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IL DISCORSO AI DIPLOMATICI

Il Papa: “I governi rispettino la libertà di culto”

Nell’udienza ai membri del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Francesco ha parlato di cinque crisi: sanitaria, ambientale, economica, politica e antropologica. Bergoglio lamenta tra l’altro l’approvazione di leggi su aborto ed eutanasia proprio durante il Covid, chiede “una distribuzione equa” dei vaccini senza ritenerli “una panacea” e critica la sospensione della libertà di culto.

Ecclesia 09_02_2021

Rinviata lo scorso 25 gennaio a causa della sciatalgia, l’udienza ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per il nuovo anno si è svolta ieri nell’Aula della Benedizione del Palazzo Apostolico. Questa location è stata preferita alla più piccola Sala Regia per garantire un maggiore distanziamento sociale tra i presenti.

La pandemia è stata al centro del discorso pronunciato da Papa Francesco, che ha parlato di cinque crisi già in atto nella società e che si sono aggravate durante l’anno appena trascorso: sanitaria, ambientale, economico-sociale, politica e antropologica. Il Pontefice ha espresso l’auspicio di tornare presto alla normalità dei contatti in presenza e, nel suo caso specifico, dei viaggi apostolici, che riprenderanno il mese prossimo con la tappa in Iraq. Le parole del Papa e il programma diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede sembrano fugare definitivamente le ultime incertezze sulla realizzazione del viaggio apostolico annunciato lo scorso dicembre.

Soffermandosi sulla crisi sanitaria, Bergoglio non ha nascosto ai diplomatici la sua amarezza per l’approvazione di leggi su eutanasia e aborto proprio durante l’emergenza che ha ricordato a tutti il valore della vita umana. “Purtroppo - ha affermato il Papa - duole constatare che, con il pretesto di garantire presunti diritti soggettivi, un numero crescente di legislazioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutelare la vita umana in ogni sua fase”. Francesco ha tenuto a sottolineare l’incoerenza di questa tendenza, chiedendosi: “Se si sopprime il diritto alla vita dei più deboli, come si potranno garantire con efficacia tutti gli altri diritti?”. Il Santo Padre ha continuato l’analisi della situazione sanitaria chiedendo agli Stati di garantire l’accesso universale alle cure e di incentivare “la creazione di presidi medici locali” e “la disponibilità di terapie e farmaci”.

Riguardo al capitolo vaccini, oltre a ripetere la richiesta di “una distribuzione equa” e “non secondo criteri puramente economici”, Bergoglio ha anche detto che “sarebbe fatale riporre la fiducia solo nel vaccino, quasi fosse una panacea”, invitando ognuno a non esimersi dal “costante impegno per la salute propria e altrui”.

Nel discorso non sono mancati richiami su due dei temi più sentiti dell’attuale pontificato: cambiamenti climatici e migrazioni. Oltre all’ulteriore aumento dei migranti registrato lo scorso anno, Francesco ha dedicato la sua riflessione sulla crisi economico-sociale e sulle conseguenze delle misure restrittive della libertà di circolazione adottate dai governi per contrastare la diffusione del virus. “Serve una sorta di nuova rivoluzione copernicana che riponga l’economia a servizio dell’uomo e non viceversa”, ha detto il Pontefice lodando le risposte date in base ad uno schema multilaterale del sistema internazionale e in particolare il piano Next Generation EU che rappresenterebbe “un significativo esempio di come la collaborazione e la condivisione delle risorse in spirito di solidarietà siano non solo obiettivi auspicabili, ma realmente accessibili”.

Accanto alla chiusura delle imprese medio-piccole e all’impoverimento dei lavoratori informali, Bergoglio ha voluto citare tra gli effetti collaterali delle restrizioni di questo anno l’aumento del cybercrimine nei suoi “risvolti più disumanizzanti, dalle frodi alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento della prostituzione, compresa quella infantile, nonché alla pedopornografia”.

La pandemia, secondo la lettura del Santo Padre, avrebbe messo in evidenza la drammaticità della crisi politica che starebbe alla radice delle altre. Francesco ha rimarcato, più di una volta, che la crisi manifestatasi nella crescita delle contrapposizioni politiche non ha risparmiato i “Paesi di antica tradizione democratica”, con un riferimento probabilmente alla situazione statunitense dopo le ultime presidenziali. Secondo Bergoglio, “uno dei segni della crisi della politica è proprio la reticenza che spesso si verifica ad intraprendere percorsi di riforma”. Il Papa ha invitato a non aver paura delle riforme sebbene esse richiedano “sacrifici e non di rado un cambiamento di mentalità”, specificando che in questa prospettiva vanno collocate anche le “riforme che stanno interessando la Santa Sede e la Curia Romana”.

Tra le varie situazioni nel mondo citate nel discorso, anche una menzione al popolo del Myanmar dove “il cammino verso la democrazia intrapreso negli ultimi anni è stato bruscamente interrotto dal colpo di stato della settimana scorsa”, che “ha portato all’incarcerazione di diversi leader politici” di cui il Pontefice si è augurato la pronta liberazione.

Un pensiero poi alle vittime del terrorismo e ai loro familiari che “si sono visti strappare persone care da una violenza cieca, motivata da ideologiche distorsioni della religione”. Il Papa ha voluto sottolineare che “gli obiettivi di tali attacchi sono spesso proprio i luoghi di culto, in cui sono raccolti fedeli in preghiera”, per richiedere la protezione dei luoghi di culto definita “una conseguenza diretta della difesa della libertà di pensiero, di coscienza e di religione ed è un dovere per le Autorità civili, indipendentemente dal colore politico e dall’appartenenza religiosa”.

E a proposito dei luoghi di culto, uno degli ultimi passaggi del discorso è stato dedicato proprio alla loro chiusura nei mesi del lockdown disposto da molti governi in tutto il mondo. Francesco ha criticato la sospensione della libertà di culto, ricordando che “la dimensione religiosa costituisce un aspetto fondamentale della personalità umana e della società, che non può essere obliterato; e che, nonostante si stia cercando di proteggere le vite umane dalla diffusione del virus, non si può ritenere la dimensione spirituale e morale della persona come secondaria rispetto alla salute fisica”. “La libertà di culto - ha puntualizzato ulteriormente il Pontefice - non costituisce peraltro un corollario della libertà di riunione, ma deriva essenzialmente dal diritto alla libertà religiosa, che è il primo e fondamentale diritto umano” ed “è dunque necessario che essa venga rispettata, protetta e difesa dalle Autorità civili, come la salute e l’integrità fisica” perché “una buona cura del corpo non può mai prescindere dalla cura dell’anima”.

Un’altra conseguenza delle chiusure durante l’emergenza da Coronavirus è stato il tempo maggiore passato in casa: rievocando la memoria del suo predecessore san Giovanni Paolo II, in particolare l’esortazione apostolica Familiaris Consortio, Francesco ha affermato che «“matrimonio e famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità” (FC, 1) e la culla di ogni società civile». Alle autorità civili, inoltre, ha raccomandato di supportare quelle donne che subiscono violenza tra le mura domestiche e il cui numero è aumentato col periodo di confinamento.

Quasi a confermare la rivelazione fatta due giorni fa dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, sull’uscita di una lettera apostolica dedicata ai settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, Bergoglio ha concluso il suo discorso citando il Sommo Poeta e rivolgendo un pensiero speciale al popolo italiano che “per primo in Europa si è trovato a confrontarsi con le gravi conseguenze della pandemia”.