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L'INCHIESTA SUL BANDO DEL MIUR

INCHIESTA Il mistero delle Infrastrutture di Ricerca Il bando perfetto cucito sulla Scuola di Bologna

La seconda puntata della nostra inchiesta sul super bando da un milione di euro vinto dalla Scuola di Bologna. Non c'è solo il sospetto di conflitto di interessi su Melloni, allora consulente del ministro, ma direttore della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII vincitrice dell'appalto. C'è anche il caso strano dei criteri con i quali è stata definita come Infrastruttura di Ricerca, condizione indispensabile per partecipare. Definizione che però soltanto la scuola di Bologna è in grado di dare. E che il Ministero non ha mai fornito. Un vestito cucito quasi su misura?

Cronaca 25_01_2017
Melloni e Mattarella nella sede della Fscire con il presidente della Fscire Onida

(Seconda puntata)

Non c’è solo il dubium sul potenziale conflitto di interessi di Alberto Melloni nell’intricata vicenda della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII che ha vinto il bando ministeriale da massimo 1 milione di euro erogato dallo stesso Ministero dell’Istruzione di cui Melloni era all’epoca consulente diretto del ministro e contemporaneamente segretario plenipotenziario della Scuola di Bologna.

Una lettura approfondita del bando vinto dalla Fondazione bolognese fa sorgere un’altra domanda non meno interessante per l’esito dell’appalto pubblico. All’articolo 5 il Miur stabilisce i criteri di valutazione. Per accedere alla finalità a), quella in cui è risultata vincente la Fondazione di Bologna, bisogna “essere riconosciuti come Infrastruttura di Ricerca delle scienze religiose ed esercitare da un congruo numero di anni un'attività di ricerca di elevata qualità sottoposta a valutazione”. La domanda è: chi decreta che cosa è una Infrastruttura di Ricerca e soprattutto che cosa è una Infrastruttura di Ricerca? E ancora: la Fondazione vincitrice è riconosciuta come IR? E da chi?

ZERO TRASPARENZA AL MIUR

Le richieste - documentate - inviate nelle scorse settimane ripetutamente al responsabile di progetto, all’ufficio stampa del Miur, al dirigente d’area che ha formato il bando, Marco Mancini e al Sottosegretario Gabriele Toccafondi, al quale ci siamo rivolti quando i canali istituzionali non ci offrivano risposte adeguate, non hanno avuto alcuna soddisfazione. Nessuno al ministero ha avuto la “cortesia” di dare risposta non solo sul tutto da chiarire potenziale conflitto di interessi di Melloni, ma nemmeno sui criteri di assegnazione di quel bando milionario per lo studio delle Scienze Religiose.

VOCAZIONE O RICONOSCIMENTO?

Melloni, che a differenza del Ministero, non si è sottratto alle nostre domande, ha così spiegato: “Le Infrastrutture di Ricerca sono iniziative che fanno riferimento alle politiche europee della ricerca e hanno dimensione diversa, nazionale o europea come il progetto Horizon 2020”. Ma si basano “sul principio della funzione e non del riconoscimento statuale: l’attività infrastrutturale è ad esempio riconosciuta dal Pnr a tutti i cluster tant'è che al bando hanno partecipato molte istituzioni accademiche che si sentono vocate e attive in questa funzione di promozione del networking attraverso programmi e azioni”.

Poi prosegue: “Un mandato alla funzione infrastrutturale di Fscire è nelle attività e viene giudicato nella tabella Miur di funzionamento degli istituti scientifici e organi esterni". Insomma: prima dice che il riconoscimento non è statuale, è solo una vocazione, poi lo inserisce in un mandato del Miur. Quale dei due?

Secondo Melloni non serve un riconoscimento istituzionale che decreti chi e che cosa può essere un’Infrastruttura di Ricerca. E, sempre secondo il segretario della Fondazione di via San Vitale, la “funzione di Fscire (l’acronimo della Fondazione ndr.) deriva dalle cose fatte e che i Decreti ministeriali riconoscono come: la scuola, i servizi della biblioteca e della ricerca e le relazioni scientifiche internazionali come la Blue label Eu. Lo stesso principio ha permesso la partecipazione di Fscire come capofila o partner in diversi bandi privati e pubblici, nazionali e internazionali e azioni di funding in diversi atenei e dipartimenti”.

Sembra di capire che il riconoscimento di IR, condizione sine qua non per partecipare e vincere il bando milionario, non avviene attraverso una delibera o una determina ministeriale, ma è una vocazione che viene, diciamo così, riconosciuta dal Ministero. Senza un pezzo di carta che attesti il conseguimento? Una vocazione che è come un terno al Lotto, basta che il Ministero sia d’accordo “verbalmente” per partecipare e vincere la bellezza di 1 milione di euro. Niente male.

