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IMMIGRAZIONE

Il falso mito dell'integrazione felice in Sicilia

La televisione pubblica britannica dedica un servizio all'integrazione degli Africani in Sicilia, in particolare nel quartiere di Ballarò di Palermo, con il suo famoso mercato. Ma dietro a colori, danze e volti nuovi, quel che il reporter della BBC non vede è la crescita della mafia nigeriana, la violenza, l'illegalità dell'immigrazione. Palermo è al centro di un esperimento sociale, in gran parte fallito.

Editoriali 17_12_2020
Leoluca Orlando a una manifestazione contro il Decreto Sicurezza

Dall’inizio del 2020 al 14 dicembre sono arrivati in Italia via mare 32.917 emigranti irregolari, il triplo che nel 2019. Ben 26.692 sono sbarcati in Sicilia, in gran parte a Lampedusa, mettendo in serie difficoltà amministratori e popolazione. Soprattutto durante l’estate i continui sbarchi hanno causato un’emergenza denunciata ripetutamente dal governatore della regione, Nello Musumeci, che alla fine ad agosto ha ordinato lo sgombero di tutti gli hotspot e i centri di accoglienza dell’isola: “la Sicilia non può continuare a subire questa invasione di migranti – dichiarava il 22 agosto – il governo nazionale ha deciso, malgrado i nostri appelli, di non attuare i decreti vigenti e di non chiudere i porti, come invece ha fatto lo scorso anno con il decreto interministeriale Interno-Difesa-Trasporti. C'è una colpevole sottovalutazione del fenomeno senza precedenti. E non capiscono quanto stia crescendo la tensione".

I mass media riportano ogni giorno notizie che confermano quanto sia in effetti grave la situazione. La più recente riguarda la fuga nel pomeriggio del 14 dicembre di numerosi emigranti ospiti del centro di accoglienza di Villa Sikania, nell’agrigentino. Avevano inscenato una protesta, poi in molti hanno scavalcato le inferiate e si sono riversati per la strada. Decine di agenti in tenuta antisommossa, chiamati dai responsabili della struttura, sono riusciti a fermarne una parte, ma almeno una ventina sono riusciti a fuggire. Qualche giorno prima , l’8 dicembre, il sindaco di Lampedusa Totò Martello si è rivolto al presidente del consiglio Conte e al governatore Musumeci per chiedere che dichiarino lo stato di calamità a causa delle imbarcazioni usate dagli emigranti e che non sono mai state rimosse dal porto. A ogni mareggiata creano danni gravi all’ambiente e alle infrastrutture portuali perché affondano del tutto o in parte, vanno alla deriva e disperdono in mare rottami inquinanti e carburante.   

Ignaro di quanto succede nell’isola, un giornalista “esperto in migrazioni”, Ismail Einashe, ha scritto un reportage che la Bbc ha pubblicato domenica 13 dicembre: per combinazione il giorno dopo che a Catania si è svolta l’udienza del processo che vede imputato il leader della Lega Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per aver ritardato lo sbarco degli emigranti irregolari della nave Gregoretti nel 2019.

Il reportage corredato da un servizio fotografico si intitola: “Come la Sicilia ispira ballate d’amore e nuove star africane” e racconta come la Sicilia sta cambiando grazie agli immigrati africani. Migliaia di giovani africani provenienti soprattutto da paesi dell’Africa occidentale come la Nigeria, il Gambia e il Senegal – spiega il giornalista – hanno scelto la Sicilia come loro nuova casa: in particolare Palermo, “da sempre crogiuolo di culture” da tempo conosciuta e apprezzata per la sua ospitalità grazie al fatto di avere un sindaco, Leoluca Orlando, “pro-migranti”.

