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IL CASO IN UMBRIA

Il massone cerca voti nel partito che non t'aspetti

Tra i candidati di Fratelli d'Italia in Umbria c'è un massone già maestro venerabile di loggia. "Non è vietato" per il coordinatore Zaffini. Eppure il partito si richiama alle radici cristiane mentre i comizi della Meloni sono contro massonerie e poteri forti. "Non è un mistero", dice lui, Paul Dongmeza, alla Nuova BQ. Ma la domanda se il segretario ne sia al corrente resta sospesa e fa emergere l'interrogativo sul reclutamento nei partiti cresciuti rapidamente.  

Attualità 19_10_2019

Quando nel 2014 diventò il primo maestro venerabile di colore i giornali si accorsero di lui. Africano e massone, un binomio sancito da quei due aggettivi con i quali Paul Dongmeza, commercialista di Perugia, in Italia da 37 anni e perfettamente integrato, si presentò: “Sono camerunense, vengo da una cultura sincretica e iniziatica”, disse. Con queste credenziali entrare in Massoneria, precisamente nella Loggia “Tiberi” di Perugia, non fu difficile.

Oggi Dongmeza batterà un nuovo primato: essere il primo massone pubblicamente candidato in un partito. Che però è Fratelli d’Italia, compagine che ha fatto della propria distanza da Massoneria, consorterie lobbistiche più o meno occulte e poteri forti un imperativo della sua azione politica.

Che succede?

Siamo in Umbria, dove tra una settimana si andrà al voto per il rinnovo dell’assemblea regionale. E' qui, nella lista del partito di Giorgia Meloni che figura in terza posizione, il volto sorridente di Dongmeza, ritratto in foto con il resto della truppa il 27 settembre nel giorno della presentazione dei candidati che sostengono Donatella Tesei a governatore.

“Sarà vero o no?”, “Forse adesso non è più massone”, si chiede il pubblico social di fronte alle prime voci, leggendo gli articoli di giornale e soprattutto una pagina “riesumata” per l’occasione sul sito del Grande Oriente che si rallegrava per la sua nomina. E’ insolito – se non unico - che un esponente della Massoneria esca fuori dal “guscio” non solo associando la sua affiliazione a una simpatia politica, ma addirittura candidandosi. E poi: ci sono partiti che hanno esplicitamente comunicato la loro contrarietà a candidare “grembiulini” pubblicamente tali come nel caso Cinque Stelle e altri, come il Pd, che hanno risolto la cosa con una serie di verifiche e dichiarazioni previe. Sarà anche il caso di Fratelli d’Italia? Se lo è chiesto anche la Nuova BQ che è andata alle fonti della candidatura di Dongmeza.

“No, non abbiamo preclusioni – ci dice il senatore Franco Zaffini, coordinatore FdI in Umbria – ma non so se Dongmeza sia ancora affiliato, d’altra parte si tratta di una vecchia intervista”. Da quanto frequenta il partito? “Da un po’ di tempo, collabora con noi sui temi a lui cari come la cooperazione con l’Africa dato che ha una associazione che si chiama Italia Attiva”.

Chiediamo se la sua eventuale affiliazione alla Massoneria crei qualche problema al partito. “No, perché dovrebbe? A Perugia ci sono una trentina di logge, non mi meraviglierei, ma non è materia politicamente rilevante. Piuttosto, lo chieda a lui, del resto si tratta di scelte private”.

Private fino ad un certo punto quando si scende nell’agone politico dato che il carattere segreto e iniziatico delle logge chiama a sé - secondo alcuni - il timore che ci siano cittadini "più" uguali di altri dato che nei giuramenti massonici si promette fedeltà alla consorteria. Sorge quindi il tema della trasparenza per chi si candida a chiedere il voto dei cittadini sulla base di certi valori. Come ad esempio la difesa delle radici cristiane e “una visione spirituale della vita”, messa nero su bianco sul sito di Fratelli d’Italia e in evidente contrapposizione con lo sguardo esclusivamente antropocentrico e anticattolico della Massoneria di ieri e di oggi.

“Non sono più maestro venerabile, ma sono iscritto alla Massoneria, certo – ci risponde affabile Dongmeza -. Del resto, non è un mistero, i giornali parlarono di me”.

Segue una chiacchierata sui temi della costruzione dell’uomo, della conciliazione tra Chiesa e Massoneria e sul fatto che anche la Massoneria fa suo il motto ama il prossimo tuo come te stesso

Sia come sia, quel che è interessante è riflettere sulla novità rappresentata dalla candidatura. Il fatto di essere pubblicamente massone e candidato in politica è sicuramente un atto di trasparenza che giova al dibattito, dato che conoscere chi si vota è il primo requisito fondamentale della democrazia.

Quel che desta però più di un interrogativo è perché tutto questo accada proprio nel partito che più di ogni altro ha fatto della critica alla Massoneria e ai poteri forti la sua ragione d’essere. Nel partito che non fa mistero di richiamarsi alla dottrina e alla tradizione cristiana ad esempio su famiglia, tutela della vita e educazione.

In un video ancora reperibile su internet del 2012 la leader di Fratelli d’Italia si scaglia contro la Massoneria “che è ovunque” dichiarando con orgoglio di non farne parte e di “non poterne più di essere discriminati per il fatto di non far parte della Massoneria”. E ancora: in un’intervista a Repubblica dichiara: “Io non sono la mascotte di nessuno. Altri forse lo sono dei poteri forti, della massoneria, delle grandi lobby”.

Chiediamo se la Meloni sia a conoscenza di questo. La domanda cade nel vuoto. Ma, indipendentemente dalla conoscenza del caso da parte del segretario, questa storia impone il tema del reclutamento di candidati in un partito come Fratelli d'Italia che dal 4% si trova ora – in forza dei sondaggi che lo danno in crescita – ad essere un protagonista della vita politica italiana. Più elettori significa più militanti e più militanti vuol dire più attivisti che puntano ad essere candidati senza la cosiddetta gavetta. Inevitabile che, dovendo gestire molti più aspiranti eletti di prima, si crei il rischio di far entrare frettolosamente corpi idealmente “estranei” alla base elettorale tradizionale. A quel punto però, è naturale che qualche elettore si interroghi.