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CHIESA ED ECONOMIA

Le "miracolose" teorie di Giustizia e Pace

A Radio Vaticana il segretario del Pontificio Consiglio Justitia et Pax, mons. Toso, chiede meno tasse e più Stato sociale: contraddizione in termini, visto che lo Stato sociale è il principale responsabile dell'attuale situazione di spreco e inefficienza. 

Economia 06_01_2013
Monsignor Mario Toso

Fino a qualche tempo fa in politica economica vigevano tre ordini  diversi che si sfidavano: la  visione marxista, quella liberal-illuminista, quella cattolica. Le prime due oggi sono in crisi, la sola grande speranza era, ed è, in quella cattolica. Purché sappia proporre “qualcosa di cattolico ...”.

Senonché leggiamo da Repubblica (5 gennaio) una dichiarazione resa a Radio Vaticana da monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Justitia et Pax e famoso ed apprezzato “ghost writer” dei discorsi economici del Papa: «La politica - ha detto - non deve portare all’abbattimento dello Stato Sociale e democratico, erodendo i diritti sociali, pena la crescita delle disuguaglianze ed il conseguente indebolimento della democrazia partecipativa”.

Dall'alto dei miei 17 secoli di esperienza in economia morale, mi sia consentito commentare quest’ultima considerazione del segretario di Justitia et Pax. Di fatto monsignor Toso auspica una azione politica, economica e sociale fatta di meno tasse e più stato sociale. Un vero miracolo se fosse possibile. Certamente mons.Toso è un esperto di miracoli, ma il fatto è che lo Stato sociale, assistenziale, come è stato finora (e che Sua Eccellenza propone di non abbattere) non solo ha comportato una gran parte della crescita della spesa pubblica, dell'inefficienza, del debito pubblico e delle conseguenti tasse, ma ha  creato proprio diseguaglianza e indebolito l’individuo, la persona, privandolo dello sforzo necessario per diventare autonomo e garantirsi indipendenza e libertà.

Chissà perché questo eminente vescovo ha deciso di occuparsi a tutti i costi di finanza, economia e riforme dello Stato, invece di invitare i cattolici a riformare anzitutto se stessi (come invece Sua Santità Benedetto XVI invita implicitamente a fare nella Caritas in Veritate) seguendo l’Imitazione di Cristo e cercando il Regno di Dio e la Sua Giustizia e Pace ben sapendo che tutto il resto sarà loro dato in sovrappiù. Chi parla per conto della Chiesa, probabilmente, è imprudente quando fa proposte per riformare lo Stato nei suoi principi economico politici piuttosto che cominciare  a riformare anzitutto se stessa. Dice Geremia nelle Lamentazioni: «Jerusalem,Jerusalem, convertere ad Dominum Deum tuum». A meno che mons.Toso non si stia candidando a fare il ministro del Welfare con il prossimo governo...