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RUSSIA & STAMPA

La stampa russa su Putin

Sbarca in Italia un dignitario di Mosca e gli pare di essere su Marte. Perché ce l'hanno tutti con quel Putin che i russi, annunciatamente, hanno votato in stragrande maggioranza?

Attualità 09_03_2012
Vladimir Putin

Su Il Foglio dell’8 marzo 2012 un ex ambasciatore russo, Felix Stanewskij, scrive di aver votato per Putin alle presidenziali, così come la stragrande maggioranza dei suoi connazionali. Poi arriva in Italia e scopre che la nostra stampa ce l’ha a morte col neoeletto. E, indignato, scrive un articolo che contiene molte domande, per le quali «attende risposta», come recita il sottotitolo.

Vede che qui da noi chiamano Putin «lo zar», cosa che nessun russo si sogna di fare, e che i nostri media non fanno altro che sottolineare a ogni piè sospinto la sua pregressa appartenenza al Kgb. Spiega che Putin ne fece parte, certo, ma mai contro i dissidenti; anzi, si schierò subito per la perestrojka. Fu infatti vicesindaco di San Pietroburgo, città sede di una università prestigiosa in cui si laureò. E fu lui «ad assestare un colpo demolitore al Pc russo, rendendosi così […] il più odiato dai dirigenti comunisti». Esiste attualmente in Russia un’alleanza di fatto tra liberali, comunisti e nazionalisti estremi, tutti contro Putin. Per questo la gente lo ha votato. Lo stesso Stanewskij, che pur in passato aveva votato per l’opposizione, questa volta ha scelto Putin, «dato che nel frattempo si era formata quell’unione di convergenze imbecilli». Ricorda che nelle presidenziali del 1996 vinse il comunista Zjuganov, però presidente divenne il liberale Eltsin e «i media occidentali non hanno pronunciato parola sui massicci brogli. Chi ci spiega perché? E forse qualcuno ci spiegherà il perché di tanta foga antiputiniana ora che, senza ombra di dubbio, Putin è di gran lunga il più popolare politico russo?».

La corruzione? «La maggiore ruberia nella storia russa si è effettuata negli anni Novanta coni liberali, attuali alleati del blogger anticorruzione Navalny». Grazie a Putin, «oggi la Russia è uno stato degno di rispetto: abbastanza unito, pacifico, con un’economia che si sviluppa più velocemente di quella dei paesi occidentali, uno stato praticamente senza debiti esteri e con riserve monetarie seconde solo alla Cina e al Giappone. Negli ultimi dodici anni […] il Pil è aumentato di undici volte». Non solo. «Il fior fiore dell’intellighenzia russa, tradizionalmente incline a opporsi al potere, questa volta l’ha appoggiato pubblicamente», Putin. Stanewskij continua su questo tono, giustamente sdegnato, per tutto l’articolo. Ma forse la risposta se la è data da solo quando ha detto, più sopra, che Putin è «il più odiato» dai comunisti. Eh, caro Stanewskij, anche in Italia c’era un leader votatissimo dal popolo ma, proprio per questo, «il più odiato» dai comunisti. Che qui da noi (e in tutto l’Occidente) sono, sì, «post-», ma fieramente abbarbicati alle poltrone che contano, specialmente nelle redazioni.

E quel leader non a caso era (ed è) amico fraterno del vostro Putin. Lei, caro Stanewskij, si chiede se i media occidentali si rendono conto del «buco nero che si aprirebbe in Russia in caso di vittoria dell’attuale alleanza innaturale liberal-comunista-nazionalista». Forse sì, se ne rendono conto. Come diceva Ezra Pound, un Paese senza debiti è un pugno nell’occhio per gli usurai. Occidentali.