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IL "RILANCIO"?

Italia povera, il governo aiuta solo le aziende amiche

La polemica sugli aiuti chiesti da Fca e da Alitalia è la punta dell’iceberg di un dibattito che evidenzia l’insoddisfazione di ampie categorie produttive verso le scelte compiute dal Governo. L'esecutivo, di fatto, sta aiutando solo aziende amiche

Politica 20_05_2020
Gualtieri

La polemica sugli aiuti chiesti da Fca e da Alitalia è la punta dell’iceberg di un dibattito che evidenzia l’insoddisfazione di ampie categorie produttive verso le scelte compiute dal Governo. L’idea di accontentare tutti ma con modesti investimenti, salvo destinare quasi 10 miliardi complessivi a un’azienda che da tempo ha deciso di delocalizzare (Fca) e a un’altra che somiglia da tempo a un colabrodo (Alitalia), alimenta malumori nel mondo imprenditoriale e tra i lavoratori.

Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che i soldi stanziati per i lavoratori nel decreto rilancio ammontano a 25,6 miliardi di euro, circa il 40% dei 55 miliardi totali. Queste somme, però, tardano ad arrivare nelle loro tasche e bisognerà vedere se le procedure adottate per semplificare i meccanismi di erogazione, oltre alle nuove indennità, miglioreranno la situazione.

A proposito dei lavoratori che stanno beneficiando della cassa integrazione, Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia, ha ammesso di essere a conoscenza del fatto che "ce ne sono tanti che non l’hanno ottenuta perché i meccanismi di quella regionale, quella in deroga, sono molto farraginosi e siamo intervenuti per riformarlo". Con il nuovo meccanismo, già al momento della prenotazione direttamente all’Inps, sarà possibile "erogare una parte della Cig". Inoltre, per quanto riguarda il bonus di 600 euro per gli autonomi, la nuova tranche arriverà non appena il decreto sarà in Gazzetta Ufficiale, senza bisogno di fare domanda. Tutti coloro che l’hanno già avuta avranno un secondo bonifico.

Ma le notizie confortanti finiscono qui. Poi si scatenano rancori e risentimenti, peraltro non immotivati. I 6 miliardi a 300 milioni dati a Fca con un prestito di tre anni di Intesa Sanpaolo garantito dalla Sace, vengono visti come un privilegio. I sospetti riguardano il presunto obiettivo del Governo di ingraziarsi i favori della grande stampa (Repubblica e La Stampa) che fa capo a quel gruppo. In altre parole, una scelta di politica industriale con secondi fini. Peraltro, vista la reazione dei giornalisti di quelle due testate, non è detto che le cose non stiano effettivamente così. Fca, che ha sede legale a Londra e fiscale ad Amsterdam, si è impegnata a mantenere tutti gli investimenti pianificati in Italia, a garantire i piani occupazionali e a non delocalizzare. Specie dopo l’annuncio della fusione con Psa-Peugeot, i timori del Governo italiano erano che potesse abbandonare l’Italia e gli impegni precedentemente presi. Il prestito è destinato esclusivamente alle attività italiane e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10mila piccole e medie imprese. Fca impiega in Italia circa 55mila persone in via diretta mentre le 5.500 società fornitrici italiane (il cosiddetto indotto) impiegano altri 200mila lavoratori. Il 40% del fatturato della componentistica automotive deriva da commesse del gruppo. E Fca, come si è affrettato a chiarire il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, paga le tasse in Italia per tutte le attività che svolge nel nostro Paese. Ma l’utilizzo strumentale di tali aiuti per creare un clima mediatico più favorevole all’esecutivo rimanda all’annoso tema degli editori impuri e dei conflitti di interessi in ambito editoriale.

Altro capitolo dell’assistenzialismo di Stato è quello di Alitalia, compagnia aerea decotta, che riceverà 3 miliardi di euro grazie al decreto rilancio. Si parla, infatti, di costituzione di una nuova società (newco) interamente controllata dal Tesoro o da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta, per la quale il ministero dell’Economia può partecipare con complessivi 3 miliardi per il 2020. La newco potrà "acquistare e prendere in affitto rami d’azienda di imprese titolari di licenza di trasporto aereo, anche in amministrazione straordinaria". Tre miliardi sono una cifra altissima, equivalente all’intero fatturato 2019 di Alitalia. Dal 2008 a oggi, Alitalia ha perso circa 13 miliardi di euro e nel 2019 ha registrato una perdita di 500 milioni di euro. Peraltro da Bruxelles è arrivato un monito a non trasformare quell’intervento in aiuto di Stato. Infatti rimangono forti dubbi su quei tre miliardi, considerato il fatto che verrebbero erogati a un’azienda che non deve risanare le perdite da Covid. La compagnia aerea di bandiera è in amministrazione straordinaria e dunque in crisi e a rischio chiusura da prima della pandemia.

Il paradosso è che soltanto la metà di quanto destinato ad Alitalia verrà assegnata alla scuola. Un miliardo e mezzo di euro che sarà utilizzato in primis per lo svolgimento degli esami di maturità in presenza e in sicurezza. A settembre verranno stabilizzati molti precari, con 16 mila nuove assunzioni di docenti. Una parte dei fondi verrà destinata alla digitalizzazione delle scuole e all’adattamento degli spazi in vista del rientro a scuola post emergenza. Ancora una volta, quindi, anche in piena emergenza pandemia, si decide di premiare i soliti noti, senza ascoltare le categorie produttive e senza concordare con loro le linee strategiche per il rilancio (quello vero) del Paese.