IL VIZIETTO DEL CONFLITTO DI INTERESSI

Sarà. In realtà nella tabella con cui la Fondazione nel 2014 riceveva i 425mila euro inseriti nel riparto fondo ordinario enti di ricerca, il Ministero sembrava avere ben chiaro che la Fondazione di via San Vitale era l’unica Infrastruttura di Ricerca per le scienze religiose beneficiata, tanto che quei soldi dovevano servire alla costituzione di un Eric entro il 2018, una sorta di rete nazionale di Infrastrutture simili con le quali andare a caccia di altri, cospicui, fondi europei. O almeno quella era la motivazione con cui il Miur e la commissione Senato che la approvò, licenziarono il provvedimento.

Quando si seppe la cosa, tra l’altro, si gridò allo scandalo perché i 425mila euro annui dal Miur erano passati con il sì del Pd, guidato a Palazzo Madama da Luigi Zanda, guarda caso membro del Cda della Fondazione di Bologna. Zanda dovette lasciare il board di via San Vitale, a riprova che quando i conflitti di interesse vengono sollevati, spesso si farà anche peccato, ma ci si azzecca. Ma quando ad essere coinvolti sono pezzi grossi della Sinistra, e attorno alla scuola di Bologna ce ne sono parecchi, si fa sempre finta di niente. 

Dalla sicurezza con cui il Ministero parla della Fondazione come Infrastruttura di Ricerca delle Scienze Religiose però, sembra che sia una cosa di diritto, oltre che di fatto, non proprio una vocazione. Di conseguenza dovrà essere stata regolata da un pezzetto di carta, con una firma del ministro o di un suo dirigente che lo attestasse. Ovviamente non si può sapere perché il Ministero su questo versante è stato reticente alle nostre richieste. Alla faccia della trasparenza.

IL BENEFICIATO SPIEGA COS'E' UNA IR

Ecco spiegato perché il Ministero non ha voluto affrontare il quesito: praticamente l’essere riconosciuto come Infrastruttura di Ricerca è legato alla vocazione e alle attività che vengono svolte. Infatti è stato lo stesso Melloni e non il ministero, a dirci che cosa può essere annoverato come Infrastruttura di Ricerca. In un linguaggio più terra terra: è lo stesso beneficiato del contributo statale a dirci quali sono i criteri di valutazione e di partecipazione. 

FONDAZIONE...CHI?

Le cose si complicano però se si considera che l’unico ente che in Italia ha che fare con le Infrastrutture di Ricerca è Apre, un’associazione di ricerca no profit che, in stretta correlazione con il Miur, fornisce ai propri associati supporto per la partecipazione a bandi europei nell’ambito della ricerca e che sembra essere anche l’unico in grado di definire le IR.

Ebbene. Stando a quanto riferito alla Nuova BQ da Daniela Mercurio, responsabile dei progetti delle IR, la Fondazione, non solo non compare tra gli associati ma non figura tra gli ambiti finanziabili neppure quello delle scienze religiose. Come dimostra la tabella per il programma Horizon 2020. Non solo la Fondazione non ha ricevuto alcun riconoscimento ministeriale come Infrastruttura di Ricerca, ma neppure quella delle Scienze Religiose sembra essere una categoria di Infrastruttura di Ricerca meritevole di finanziamenti a livello europeo. E allora perché la Scuola di Bologna ha ricevuto 425mila euro per costituire un consorzio? Va detto che Melloni ha riferito che “adesso Fscire è in competizione su diversi bandi europei” e attualmente sta lavorando all’”European Academy of Religion che abbiamo fondato a dicembre con molto riscontro scientifico e istituzionale”.

UN BANDO CUCITO SU MISURA?

Torniamo alla domanda iniziale: se il ministero non è in grado di accreditare attraverso determine o delibere una Infrastruttura di Ricerca, come ha fatto a bandire un finanziamento a cui potevano partecipare solo quegli enti riconosciuti come Infrastruttura di Ricerca?

Ricapitolando: non solo la Fondazione di Melloni ha vinto il super bando milionario del Miur quando lui era consulente del ministro Stefania Giannini, ma i criteri di accesso al bando sono così fumosi e poco “regolamentati” che sorge quasi il dubium che il bando sia stato nient’altro che un vestito cucito addosso per qualcuno che doveva entrare per forza in quelle misure. E senza neanche troppe domande al sarto.

(CONTINUA - 2)