistione politica-informazione, denunciando l'anomalia di un direttore di due testate giornalistiche televisive nazionali che fa anche politica. Anzitutto Toti, in caso di discesa nell'agone politico (la nomina nel partito preluderebbe a una sua candidatura alla Camera o al Senato), si dimetterebbe da ogni incarico giornalistico. Ma poi, a proposito di Mentana, è proprio il caso di dirlo,da quale pulpito...  

Proprio lui che, utilizzando la poltrona di direttore che ricopre, ha sparato a zero contro l'Ordine dei giornalisti, organismo custode dei principi deontologici di esclusività professionale e correttezza nei confronti del pubblico. Proprio lui che non ha mai criticato o avanzato un dubbio legittimo per qualsiasi giornalista convertitosi alla politica e al politichese, da Gad Lerner, che si vanta in pubblico e in privato di possedere una delle prime tessere del Pd, a Lilli Gruber e Michele Santoro, che dopo aver fatto i parlamentari europei nelle file della sinistra sono rientrati nella stessa tv, La 7, dove Mentana dirige il tg. E che dire di Mineo, Mucchetti, Ruotolo, tutti diventati parlamentari e,guarda caso, nella "precedente vita", megafoni acritici di una sinistra che ha sempre usato il sindacato, la scuola, l'università, la cultura e l'informazione come strumenti di controllo del potere.

Quanti dei giornalisti succitati sono stati corretti in passato nel separare in modo trasparente e leale il loro impegno giornalistico dalle scelte ideologiche e politiche? E lo stesso Mentana, che credibilità può avere agli occhi dell'elettorato neutrale, considerato che ha più volte manifestato le sue simpatie per la sinistra e, nell'ultimo periodo, anche per Renzi? Parte della verità l'ha detta Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera: «L’attacco rivolto a Toti è davvero scandaloso e gratuito, privo di alcuna motivazione sensata se non teso ad attaccare un collega di cui Mentana conosce le capacità e che teme possa davvero dare fastidio alla sinistra di cui il bravo direttore, piazzato a suo tempo dal Psi al Tg2, è tanto amico. Perché non bisogna dimenticare i tantissimi anni in cui Enrico ha lavorato al Tg5, e la lauta buonuscita ricevuta quando se ne è andato».

Il resto della verità Brunetta non può dirlo e cioè che anche nel campo giornalistico berlusconiano i confini tra informazione e partigianeria appaiono sfumati o inesistenti, con direttori che addirittura partecipano alle riunioni con il loro leader politico per concordare le strategie mediatiche. Non proprio un esempio di esclusività professionale (cioè di giornalismo all'esclusivo servizio della verità e del pubblico) né di onestà intellettuale. A destra come a sinistra il giornalismo propone modelli desolanti. Cronisti e opinionisti indossano l'elmetto, si schierano apertamente pro o contro Renzi, pro o contro Berlusconi e ,come nel caso di Santoro o Gruber e,magari molto presto anche di Minzolini,con il meccanismo delle cosiddette "porte girevoli", entrano ed escono dalla politica con disinvoltura, credendo di poter proseguire in altre forme e con altri mezzi - quelli giornalistici - la loro militanza e la loro appartenenza a un'area politica,spesso prodiga nei loro confronti di prebende o di incarichi di direzione.

Mentana ha dunque scoperto l'acqua calda e mostra una faziosità e un astio nei confronti di Toti francamente deplorevoli. Prima di occuparsi del direttore Mediaset, che per ora sta solo valutando se fare un passo verso la politica, il direttore Chicco si preoccupi di chi nel giornalismo, soprattutto nella sua area di riferimento culturale e politica, ha dimostrato scarsa credibilità agli occhi dell'opinione pubblica e un'assenza di sensibilità deontologica nei comportamenti professionali.

Per i giornalisti così come per i magistrati sarebbe opportuno stabilire dei divieti di rientro nei rispettivi ambiti professionali una volta conclusa un'esperienza di impegno politico. I giornalisti devono servire la verità, i magistrati la giustizia. Se hanno già dichiarato in pubblico da che parte stanno, come faranno ad assicurare neutralità e imparzialità?