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LA BATTAGLIA CONTINUA

L'esercito di Alfie è condotto dai bambini: ecco chi sono

Come in ogni battaglia che Dio conduce per mostrare la Sua gloria contro il male ci sono dei generali e degli ufficiali che guidano gli eserciti. A capo della schiera della vita Dio ha messo Alfie, un bambino inerme, capace di confondere generali potentissimi. Gli ufficiali sono invece i bimbi come Benedetto, Giovanni, Greg, Sofia e Maria Grazia. 
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Vita e bioetica 28_04_2018

La battaglia di Alfie Evans è la battaglia fra le tenebre e la luce, fra l’amore incondizionato e l’utilitarismo nazista, fra il Signore della vita e il diavolo della morte. E come in ogni battaglia che Dio conduce per mostrare la Sua gloria contro il male ci sono dei generali e degli ufficiali che guidano gli eserciti. 

Impressiona, perché a capo della schiera della vita, a spronare alla lotta e a non mollare, Dio ha messo un bambino di quasi due anni, inerme, fermo in un letto e la cui vita è costantemente minacciata da oltre 15 mesi. Il generale della morte è invece un sistema giudiziario e sanitario con un potere assoluto sui suoi sudditi. L’esercito di Alfie (Alfie’s Army) è fatto da migliaia di persone sparse in tutto il mondo che lottano contro pochi ma potenti mezzi di comunicazione simili nei metodi alla stampa di regime. Il soldati del bambino hanno agito dando ore di sono e di tempo per cercare di contattare politici, potenti, medici, ospedali, vescovi e nello stesso tempo facendo conoscere Alfie al mondo e pregando per lui. 

Impressiona sapere che, in un momento in cui la testimonianza pubblica della fede è ai minimi storici, in centinaia si sono radunati giovedì sera nelle piazze italiane. Solo a Milano, nonostante l’avviso tardivo della veglia, in 600 hanno pregato davanti al duomo. C’è stata poi la veglia di Roma a piazza san Pietro, quella di Modena e di Pavia, di Torino e, nei giorni precedenti e successivi, in molte altre città. Abbiamo anche ricevuto centinaia di messaggi, persino dall’estero, di persone stupite da quanto la loro vita e quella delle loro famiglie fosse stata stravolta dalla vita di Alfie: «Non ho mai pregato così per nessuno», chi ha scritto Chiara. «Pregavo il Rosario quando moriva qualcuno, ora lo faccio sempre». Impressionate poi sorprendere persone, normalmente molto discrete, coinvolte con una passione viscerale nella vicenda della famiglia di Alfie. Si è pregato, pianto e gioito insieme. E come il bambinello nella capanna raccolse intorno a sé i pastori, la presenza di Alfie, rimandando a quella di Dio, ha riunito un popolo. 

Questo è l’esercito di Alfie. Ma veniamo ai suoi ufficiali, a quelli che più di tutti, dietro al generale, stanno influenzando la battaglia. Ci pare evidente che, se chi vuole abusare della vita vede in prima linea alcuni medici, giudici a volte persino ecclesiastici, chi sta sacrificando molto per la verità sono i bambini.

Abbiamo ricevuto la lettera di uno di loro, Benedetto, 11 anni, che conoscendo la sofferenza vive con grande coinvolgimento quanto sta accadendo ad Alfie. Lotta, si spaventa, prega e gioisce per i pericoli e successi del piccolo di Liverpool. Perciò, la sera che si è saputo che avrebbero privato Alfie della ventilazione, Benedetto ha scritto per lui chiedendo di consegnargli questa canzone di Claudio Chieffo: «Ma non avere paura, non ti fermare mai perché il mio amore è fedele e non finisce mai».

Benedetto ci aveva visto lungo perché, poche ore dopo, Dio non solo non avrebbe abbandonato Alfie, ma attraverso le mani di padre Gabriele e una folla in preghiera avrebbe concesso il miracolo della respirazione autonoma del bambino, avvenuta senza svezzamento dopo 15 mesi di ventilazione meccanica. Sofia manda invece baci ad alfie perché «così lui è più felice». Maria Chiara, 5 anni, è arrivata a dire a sua madre che avrebbe dato la vita per Alfie, esclamando così: «Mamma, se potessi salverei Alfie al posto mio!». Anche dall'Africa alcuni bambini hanno mostrato il loro amore in una foto in cui reggono un cartello che dice: «Alfie, ti vogliamo bene, che Dio sia con te».

Ma i bambini Dio li preferisce, e se li sta scegliendo come i primi fra i suoi testimoni e martiri del'Occidente impazzito non è solo perché sono capaci di una totalità nell’amore e di una sensibilità divina dovuta alla loro innocenza, ma anche perché sanno gridare, spesso imbarazzando il mondo adulto, la verità, che il re è nudo. Giovanni, 4 anni, ha chiesto ad esempio alla sua famiglia riunita a tavola «perché se vogliono uccidere Alfie non li uccidiamo prima noi?». Ovviamente i genitori gli hanno risposto che ci sono altre vie per lottare, a volte più efficaci per far luce sulla verità, ma la domanda in sé dice quanto la legge naturale (che prevede il dovere della legittima difesa di terzi, soprattutto degli innocenti e indifesi) sia inscritta nel cuore di ogni uomo. 

Certamente i bambini, come i semplici genitori di Alfie, hanno il coraggio di guardarla questa legge. E di farlo senza i condizionamenti e la vergogna di un mondo che tende a corromperla. A dimostrarlo è Marta, che con un disegno ha gridato «lasciate vivere il bambino per favore!», insieme a Greg, 7 anni, ripreso in un video. Sua mamma ce lo ha inviato spiegandoci di avergli parlato di Alfie senza usare termini che potessero in qualche modo influenzarne la visione. Eppure le parole di Greg sono cristalline: «Perché dovrebbero ammazzare Alfie? Perché gli onnipotenti del mondo non intervengono, tipo la Regina di Inghilterra, perché non fa niente? Se non fa niente faceva meglio a stare a casa sua, poi non sanno neanche se [Alfie] sta bene lì o no…cosa ne sanno i medici, magari c’è una cura e guarisce e poi c’è il miracolo, qualcuno magari guarisce, come io ho avuto il dente cariato e tutti mi dicevano: “ah ti si infiamma il dente, ti si infiamma il dente”…e invece no, niente. E poi se pianti una pianta e poi arrivi dopo un anno e non l’hai innaffiata perché non te ne frega niente, dopo la ritrovi morta…è come la Regina che se non si prende cura di lui fa come noi con la pianta». 

Così, Greg, in poche parole ha spiegato la differenza fra sostegni vitali (fornire cibo, acqua e aria) e accanimento terapeutico (terapie talmente sproporzionate al fine da non ottenere il beneficio sperato). Beh aveva più ragione lui che medici e giudici, perché Alfie oggi respira autonomamente da quasi 4 giorni e mercoledì, mentre il mondo si agitava per la sua sorte, sorrideva serafico con le gote rosse, come dire a noi tutti: «Non vedete che il padrone della vita è Dio?». 

La vita di Alfie è un segno eclatante di questo per la conversione di ogni cuore. Ma se c’è chi è così immerso nelle tenebre da sostenere ancora che Alfie stia morendo, c’è pure chi, come i bambini, non aveva bisogno di segni eclatanti per affermare con chiarezza che il piccolo è vivo e che ammazzarlo è una follia. Non a caso, dice il Salmo 8, «sopra i cieli si leva il Tuo splendore celebrato da voci di bambini, che i piccoli hai scelto a tua difesa per confondere e umiliare i tuoi nemici».