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CONGRESSO

I dem Usa dicono no a legge per fermare l’infanticidio

La senatrice democratica Patty Murray si è opposta all’approvazione di un disegno di legge richiedente l'unanimità e promosso dai repubblicani che avrebbe rafforzato le protezioni per i neonati sopravvissuti a un aborto. La modifica normativa è necessaria alla luce della recente legge approvata nello Stato di New York e delle dichiarazioni shock del governatore democratico della Virginia, Ralph Northam, favorevole all’infanticidio.

Vita e bioetica 06_02_2019

I democratici statunitensi sono ormai diretti verso la legalizzazione dell’infanticidio. Non solo stanno facendo passi in tal senso nei singoli Stati, come abbiamo già raccontato su questo quotidiano, bensì anche a livello federale, per il momento bloccando un disegno di legge dei repubblicani che avrebbe rafforzato le protezioni per i neonati sopravvissuti a un tentativo di aborto. Lunedì 4 febbraio la senatrice democratica Patty Murray, parlando in rappresentanza dei suoi colleghi di partito, si è opposta in Senato all’approvazione di un atto presentato nel solco della procedura accelerata del consenso unanime e il cui titolo è Born-alive abortion survivors protection Act.

La Murray, come riferisce Life Site News, ha motivato la sua opposizione alla norma pro vita sostenendo che esistono già leggi contro l’infanticidio e si è scagliata contro di essa parlando di «una grave distorsione del linguaggio reale» da parte di chi ha ideato il disegno di legge. Mere acrobazie verbali, perché è proprio la fazione di cui la Murray fa parte a distorcere pesantemente il linguaggio per dipingere il nascituro come “qualcosa” di diverso da una vita umana, non ammettere il delitto che si compie nei suoi confronti con la soppressione nel grembo e ora non ammetterlo nemmeno dopo la nascita. Rispondendo al pretesto addotto dalla Murray, la senatrice repubblicana Joni Ernst ha commentato giustamente che il Senato americano «non sa più condannare all’unanimità l’omicidio».

La misura proposta dal Partito repubblicano non è certo una formalità: si è resa infatti necessaria dopo che lo Stato di New York ha approvato la legge che consente l’aborto fino alla nascita, eliminando pure l’obbligo di assistere medicalmente i bambini che sopravvivono a una procedura abortiva, e dopo i tentativi in corso di approvare leggi simili in altri Stati (Rhode Island, Vermont, Virginia), tentativi culminati nelle dichiarazioni shock del governatore democratico della Virginia, Ralph Northam. Quest’ultimo ha infatti spiegato tranquillamente davanti a un microfono che per una madre sarà lecito, nel caso dovesse mai passare il disegno di legge proposto dai dem, chiedere di non rianimare il suo bambino nato vivo dopo un aborto fallito o desiderato, qualora il piccolo presenti gravi malformazioni o non sia ancora capace di vivere autonomamente fuori dal grembo. Senza camuffamento linguistico, se neghi l’assistenza medica a un neonato si chiama infanticidio.

È appunto questa nuova deriva, logica conseguenza della cultura abortista, che i promotori del Born-alive abortion survivors protection Act vorrebbero evitare. Il disegno di legge, nella sua introduzione, afferma infatti di voler «proibire che un operatore sanitario manchi di esercitare il dovuto grado di assistenza nel caso di un bambino che sopravvive a un aborto o a un tentato aborto». La proposta normativa definisce inoltre l’infante nato vivo dopo un aborto fallito «una persona legale per tutti gli scopi sotto le leggi degli Stati Uniti, e avente diritto a tutte le protezioni di tali leggi»: il perché sia divenuta necessaria questa specificazione sul neonato come «persona legale» va rintracciato nella mentalità sottostante alla nuova legge dello Stato di New York (ricordiamo che era da quasi 13 anni che gli abortisti cercavano di farla passare) che stravolge le definizioni stesse di «persona» e «omicidio», non considerando esplicitamente persona né il nascituro né, in modo più implicito e sofisticato (attraverso l’abrogazione della sezione 4164 della Public Health Law che appunto obbligava ad assistere il neonato; vedi anche l’approfondimento fatto da Gabriele Marconi sulla Croce), il già nato dopo un fallito aborto, per il quale diviene lecita l’eutanasia omissiva, che al di là degli eufemismi è sempre infanticidio.

Per effetto di questo disegno di legge, che intende rafforzare il Born-alive infants protection Act (BAIPA), chi dovesse compiere intenzionalmente un atto diretto a uccidere il bambino nato vivo dopo un tentato aborto o mancasse di prestargli assistenza medica verrebbe nel primo caso accusato di omicidio o tentato omicidio e nel secondo imprigionato fino a un massimo di cinque anni.

Visto che la Murray ha fatto naufragare sul nascere l’auspicata unanimità su questa misura a protezione dei già nati, il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell, dovrà decidere se andare al voto per appello nominale. Il punto è che anche qualora dovesse passare al Senato, il disegno di legge - vista l’aria sempre più radicale che soffia in casa democratica - verrà probabilmente bloccato alla Camera, dove i dem godono della maggioranza. Certo è che questa spinta verso l’infanticidio legale testimonia come le cose siano cambiate, in peggio, nel giro di pochi anni. Sempre Life Site fa notare che il BAIPA era stato approvato nel 2002 con i voti sia dei repubblicani che dei democratici, mentre nel 2015 solo 5 democratici alla Camera avevano sostenuto una misura molto simile e con la stessa denominazione dell’attuale Born-alive abortion survivors protection Act, a cui l’allora presidente Barack Obama si era opposto dicendo che avrebbe avuto un «effetto agghiacciante» sull’«accesso all’assistenza».

È perciò a ragione che Ben Sasse, il primo firmatario dell’odierno disegno di legge pro life, ha ricordato ai colleghi senatori come la lobby abortista sia passata in breve tempo dalla propaganda sull’aborto «sicuro, legale e raro» alla situazione attuale. «Adesso stiamo parlando sul mantenere il bambino a proprio agio», ha detto Sasse riferendosi con amara ironia alle parole del governatore della Virginia, «mentre i dottori hanno un dibattito circa l’infanticidio». E aggiunto: «O voi siete per i bambini, o state difendendo l’infanticidio». Non ci sono vie di mezzo.