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IL BELLO DELLA LITURGIA

La Madonna di Bruges, capolavoro di Michelangelo

Dopo il successo della Pietà vaticana, il Buonarroti si vide commissionare dai fiamminghi Mouscron una Madonna con Bambino per la cappella di famiglia a Bruges. La Vergine appare assisa su un trono e il suo bellissimo viso ha un’espressione assorta. E il genio di Michelangelo restituisce il rapporto, filiale e divino, tra Maria e Gesù in un semplice ma eloquente intreccio delle mani. Tutto da ammirare

Cultura 04_01_2020

Michelangelo Buonarroti, Madonna di Bruges, Bruges – Chiesa di Nostra Signora

“Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. (Lc 2, 19)


Quando, nel 431, i Padri conciliari riuniti a Efeso ribadirono solennemente la natura divina e umana di Gesù Cristo, contestualmente proclamarono dogma di fede la divina maternità di Maria, che la Chiesa Cattolica celebra liturgicamente il giorno del Capodanno civile, affidando l’anno che verrà all’amore, materno, della Vergine. Maria è Colei che ha dato Cristo, il Figlio di Dio, al mondo. Tra le innumerevoli Madonne con Bambino che secoli di storia dell’arte ci hanno, fino a qui, consegnato, quella conservata a Bruges, annoverata tra i capolavori di Michelangelo Buonarroti, ci pare essere pregna di significato.

Innanzitutto si tratta di una scultura, cavata nel marmo, si presume, nei primissimi anni del Cinquecento da un giovane Michelangelo appena rientrato da Roma - e dal successo della Pietà vaticana - a Firenze, dove altri importanti interlocutori, i consoli dell’Arte della Lana e gli Operai del Duomo, gli avevano commissionato un’opera per la cattedrale di Santa Maria del Fiore: il re David. Nonostante l’impegno che, notoriamente, questo blocco di marmo pretese da parte dell’artista, il Buonarroti non rifiutò la richiesta di ricchi mercanti di tessuti, i fiamminghi Mouscron, che desideravano una Madonna con Bambino per la cappella di famiglia a Bruges. Il compenso sarebbe stato, e fu, straordinariamente alto: i 4.000 fiorini pagati all’artista dicono tutto sul compiacimento per il risultato ottenuto.

In effetti, chiunque abbia occasione di trovarsi al cospetto di questa Madonna ha modo, anche oggi, di verificarne la potenza espressiva, nonostante la scultura non sia di dimensioni particolarmente importanti, misurando la figura della Vergine circa 130 centimetri di altezza. L’ampio ed elaborato panneggio che l’avvolge le conferisce, nell’ellissi che descrive, una certa monumentalità. Appare assisa su un trono, tradizionalmente identificato quale Sedes Sapientiae, ovvero quella Sapienza cui rimanda anche il libro che tiene tra le mani.

Rispetto alle Madonne tradizionali che stringono a sé il frutto del proprio seno, qui Maria rivela di conoscere il contenuto profetico delle Sacre Scritture. I suoi occhi non sono posati sul Bambino e il suo bellissimo e giovane viso è fissato in un’espressione assorta, talmente pensierosa da sfuggire lo sguardo di noi spettatori.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

Madre e Figlio non sono uniti da un tenero abbraccio, come di consueto. Gesù, già cresciuto, è stretto tra le ginocchia di Maria, quasi uscisse dal suo grembo, pronto a compiere i primi passi. È il moto in avanti del Bambino, la postura dei Suoi piedini, che conferisce dinamismo a questa scultura altrimenti statica. Eppure anche Lui, mentre avanza, sembra, allo stesso tempo, ritrarsi per trovare protezione nelle vesti materne.

Sono consapevoli entrambi del compito loro assegnato, che unicamente si può accettare dentro un rapporto di amore, filiale e divino, che il genio di Michelangelo restituisce visibilmente a noi attraverso il semplice ma eloquente intreccio delle loro mani.