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VENEZUELA

Il Vaticano è ormai fra i pochi che legittimano Maduro

Benché i vescovi del Venezuela siano i primi a considerare Maduro un leader illegittimo, la Santa Sede ha inviato un rappresentante al giuramento del presidente. Ormai non lo riconosce più nessuno, salvo pochi governi di estrema sinistra latino-americani. E 20 ex capi di Stato scrivono al Papa per sensibilizzarlo.

Esteri 15_01_2019
Nicolas Maduro

Il Venezuela è diventato, di nuovo, un argomento scottante per il Vaticano. Mentre buona parte della comunità internazionale, inclusi l’Europa e lo stesso episcopato venezuelano, non ha riconosciuto il nuovo mandato di Nicolas Maduro, il Vaticano ha inviato un rappresentante all’insediamento del dittatore, realizzato lo scorso giovedì 10 gennaio. Un chiaro segnale di sostegno alla dittatura di fatto che mantiene sotto sequestro il popolo venezuelano.

Lo ha confermato lo stesso portavoce vaticano, Alessandro Gisotti, in una comunicazione ai giornalisti: “La Santa Sede mantiene delle relazioni diplomatiche con lo Stato venezuelano. La sua attività diplomatica ha come finalità promuovere il bene comune, tutelare la pace e garantire il rispetto della dignità umana. Per questo, la Santa Sede ha deciso di essere rappresentata, alla cerimonia di inaugurazione della Presidenza, dall’Incaricato d’Affari ad interim della Nunziatura Apostolica di Caracas (George Koovakod). La Santa Sede e i Vescovi del Paese continuano a lavorare assieme per aiutare il popolo venezuelano, che soffre le implicazioni umanitarie e sociali della grave situazione in cui versa la Nazione”, si legge nella mail inviata ai giornalisti accreditati presso la Santa Sede.

La Costituzione venezuelana è lettera morta per il dittatore. Il delfino di Hugo Chavez ha prestato giuramento davanti alla Corte Suprema (anch’essa illegittima, perché i membri sono stati scelti da lui), e non di fronte al Parlamento come prevede la Costituzione del Venezuela. Una cerimonia che non ha visto la presenza di dell’Unione Europea e degli Stati Uniti; sono stati invece presenti solo quattro capi di Stato: Evo Morales della Bolivia, Salvador Sánchez Cerén di El Salvador, Miguel Díaz-Canel di Cuba e Daniel Ortega del Nicaragua. Tutti esponenti della sinistra comunista latino-americana.

E l’aveva indicato la Conferenza Episcopale Venezuelana (Cev) un giorno prima dell’insediamento illegittimo. “Come avevamo segnalato nella nostra esortazione dell'11 luglio 2018, ribadiamo che la convocazione del 20 maggio (per eleggere il Presidente della Repubblica) era illegittima, così come è illegittima l'Assemblea Costituente Nazionale imposta dal potere esecutivo. Viviamo un regime di fatto, che non rispetta le garanzie previste dalla Costituzione né i più alti principi della dignità del popolo” (Non temere, io sono con te, n. 6). Pertanto, la pretesa di iniziare un nuovo mandato presidenziale il 10 gennaio 2019 è illegittima a causa della sua origine e apre una porta per non riconoscere il governo perché manca di sostegno democratico”. Lo hanno scritto i vescovi del Venezuela lo scorso 09 gennaio, riuniti a Caracas per la 111° Assemblea plenaria della Cev.   

Così la Santa Sede ha partecipato all’insediamento di un regime illegittimo che viola i diritti umani. Lo stesso 10 gennaio, l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha dichiarato che “non riconoscere la legittimità” del secondo mandato di Nicolás Maduro, chiedendo nuove elezioni “in una data vicina” con presenza di osservatori internazionali. La risoluzione presentata da Argentina, Cile Colombia, Costa Rica, Usa, Peru e Paraguay, è stata approvata in riunione straordinaria del consiglio permanente con il voto di 19 paesi del continente americano. La misura tenta di riportare alla legalità un Paese alla deriva, attraverso la “restaurazione delle istituzioni democratiche e il pieno rispetto dei diritti umani”. Da ricordare che ad oggi ci sono 278 prigionieri politici e 7.571 persone hanno processi penali aperti per motivi politici, secondo i dati del “Foro Penal Venezolano” (organizzazione che difende le vittime di persecuzione politica in Venezuela).

In tutto ciò, il Parlamento è l’unico potere legittimo che può prendere il timone del Paese. “In questa crisi politica, sociale ed economica, l'Assemblea Nazionale, eletta con il voto libero e democratico dei venezuelani, è attualmente l'unico potere pubblico con legittimità per esercitare le sue competenze in piena sovranità. In effetti, tre anni fa (1-12-2016) il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin, ha chiesto la restituzione del ruolo dell'Assemblea Nazionale il prima possibile, secondo quanto previsto nella Costituzione”, avvertono i Vescovi nell’esortazione.

Ora il presidente del Parlamento Juan Guaidó è il presidente ad interim del Venezuela. Dunque, il Presidente dell’Assemblea Nazionale ha assunto il potere mentre si trovava in un atto in piazza, facendo appello agli articoli 233, 333 e 350 della Costituzione, per convocare un processo elettorale libero che possa facilitare una transizione politica del Venezuela verso la democrazia. La dichiarazione è inequivocabile! Infatti, è stato riconosciuto dall’Organizzazione di Stati Americani, attraverso il suo Segretario Generale Luis Almagro, e dalla Alta rappresentate dell’Unione Europea Federica Mogherini. Perfino il Consiglio Direttivo della Conferenza Episcopale ha ricevuto Guaidó, “con l’obbiettivo di creare il nesso necessario per lavorare insieme e poter generare la transizione di cui il Paese ha bisogno per la restituzione del filo costituzionale”, ha scritto Juan Guaidó in un tweet, pubblicando la foto dove appare con gli alti rappresentati dell’episcopato venezuelano.

Affinché il Venezuela possa finalmente risolvere la sua crisi democratica serve coerenza. Lo avevano già chiesto 20 ex presidenti latinoamericani a Papa Francesco attraverso una chiara missiva dove manifestavano preoccupazione per l’appello alla concordia in Venezuela e Nicaragua, durante il tradizionale messaggio natalizio del Pontefice: “Il primo Paese è vittima dell'oppressione di una narco-dittatura militarizzata, che non ha remore a violare sistematicamente i diritti alla vita, alla libertà e all'integrità personale e, inoltre, come conseguenza delle sue deliberate politiche pubbliche e di una chiara corruzione che scandalizza il mondo, lo sottopone a condizioni di carestia diffusa e mancanza di medicine. Il secondo Paese, a metà del 2018, è stato vittima di un'ondata di repressione che ha seminato quasi 300 morti e circa 2.500 feriti”, si legge nel testo.

L'enciclica Ad Petri Cathedram afferma che la chiamata alla concordia deve essere fatta “a coloro che governano le nazioni”. Hanno ricordato a Bergoglio gli ex Presidenti membri della Fondazione Idea (Iniziativa Democratica della Spagna e delle Americhe). Primo firmatario il premio Nobel Oscar Arias, ex preidente del Costa Rica.