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LA TROVATA DE “LE STORIE TESE”

Le statuine di "Elio": il presepe come business

Il celebre gruppo cerca di reinventarsi come personaggio del presepe per far business vendendo in internet le statuine dei «pastori» con le fattezze dei cantanti. Vadano anche loro a rendere omaggio al Re dei Re, anche se siamo in democrazia. Chissà che non faccia loro un miracolo. Vero.

Cultura 20_11_2016
Il presepe di Elio e le Storie Tese

Il complessino che non si sa come definire (rock demenziale? boh) autointitolato Elio e le Storie Tese non è memorabile per le canzoni, infatti sono troppi quelli che non ne saprebbero menzionare neanche una. Io ricordo solo Il paese dei caki, perché vidi Sanremo a suo tempo, prima di staccare la spina (della tivù) per sempre.

Era, appunto, una canzonetta, che il gruppo eseguiva truccato come un altro gruppo “spaziale”. Miracolati da qualche amicizia televisiva, fanno i giurati –a quanto mi si dice- in un talent-show, e così si sono rilanciati (sempre che lanciati siano mai stati). Infatti, ricordo che non sapevano più come farsi notare, tanto che si fecero inserire in una rivista pornografica in cui gli unici con le mutande erano loro. Spregiudicatezza che negli stessi anni li accomunava a Patty Pravo, anche lei immortalata (ma da sola) in una rivista porno.

Lei però a quel tempo aveva seri problemi di soldi ed era finita pure in galera per possesso di droga. La quale è una specie di malattia professionale per le rockstar, e i giudici da tempo hanno finito per considerarla alla stregua. Anche perché, fin dall’epoca dei processi ai Rolling Stones, la cosa si risolveva in pubblicità gratuita e conseguente imitazione da parte dei fans. In questo settore musical-tossico ci sono i «maledetti» veri, che finiscono suicidi ancor giovani, e quelli finti, i quali sono ancora tra noi anche se bisnonni (è il caso, per esempio, di Michael “Mick” Jagger).

Gli imitatori italiani, tuttavia, sanno di vivere nel Paese dei Caki e quindi devono periodicamente “trasgredire” perché a spararsi non ci pensano nemmeno. Solo che, dài e dài, la trasgressione è ormai diventata di massa, così che non si sa più come e che cosa trasgredire. Da anni andiamo ripetendo che, a questo punto, la cosa più trasgressiva è andare in chiesa a dire il rosario, ma non pensavamo che saremmo stati buoni profeti anche con Stefano Bellisari detto Elio & e i suoi Seguaci Tesi. Non crediamo che ci abbiano letto, ma la profezia era facile.

Eccoli infatti reinventarsi come personaggi del presepe e cercare di far business vendendo in internet le statuine dei «pastori» con le loro fattezze. Altra facile profezia: la più venduta sarà quella con la faccia del front-man, che è anche la più facile da realizzare, basta insistere di pennello sulle sopracciglia. Chi, infatti, metterebbe nel suo presepe il pastore con la faccia di un altro componente la band? Nessun visitatore se ne accorgerebbe e sarebbero 25€. buttati.

Per molti risponditori compulsivi da Facebook, a quanto risulta, sono buttati anche quelli per l’Elio-pastore. Alcuni tra loro si lamentano solo dell’eccessivo prezzo, altri preferiscono andare a Napoli. Infatti, è qui che i pastorellai si sbizzarriscono e infarciscono il Presepe di gente momentaneamente famosa: da Totò a Berlusconi, da Maradona a Di Pietro, perfino Moana prima della di lei dipartita. Ma raffigurare Elio & le Storie Tese non è mai passato loro per la testa. Il che è tutto dire. Per questo i Nostri hanno pensato di dover fare da sé.

Ma sono milanesi, mica napoletani, perciò business is business: venticinque juri, come dice la mia colf filippina. Il problema sarà piazzarli, quei personaggi. Sì, perché se a Milano business is business, a Napoli nisciuno è fesso. In caso di flop, può darsi che il nome stesso suggerisca la prossima trovata: i palloncini gonfiati di Elio. Comunque, bisogna plaudire all’iniziativa, varata giusto in tempo prima che si chiuda l’Anno Santo Straordinario della Misericordia. Vadano anche loro a rendere omaggio al Re dei Re, anche se siamo in democrazia. Chissà che non faccia loro un miracolo. Vero.