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LETTERA AL DIRETTORE

La buona educazione parte dal buon esempio degli insegnanti

Nel rispetto occorre reciprocità e a fare il primo passo deve essere la scuola, proprio per il ruolo che ricopre. Questo non vuol dire liberalizzare la violenza verbale e fisica contro gli insegnanti. Ma vera educazione: esprimere interesse sincero per la persona dell’alunno e da modalità relazionali cordiali e collaborative tra docenti.

Educazione 01_02_2019
Scuola vandalizzata

Caro Direttore,

mi associo all’amico Lepore nell’apprezzare il provvedimento dell’assessore veneto Donazzan volto a ripristinare nella scuola, almeno a livello formale, un atteggiamento di rispetto nei confronti dei docenti da parte di alunni e genitori.

Tuttavia il quadro della scuola delineato da Lepore pecca di obiettività. Perché i primi che devono rispetto sono proprio i docenti e la scuola nel suo complesso. Infatti i docenti non devono rispetto ad alunni e genitori solo per educazione, ma anche perché educatori. Come può chiedere rispetto il docente facile al turpiloquio, l’insegnante di Latino che non sa il Latino, l’insegnante di Fisica che non sa la Fisica e continua a danneggiare se non rovinare intere generazioni di studenti, l’insegnante di Matematica che per mettere in mostra la sua superiore intelligenza semina quattro a quel branco di deficienti, quel docente che sbuffa al pensiero del consiglio di classe in presenza dei genitori e quel docente che sbuffa direttamente non appena messo piede nell’atrio della scuola, quella scuola che ti fa cambiare maestra quattro volte da settembre a dicembre, quel preside o quel ministro che introduce subdolamente l’ideologia gender, quel ministro che discrimina gli alunni che frequentano le scuole paritarie, negando alle famiglie la costituzionale libertà di scelta educativa? 

Nel rispetto occorre reciprocità e a fare il primo passo deve essere la scuola, proprio per il ruolo che ricopre. Questo non vuol dire liberalizzare la violenza verbale e fisica contro gli insegnanti; naturalmente occorre continuare a chiedere educazione, sempre, anche quando non si dà educazione. Ma l’impresa diventa proibitiva, soprattutto ai nostri tempi, dove i social spingono a livelli di abiezione maldicenze, malignità, cattiverie, calunnie e i cellulari di tutte le componenti scolastiche non ne sono esenti.

E allora che fare? La vera educazione, il riconoscimento del ruolo, l’autorevolezza del docente non sorgono da un’imposizione normativa, ma da una modalità di rapporto capace di esprimere interesse sincero per la persona dell’alunno e da modalità relazionali cordiali e collaborative tra docenti. Insomma è l’ambiente di apprendimento fatto di persone, docenti, dirigente, segretarie, bidelle, cuoche, educatori che determina il clima. Un clima attento, accogliente, laborioso, lieto indurrà naturalmente l’alunno a rispettare le persone che glielo offrono, senza particolari forme di imposizione.

Un sorriso “buono” guardando negli occhi l’alunno è spesso più efficace di un decalogo.

 

Giuliano Romoli

Direttore Istituto Vladimiro Spallanzani

Casalgrande (RE) – Sassuolo (MO)