 “Nel corso degli anni – osserva il giornalista – ho visto quanto la cultura africana ha rimodellato la città, dai gusti musicali alla popolarità delle danze africane al cibo e persino alle acconciature dei giovani siciliani”. Segue la descrizione delle serate palermitane, animate da canti, tamburi e danze africani mentre nei bar si beve spritz, ma anche cocktails che sanno di mango, ibisco, ananas e zenzero, e nei ristoranti si servono i piatti della cucina siciliana e africana. In nessun quartiere di Palermo, prosegue, la presenza africana è più evidente che in quello di Ballarò, un tempo storico quartiere delle associazioni mafiose”. Nel suo noto mercato, “un angolo di Africa spunta dappertutto, dalle donne nigeriane che vendono soda, dolci e birra ai sarti senegalesi che confezionano indumenti di stile africano”.

Ismail Einashe, oltre alla propria esperienza, per documentarsi deve aver attinto a fonti italiane, ma in maniera molto selettiva, fidandosi di giornalisti come ad esempio Raffaella Cosentino che sul sito web Terre libere.org, ha pubblicato un articolo intitolato “Palermo. Ballarò più sicuro grazie agli africani” in cui sostiene che gli immigrati hanno “contribuito positivamente a restituire il centro storico alla città”; Carmine Fotia autore per L’Espresso di “Palermo, capitale dell’accoglienza: la grande lezione della Sicilia a tutta l’Italia”, secondo cui Ballarò “rivive” grazie agli immigrati che denunciano gli estorsori della mafia: “un modello alternativo”, lo definisce; Gianmauro Costa, che cita il “modello Riace” (quello del sindaco Mimmo Lucano) e plaude alla provvidenziale ottima influenza su Palermo degli immigrati; e ancora la scrittrice Evelina Santangelo secondo cui: “più che la Vucciria, in qualche modo santificata ma ingabbiata nell’irripetibile quadro di Guttuso, è Ballarò, nella sua tumultuosa vitalità, a rappresentare oggi meglio l’identità di Palermo”.

Se non ché Gianmauro Costa ha ambientato proprio a Ballarò il suo romanzo Mercato nero, la cui protagonista “è alle prese con Black Axe, la nuova mafia nigeriana”. Basta scorrere la cronaca palermitana, per capire come mai. Eiye, una costola di Black Axe, a Ballarò gestisce il racket di tratta, prostituzione e spaccio di stupefacenti. È uno dei motivi per cui nel quartiere gli episodi di violenza sono frequenti. Tra quelli recenti, uno dei più gravi ha coinvolto decine di persone a fine maggio: una maxi rissa tra italiani e africani per lo più del Gambia armati di coltelli, bastoni e cocci di bottiglia che ha richiesto l’intervento di decine di mezzi di carabinieri e polizia. “Ballarò sta morendo – commentava il blog palermitano Mobilita.org nei giorni successivi – l’esperimento di trasformare un quartiere difficile in un esempio di integrazione multi culturale e sociale rischia di trasformarlo invece in un  centro di prostituzione, spaccio e criminalità”.

È superfluo dire che mai neanche una volta nel servizio della Bbc si accenna a come sono arrivati in Italia gli stranieri che secondo tanta letteratura pro immigrazione ravvivano Palermo e la Sicilia combattendo la mafia e animando la vita di quartieri un tempo infrequentabili: presumibilmente sbarcati in Italia senza documenti e visti, trasportati da una organizzazione di trafficanti. È il caso del cantante nigeriano Chris Obehi, arrivato dalla Nigeria quando aveva 17 anni “dopo aver affrontato la pericolosa rotta che passa per la Libia”. Obehi, la Bbc racconta, canta con passione il suo amore per la sua nuova casa. Ma molte delle sue canzoni riflettono le difficoltà incontrate per raggiungere Palermo. In uno dei suoi più grandi successi canta la traversata del Mediterraneo: poche parole slegate e una sola frase ripetuta e gridata più e più volte: “Non siamo pesci, non siamo pesci dentro il mare, ma siamo umani”. Tanto amore per Palermo gli ha fatto vincere il premio Rosa Balistreri e Alberto Favara, il più prestigioso riconoscimento musicale siciliano.