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L'AMORE PER LA MORTE

“L’aborto è liberante”, ma la senatrice smentisce l’attrice

Jameela Jamil ha parlato dell'omicidio in grembo come della "scelta migliore della mia vita". A pensarla così sono diverse celebrità che ipotizzano carriere altrimenti interrotte o vite rovinate. Ma una senatrice della Sud Carolina, Melissa Oremus, ha ricordato la povertà in cui viveva quando a 16 anni rimase incinta: “Mi sono rimboccata le maniche, così oggi sono qui e ho pure una figlia meravigliosa”. Lo Stato ha poi vietato l’aborto oltre la sesta settimana ma i giornali danno voce solo agli sponsor della morte.

Vita e bioetica 28_02_2021

Le parole dell’attrice inglese Jameela Jamil sull’aborto come liberazione, che in un suo tweet aveva già scritto che la sua vita "è più importante di quella di un feto non ancora nato”, stanno facendo il giro del mondo. Esattamente come lo hanno fatto quella di decine di donne dello spettacolo che hanno posto fine alla vita dei loro figli, fiere della decisione. Al contrario quelle della senatrice della Sud Carolina, Melissa Oremus, non hanno riempito le pagine dei giornali. Eppure la storia di questa donna, raccontata questo mese davanti al senato del suo Stato, che ha poi vietato l’aborto dopo la sesta settimana di gravidanza (quando il battito del bambino è udibile), dimostra la bugia diffusa da tutte queste star.

Ma andiamo con ordine, Jamil nella sua serie YouTube "Ask Me Anything" ha dichiarato che "amo parlare del mio aborto", perché "l’unico effetto collaterale che ho avuto è stato quello di provare un senso di liberazione, penso sia la singola decisione più importante della mia vita". Infatti, un bambino "può fott...amente rovinare tutto". L’attrice ha chiarito che non era "in una situazione drammatica" ma "avevo sogni e cose che volevo e meritavo di realizzare perché fino ad allora avevo lavorato così duramente per queste". In sintesi, la decisione più bella della vita della presentatrice non è stata quella di affermare qualcosa, ma di togliere la vita a suo figlio che non valeva la sua carriera.

Jamil è solo una delle celebrità che non si vergogna di parlare così. Chi non ricorda quanto dichiarato l’anno scorso in mondovisione sul palco dei Golden Globes da Michelle Wiliams con i suoi due figli che la guardavano? «Ho fatto del mio meglio per vivere la mia vita...se mi guardo indietro posso vedere il segno della mia calligrafia dappertutto...tutto scritto di mio pugno. Non sarei stata in grado di farlo (l’aborto, ndr) senza la consapevolezza del diritto di scelta di una donna”. A dire quanto la modernità ci spinaga a pensare che tutto dipenda da noi, dei e artefici della nostra vita.

Così April Love Geary ha gridato alle donne che "fai quello che devi fare. È il tuo corpo. È la tua vita”, mentre Stevie Niks ha confermato: "Se non avessi avuto quell'aborto, sono abbastanza sicura che non ci sarebbe stato nessun Fleetwood Mac (il suo gruppo musicale, ndr)". Per Keke Palmer la carriera era un bene maggiore della vita di un figlio: "Ero preoccupata per le mie responsabilità professionali". Ugualmente Linsey Godfrey ha affermato che “sono ancora felice di aver fatto quella scelta perché è esattamente quello che era, era la mia scelta, il mio corpo" e Joan Collins ha aggiunto che dare alla luce suo figlio "sarebbe stata una morte per la mia carriera”, non importa quindi della morte del bambino. Infine, secondo Minka Kelly, certamente "avere un bambino in quel momento avrebbe solo perpetuato il ciclo di povertà, caos e disfunzioni in cui sono nata".

Quindi, oltre alla menzogna del mondo che fa credere che il successo e i progetti umani rendano più felici dei doni di Dio, della vita come dono e sorpresa, c’è quella del figlio come impedimento allo studio, al lavoro, all’uscita dalla povertà o da situazioni di disagio. A dimostrarlo è stata appunto la senatrice Oremus, 42enne, rimasta incinta a 16 anni. Figlia di madre single con tre figli a carico, aveva come unica speranza di riscatto dalla povertà i suoi ottimi voti scolastici. Perciò, alla scoperta della gravidanza, le amiche le consigliarono di abortire, mentre sua madre le chiese che intenzione aveva. Pregando Dio la ragazzina fece l’ecografia sentendo “quel piccolo suono che si sente, quel piccolo suono veloce, 150 battiti al minuto, un rumore sferzante. Quel suono per me era - mi è stato dimostrato - che avevo un essere umano dentro di me". Allora ammise: "Come posso avere scelta, come la chiamate tutti, una scelta, di far morire quel suono, di farlo sparire?". Pur piccola capì che la responsabile delle sue azioni era lei e non suo figlio: "Le mie azioni erano le mie azioni".

Quindi Oremus ha raccontato di non aver lasciato gli studi, di aver anzi fatto tre lavori contemporaneamente mentre andava a scuola, poi all’università, cercando e trovando persone, amici, ma anche professori, che le andavano incontro aiutandola a prendersi cura della bambina. Per questo ha gridato al senato la bugia: "Sono così stanca di queste celebrità che dicono: 'Se non avessi avuto un aborto, non avrei potuto continuare la mia carriera' Cosa? Che cosa?. Sono qui. Guardate dove sono. Puoi ancora avere la tua vita, sarà solo un po' più difficile. Quindi rimboccati le maniche e preparati per la guerra, perché, ascolta, la vita è dura e non c’è un manuale". Lottando, non contro la realtà ma in suo favore, Oremus ha avuto quanto voleva, una vita spesa per il Bene Comune in politica, accogliendo la gioia di figlia splendida che “mio marito ha poi adottato” e che “oggi ha 25 anni, ha fatto il college ed è una grande donna”.

Al contrario, come persino alcune delle celebrità che lottano per il diritto all’aborto ammettono, avrebbe potuto far carriera ma essere devastata da quanto compiuto. L’attrice Mila Jovovich ha ricordato che “è stata una delle esperienze più orribili che abbia mai vissuto. Ho ancora incubi al riguardo. Ero sola e indifesa...Sono caduta in una delle peggiori depressioni della mia vita e ho dovuto lavorare molto duramente per trovare la mia via d'uscita". Non solo, “ho preso una pausa dalla mia carriera. Mi sono isolata per mesi”. Poi ha continuato con la grande contraddizione logica: “L'aborto, nel caso migliore, è un incubo. Nessuna donna vuole passarci. Ma dobbiamo lottare per assicurarci che i nostri diritti siano preservati". Sharon Ousborne ha confermato che "non lo consiglierei mai a nessuno perché torna a tormentarti. Quando poi ho cercato di avere figli, ne ho persi tre - penso sia perché fosse successo qualcosa alla mia cervice durante l'aborto...Nella vita, qualunque cosa tu faccia la paghi”. Nel male di queste vicende ma anche nel bene di quella di Oremus.