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MEDITERRANEO

Libia, egiziani e russi pronti a difendere Sirte

Il governo di accordo nazionale libico (Gna) minaccia di attaccare Sirte. L'Esercito nazionale libico di Haftar si prepara a difendere l'importante città. L'Egitto schiera le truppe al confine e minaccia di intervenire se il Gna dovesse attaccare. E anche la Russia manda aerei in appoggio alle forze di Haftar. Un deterrente forte per riprendere il negoziato

Esteri 30_06_2020
Sirte

Tornano a surriscaldarsi la situazione militare in Libia dopo il ritiro delle truppe del  maresciallo Khalifa Haftar da gran parte della Tripolitania.

“E' diventato urgente liberare Sirte, al-Jufra e i campi petroliferi dall'influenza dei mercenari del gruppo russo Wagner e delle forze alleate con l’Esercito nazionale libico” (LNA) del generale Khalifa Haftar. Lo ha reso noto sabato attraverso un comunicato stampa il portavoce del comando militare delle forze del Governo di accordo nazionale (GNA) di Tripoli, Mohamed Qanunu sottolineando che la liberazione delle due località e dei campi petroliferi è un imperativo, sia attraverso mezzi pacifici che attraverso le armi. Qanunu ha parlato anche della "responsabilità dei paesi arabi e stranieri che hanno sostenuto i mercenari e hanno contribuito a facilitarne l'ingresso. Oggi stanno cercando di proteggerli rendendo la loro presenza in Libia una linea rossa" ha detto con un chiaro riferimento alle dichiarazioni del presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, che ha definito Sirte e al Jufra una "linea rossa".

Questo significa che in caso di attacco militare da parte del GNA e dei suoi alleati turchi e mercenari siriani, l’Egitto farà entrare in Libia le ingenti forze corazzate già schierate a Sidi el-Barrani, a poco più di 100 chilometri dai confini con la Cirenaica. Un intervento caldeggiato un caso di attacco alle due località in mano all’LNA, anche dal Parlamento di Tobruk, riconosciuto dall’ONU al pari del governo di Tripoli, e del suo presidente Aguila Saleh, che nei giorni scorsi ha affermato che l'annuncio di al Sisi costituisce “una risposta ad una richiesta del legittimo parlamento libico". Saleh ha aggiunto, in un'intervista al canale televisivo satellitare "Extra News" che l'Egitto ha sempre chiesto un cessate il fuoco e una soluzione pacifica, ma alcuni paesi "e persino alcuni libici" hanno interesse alla continuazione del conflitto. Qanunu ha ribadito che è inaccettabile parlare di un cessate il fuoco in un momento in cui mercenari stranieri occupano Sirte e al-Jufra e controllano i giacimenti petroliferi libici.

Ieri Il ministero degli Esteri del GNA, Siyala, ha dichiarato che le proprie forze continueranno a "ripulire il Paese di tutti i mercenari e gli aggressori per proteggere la sicurezza nazionale della Libia” puntando il dito contro i russi della compagnia Wagner, i sudanesi Janjaweed ed altri mercenari che combattono con l’LNA (anche se sono ugualmente mercenari i 12mila o forse 15mila siriani arruolati da turchi per affiancare le milizie del GNA).

Stessi toni aveva usato il ministro dell'Interno libico, Fathi Bashaga, che il 27 giugno ha invitato l'Unione europea a imporre sanzioni contro il gruppo russo Wagner e considerarlo sponsor del terrorismo dopo che la compagnia energetica libica National Oil Corporation (Noc) ha espresso in una nota la sua profonda preoccupazione per la presenza di mercenari russi e di altri stranieri all'interno del giacimento petrolifero di Sharara. Il controllo da parte dei mercenari russi del giacimento petrolifero di Sharara, insieme al gruppo di miliziani Janjawid, è un pericoloso precedente di mercenari stranieri che controllano il petrolio libico e controllano la ricchezza dei libici, ha aggiunto Bashaga. La Noc aveva rivelato il 26 giugno l'ingresso nella grande struttura petrolifera di "un convoglio di decine di mezzi militari la sera del 25 e si sono incontrati con le guardie del campo".

A completare il quadro di preparativi bellici si registra l'arrivo a Sirte di sei batterie contraeree di missili tipo "Pantsir provenienti dalla Russia" e di "11 aerei cargo russi" con "mercenari siriani, armi e munizioni atterrati alla base di Ghardabiya, a sud di Sirte". La notizia è stata resa nota dal GNA e i velivoli cargo russi sarebbero atterrati nello scalo a sud della città, che secondo alcune fonti Mosca vorrebbe trasformare in propria base permanente in Libia. Attualmente almeno 18 aerei russi privi di insegne di nazionalità (14 Mig 29 e 4 Sukhoi Su-24 secondo il Pentagono) sono schierati ad al-Jufra e Tobruk per dare manforte ai contractors russi e alle forze di Haftar in caso attacco del GNA a Sirte e alla stessa al-Jufra.

Queste forze aeree e il dispositivo terrestre schierato dall’Egitto al confine costituiscono un potente deterrente contro nuove offensive del GNA che neppure i turchi dovrebbero avere interesse a incoraggiare poiché un intervento egiziano in grande stile potrebbe cancellare in pochi giorni tutti i progressi militari conseguiti negli ultimi mesi dal GNA e da Ankara, oggi vera e propria dominatrice della Tripolitania in termini di influenza politica, militare ed economica.

Il 24 giugno, il portavoce dell'LNA, colonnello Ahmed al Mismari, ha affermato che l'esercito era "pronto a fronteggiare qualsiasi emergenza in qualsiasi momento" aggiungendo che "la presenza turca in Libia minaccia l'intera regione e Ankara sta cercando di penetrare in un certo numero di paesi africani come Niger, Ciad e Corno d'Africa". "Abbiamo completato i preparativi per lanciare l'operazione per la liberazione di Sirte, aspettiamo solo le istruzioni del comandante in capo delle forze armate" aveva detto il 26 giugno un portavoce del GNA.

Le operazioni militari sono da settimane “congelate” in attesa che russi e turchi riprendano i colloqui di pace il cui decollo è però ostacolato dal destino dio Sirte e al-Jufra. Sul fronte di Sirte potrebbero scontrarsi i mercenari siriani filo-turchi arruolati tra le milizie jihadiste nel nord siriano e quelli filo-russi arruolati tra i combattenti fedeli a Bashar Assad e che da alcune settimane stanno affluendo in Cirenaica anche se, per ora, in numero decisamente inferiore rispetto a quelli arruolati da Ankara.