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IL LIBRO

Il malessere per una Chiesa che idolatra l'accoglienza

Il capo redattore delle pagine culturali di “Valeurs actuelles” ha scritto un libro difficile e polemico, da cattolico: “Chiesa e immigrazione. Il grande malessere. Il papa e il suicidio della civiltà europea”. Perché vuole evitare “che non si possa dire che il giorno in cui gli europei avranno voluto salvare il loro continente dal suicidio abbiano trovato sul loro cammino un ostacolo insormontabile: la Chiesa cattolica”.

Ecclesia 02_03_2017

Laurent Dandrieu, capo redattore delle pagine culturali di “Valeurs actuelles” ha scritto un libro difficile e polemico. L’ha scritto da cristiano e da cattolico, e già dal titolo: “Chiesa e immigrazione. Il grande malessere. Il papa e il suicidio della civiltà europea” si capisce che non intende usare i guanti di velluto. Ma l’ha fatto per aprire un dibattito serrato all’interno del mondo cattolico “su un soggetto essenziale ma troppo spesso occultato da una falsa concezione dell’obbedienza e della lealtà”.  

Perché vuole evitare una possibilità reale: “Che non si possa dire che il giorno in cui gli europei avranno voluto salvare il loro continente dal suicidio abbiano trovato sul loro cammino un ostacolo insormontabile: la Chiesa cattolica”. Non solo quella, in verità, perché non poche delle storiche confessioni protestanti, per quanto in via di progressiva sparizione, da un punto di vista numerico, sono spesso sulla stessa lunghezza d’onda. Ma Dandrieu è cattolico e giustamente gli interessa la Chiesa di Roma; e pensa, e cerca di dimostrarlo con questo libro, a cui auguriamo una traduzione italiana, perché ovviamente l’argomento riguarda anche noi, e forse più di altri, che “questo universalismo che spinge l’amore dell’Altro fino al disprezzo dei propri, non è più conforme al vero spirito cattolico di quanto non lo sia alla natura umana”.

Non ci sono dubbi sul fatto che il Pontefice regnante abbia premuto, e tenga il piede premuto, sull’acceleratore dell’immigrazionismo, fino a che il tema ha assunto un tono ossessivo, nella sua predicazione. Tanto da far titolare così un capitolo: “Da Lepanto a Lesbo, la Chiesa in un'idolatria dell’accoglienza?”. Lepanto, ovviamente, è il ricordo della battaglia navale che fermò l’espansione ottomana e musulmana verso Occidente, evitando, insieme alla battagli di Vienna, che oggi ci rivolgiamo tutti alla Mecca, nelle nostre preghiere. Lesbo, invece, ricorda la visita compiuta dal Papa ai campi di immigranti.

Dandrieu afferma che è naturalmente più facile seguire le emozioni e situarsi nel campo di chi propugna la generosità senza condizioni. Ma vede, e denuncia, tutta una serie di menzogne e di ipocrisie, e scrive “che il discorso di un papa, quando tocca questioni così eminentemente politiche, non può senza una certa malafede fingere di tenersi a una dimensione puramente umanitaria e caritativa”, come se non ci fossero ricadute di tipo politico; e che questo appello “non può essere percepito dagli europei come una condanna almeno implicita, e spesso esplicita, di coloro che vogliono lottare, in nome della sopravvivenza dell’Europa, contro questa invasione migratoria”.

Dandrieu sottolinea che è irresponsabile fingere di credere che con un po’ di buona volontà si riuscirà a integrare nelle società europee un afflusso senza precedenti di migranti dalla cultura e religione diversa, quando “la realtà prova ogni giorno di più che abbiamo fallito nell’integrare le ondate precedenti di immigrazione”. Non ci si deve stupire allora che cresca l’incomprensione da vari mesi fra una gerarchia ecclesiale che sembra…abbandonata alla sola logica dell’accoglienza” e i fedeli a cui questa posizione spesso non sembra all’altezza della complessità del caso.

Un malessere crescente, secondo l’autore, fra una Chiesa che sembra affrontare il problema solo dal punto di vista dei migranti e i cattolici europei choccati dal fatto che la loro Chiesa, per una forma di preferenza per i lontani a scapito dei vicini, si disinteressi della loro sorte e di quella dei loro figli”.

Dandrieu rimprovera al Pontefice in questo senso “il ricorso a una retorica dell’emozione simile a quella di cui fa uso e abuso il sistema mediatico al servizio del pensiero dominante per meglio neutralizzare il pensiero critico”. Ma in particolare fa notare che nel discorso giustissimo di difesa dei popoli e delle culture indigene dell’America, dell’Asia e dell’Africa mancano gli europei “che con il ritardo ahimè sovente caratteristico delle analisi storiche della Chiesa, e la sua specificità sudamericana, sembra ancora considerare come popoli dominanti e oppressori”.

E’ la “strana islamofilia della Chiesa” che fra le altre cose preoccupa l’autore a cui sembra che troppi nella Chiesa non vedano il pericolo di un’invasione araba e musulmana che metterebbe in pericolo quel miracolo venuto da Atene e da Roma, e che è stato seminato fino a Parigi per far sbocciare la civiltà più irraggiante che la terra abbia conosciuto”. Ricorda che nell’insegnamento e nell’esperienza della Chiesa accoglienza, e difesa della Patria e dei valori dei popoli si sono sempre equilibrati, grazie alla saggezza e alla lungimiranza dei Pontefici: “La politica della Chiesa in materia di immigrazione non è sopportabile, perché mette i Paesi d’Europa in grave pericolo di essere sommersi e di perdita della loro identità culturale e religiosa”; e a partire da Tommaso d’Aquino, per giungere fino a S. Giovanni Paolo II è in contrasto con la tradizione del pensiero cattolico.

Un capitolo molto interessante è dedicato alla possibilità o meno di non essere d’accordo con il Pontefice e su quali argomenti, e in base alla loro formulazione. Fermo restando che l’infallibilità pontificia è limitata a un settore ben preciso, e tenendo presente che per un cattolico comunque sono dovuti al papa attenzione e rispetto, Dandrieu sottolinea che non poche volte decisioni e prese di posizione politiche dei pontefici si sono rivelate sbagliate, anche a scapito dei cattolici dei Paesi coinvolti. E che quindi anche in questo caso ci si può trovare di fronte a un errore di valutazione storica. Non solo per il continente: l’ultimo capitolo di questo libro si intitola: “Suicidio dell’Europa, suicidio della Chiesa: come il cattolicesimo si taglia via dalle popolazioni europee”.