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IL BELLO DELLA LITURGIA

La consegna delle chiavi, Gesù sancisce il primato di Pietro

Il tema della traditio clavium è ricorrente nella storia dell’arte. Lo raffigurò, tra gli altri, il Perugino, con uno splendido affresco nella Cappella Sistina. Gesù, in primo piano, porge le chiavi del Regno a Pietro. Che, umilmente, Gli s’inginocchia davanti. La postura del vicario di Cristo e la mano sul petto esprimono l’accettazione dell’arduo compito che gli viene affidato. Nasce, infatti, la Chiesa.

Cultura 18_01_2020

Pietro Vannucci, Consegna delle Chiavi, Roma - Cappella Sistina

“E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 18-19).

In principio era la traditio legis: per raccontare visivamente il ruolo del principe degli apostoli, in epoca paleocristiana si ricorreva all’immagine di Cristo che consegna a Pietro le tavole della Legge. È il caso, per esempio, di molti sarcofagi antichi: ciò che, in questo caso, si evidenziava era la continuità con il patriarca Mosè.

Nel tempo, questa iconografia si trasformò nella traditio clavium, la consegna delle chiavi. Il messaggio che s’intendeva comunicare restò quello del primato di Pietro. Natale Petri de cathedra: così iniziò a chiamarsi la festa liturgica che oggi ricorre il 22 febbraio, in tutto il mondo cattolico di rito romano, e il 18 gennaio, nel vasto territorio della diocesi ambrosiana.

Il tema, considerata la sua valenza, è ricorrente nella storia dell’arte. Dal catino absidale del mausoleo di Santa Costanza a Roma, risalente al IV secolo, al rilievo quattrocentesco di Donatello, l’iconografia riuscì a definire un proprio canone fino ad arrivare allo straordinario affresco che il Perugino ovvero Pietro Vannucci, il “divin pittore”, realizzò su una parete della Cappella Sistina sul finire del Quattrocento. La sua è la Consegna delle Chiavi per antonomasia: da sola sintetizza l’intero programma iconografico commissionato da Sisto IV che proclamava la continuità tra Vecchio e Nuovo Testamento, tra Mosè e Cristo, il quale, scegliendo Pietro, legittimava l’autorità dei Suoi vicari in terra.

Le linee della pavimentazione piastrellata vista in prospettiva lasciano scivolare lo sguardo dell’osservatore sul fondo dove, al centro, campeggia un edificio classico a pianta ottagonale, trasposizione del Tempio di Gerusalemme: i due archi trionfali ai lati, citando quello di Costantino a Roma, suggeriscono la continuità tra passato e presente.

Gesù, in piedi, in primo piano, vestito, come di consueto, con un abito porpora e un mantello blu, porge senza indugio le chiavi a Pietro che, umilmente, Gli s’inginocchia davanti. Il vicario di Cristo è rappresentato come un uomo anziano, con barba e capelli bianchi: la sua postura e il gesto della mano sinistra che si porta al petto esprimono la consapevole accettazione dell’arduo compito che in quel momento gli viene affidato, basata sull’affezione al suo Signore cui, dopo averlo rinnegato, aveva ripetuto “Tu lo sai che ti amo”. Qui, quella dichiarazione d’incondizionato amore è ancora una volta ribadita.

Nasce la Chiesa: gli apostoli, Giuda compreso, cui si aggiungono personaggi dagli abiti contemporanei, si schierano accanto ai due protagonisti. Al centro esatto, infine, ci sono le chiavi del Regno, l’una d’argento e l’altra d’oro a indicare lo stretto legame, attraverso Cristo e i suoi vicari, tra terra e cielo.