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LA BATTAGLIA DEGLI EVANS

Le foto di Alfie maltrattato: «Altro che "best interest"»

Thomas, il papà di Alfie, ieri ha deciso di pubblicare le foto che provano i maltrattamenti subiti dal figlio all'Alder Hey Hospital: «Ci scandalizziamo del fascismo razzista, ma taciamo davanti a fatti così gravi che chiederebbero la liberazione, fosse anche con la forza, di un innocente. Invece, neppure la diplomazia si muove. Ma non finisce qui.

Vita e bioetica 22_04_2018

Avevamo già raccontato le negligenze dell’Alder Hey Hospital di Liverpool dove è ricoverato Alfie Evans. Sapevamo dei tubi per la ventilazione mai cambiati per mesi e trovati pieni di muffa. Sapevamo delle volte che il piccolo, lasciato qualche ora con le infermiere, era stato trovato più volte dai genitori immerso in un mare di pipì. Sì, sapevamo tutto questo, ma le foto pubblicate ieri di Alfie con una bruciatura al braccio, il sangue sotto bocca e le ferite all'interno ci hanno lasciato senza parole, sgomenti, indignati.

Soprattutto pensando ai medici e ai giudici che hanno avuto il coraggio di chiamare best interest del piccolo la sua detenzione in ospedale, arrogandosi la capacità di provvedere al suo benessere meglio dei genitori e di ogni altro ospedale pronto ad accoglierlo. Così i giudici hanno avuto il coraggio di affermare che il diritto di movimento e di spostamento dei genitori di Alfie è inferiore a quello di tenere il bambino ricoverato nell’ospedale di Liverpool, sempre in nome del suo best interest. Come a dire che Thomas e Kate, poveri egoisti, pensano più alle loro potestà genitoriali che al welfare (il “benessere” come lo ha chiamato la Corte Suprema) del figlio.

Thomas e Kate hanno provato a parlare con i medici, hanno tentato le vie del dialogo e della ragione, ma evidentemente con l’ideologia diabolica e presuntuosa della morte non si può parlare. Perciò, stanchi, hanno deciso di mostrare al mondo, le prove di quello che prima dichiaravano solo a parole. E, come ci spiega Thomas, «ne ho molte altre di prove, queste sono solo alcune di un plico». 

È chiaro che per i giudici e i medici che hanno definito la vita di Alfie «inutile», non ha senso trattarlo come un essere umano. Per loro Alfie è già morto da tempo. Certo è che nemmeno un cadavere si tratta così. Infatti, continua Thomas, «quando abbiamo chiesto spiegazioni del sangue e delle bruciature, non ci hanno risposto e non hanno avviato alcuna indagine. Non sappiamo nemmeno come gliele hanno procurate». Ci sono poi immagini del bambino con l'interno delle labbra tagliato: «Sono dello scorso dicembre, di quando andammo in tribunale a Londra e ci fu vietato di lasciare un nostro parente in camera con Alfie». Quando il bimbo ha delle convulsioni per evitare le lesioni alla bocca la famiglia lo aiuta con un ciuccio, «il che non richiede un grande sforzo, ma le infermiere lo hanno lasciato senza».

Altro che rispetto per questi medici. Altro che équipe di massimo livello. Altro che efficienza. Nemmeno nel Terzo Mondo si priva così la persona della sua dignità. Facciamo le guerre contro quelli che chiamiamo dittatori favorendo chi è più violento di loro, ci scandalizziamo del fascismo razzista, ormai quasi morto, ma taciamo davanti a fatti così gravi. Fatti che chiederebbero la liberazione, fosse anche con la forza, di un innocente. Invece, neppure la diplomazia si muove. Ma non finisce qui. Prima o poi si muore tutti e si risponderà di ogni cosa «che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli».