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CROAZIA

La difficile battaglia dei cattolici contro l'ideologia gender

L'arcivescovo di Spalato, mons. Marin Barišic, lancia un appello pubblico in difesa della famiglia naturale. La cattolicissima Croazia è assediata da proposte di legge di un governo post-comunista che vuole imporre l'ideologia gender.

Famiglia 21_10_2013
Mons. Marin Barisic

I vescovi croati non perdono occasione di denunciare il gravissimo pericolo per la famiglia, i giovani e la società intera rappresentato dall’ideologia del gender.

Nel corso dell’omelia della Santa Messa celebrata al santuario mariano nazionale di Marija Bistrica, nei pressi di Zagabria, in occasione del pellegrinaggio annuale delle Forze Armate croate di domenica 6 ottobre, l’Arcivescovo di Spalato, mons. Marin Barišic, ha affermato la necessità di «reagire, vivere e agire nello spirito della fede» ai problemi della vita quotidiana. C’è da domandarsi, ha aggiunto mons. Barišic, se«non siamo diventati fuggitivi, disertori, pensionati della fede?» Non è la nostra fede staccata dalla vita, o forse perfino fuggita dalla realtà, «non ci siamo ritirati, diventati invisibili e paurosi?» Ritirandoci dalla realtà «non abbiamo forse abbandonato i campi della cultura, dell’educazione, del matrimonio e della famiglia, alle idee che sono prive di una bussola che ci guidi verso il futuro e la verità?». Quale conseguenza di questa pusillanimità, «vi è il pericolo che non sapremo più né ci sarà più permesso dire se un bambino è maschio e femmina, se i genitori sono il padre e la madre, oppure le lettere A e B o i numeri 1 e 2».

L’arcivescovo di Spalato si è infine appellato ai soldati, alle forze dell’ordine e ai veterani della Guerra per la Patria (la guerra di indipendenza croata del 1991, ndr) affinché siano difensori della famiglia la quale rappresenta «il fondamento della vita e dell’ordine sociale».

L’appello di mons. Barišic è più che mai attuale nonostante le recenti vittorie del vasto fronte che si oppone all'attuazione dell'ideologia del gender nella scuola e nella società croate.

Infatti, la Corte Costituzionale ha bocciato la procedura di attuazione del corso di educazione sessuale di stampo gender nelle scuole croate, nel contempo accusando il governo di avere agito con metodi non democratici; la raccolta di firme per indire un referendum affinché nella Costituzione sia inserito un articolo che preveda che il matrimonio rappresenta solamente l’unione di vita di un uomo e una donna ha avuto un grandissimo successo - il numero finale di firme raccolte in sole due settimane è stato di circa 770.000.

Tuttavia il governo di sinistra non demorde: non è certo che il referendum si possa tenere, giacché in un Paese alle soglie del totalitarismo come la Croazia ogni garanzia democratica è sempre sub judice; è in fase di redazione una nuova legge sulla famiglia, secondo la quale le unioni omosessuali non si chiameranno ‘famiglia’, ma avranno i medesimi diritti delle famiglie naturali, ad eccezione del diritto di adozione - unica concessione fatta al movimento di opposizione, la quale tuttavia è esclusivamente di natura tattica ed è facilmente modificabile in un prossimo futuro; infine per il nuovo anno scolastico il ministro dell’istruzione, Jovanovic, ha imposto, pur con qualche modifica puramente cosmetica, lo stesso programma di educazione sessuale dello scorso anno, anche in questo caso senza consultare i genitori e non lasciando loro la libertà di scegliere per i loro figli programmi alternativi a quello fondato sull’ideologia gender.

La battaglia è ancora lunga e irta di difficoltà, soprattutto perché l’avversario, cosciente di trovarsi in minoranza nella società croata, sfrutterà il vantaggio di essere al potere utilizzando tutti i mezzi che tale posizione gli consente, ivi inclusa l’intimidazione poliziesca, della quale hanno già avuto un assaggio alcuni esponenti del movimento cattolico Hrast. Del resto, il maggiore partito al potere ha una notevole familiarità con i metodi totalitari dell’ideologia comunista, attuati in questo Paese per quasi mezzo secolo, e che gli attuali governanti croati hanno abbandonato solamente a parole.