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PAKISTAN

Lotta ai vaccini, caccia ai medici volontari

Riprende l'offensiva dei talebani contro la campagna di vaccinazione anti-polio, nelle regioni tribali del Pakistan. Un centro anti-polio attaccato e due medici uccisi, ultimi di una lunga serie. Il risultato è tragico: nel Paese la poliomelite non è ancora debellata.

Esteri 30_12_2013
Antipolio

È ripresa in Pakistan da alcune settimane, dopo una pausa durata poco più di tre mesi, l’offensiva dei fondamentalisti islamici contro il “complotto per sterilizzare in massa i bambini musulmani”, ovviamente ordito dall’Occidente: perchè questo, ai loro occhi, è il reale scopo delle campagne per sradicare la poliomielite realizzate dall’Organizzazione mondiale della sanità in collaborazione con il governo come parte di un più ampio progetto internazionale, il Programma allargato di vaccinazione, destinato a rendere accessibili i vaccini a tutti i bambini del mondo.

Il 28 dicembre alcuni terroristi hanno attaccato un centro anti-polio nei pressi di Peshawar, hanno ucciso un medico e hanno ferito due operatori sanitari. Pochi giorni prima, il 21 dicembre, era toccato a Ghilaf Khan, capo di una squadra di vaccinatori operativa a Jamrud, una cittadina situata nel Khyber, una delle otto aree tribali del paese, colpito a morte da due terroristi a volto coperto entrati nell’ambulatorio dove stava assistendo un bambino e poi fuggiti a bordo di una motocicletta, lasciando un messaggio in cui minacciavano della stessa sorte tutti gli altri operatori sanitari che partecipano alla campagna anti-polio.

Con questi due ultimi attentati i fondamentalisti hanno ottenuto quel che volevano. Infatti l’equipe del Programma allargato di vaccinazione e tutti i componenti delle 328 squadre anti-polio hanno sospeso le attività, troppo spaventati per proseguire, lasciando per il momento privi di protezione dal virus decine di migliaia di bambini.

L’intenzione del governo di intensificare le operazioni anti-polio, per cercare di debellare la malattia soprattutto nelle aree tribali nordoccidentali dove la poliomielite è più diffusa, era stata annunciata il 13 dicembre da Iran Khan, l’uomo politico ex giocatore di cricket di fama internazionale ora impegnato in attività filantropiche. Quello stesso giorno si sono verificati due attentati mortali: nel primo, messo a segno a Swabi, capitale dell’omonimo distretto, le vittime sono state due agenti addetti alla sicurezza del personale medico, uccisi mentre presidiavano un ambulatorio; nel secondo a perdere la vita è stato un giovane che stava somministrando il vaccino ai bambini nell’ospedale civile di Jamrud.

Pochi giorni prima, il 21 ottobre, sette insegnanti di una scuola privata erano stati rapiti, sempre nella stessa area tribale, dopo che avevano lasciato entrare nella loro scuola le squadre anti-polio. Fortunatamente il 26 ottobre erano stati rilasciati. Peggior sorte era toccata il 10 ottobre a tre agenti, anche loro incaricati della sicurezza dei volontari, feriti da una bomba lanciata contro l’auto su cui viaggiavano vicino al villaggio di Achini, nei pressi di Peshawar.

Negli ultimi 12 mesi molte altre persone impegnate nelle campagne di vaccinazione sono state uccise. L’attentato più cruento si è verificato lo scorso dicembre ed è costato la vita a nove volontari.

La conseguenza delle continue interruzioni imposte dai fondamentalisti alle campagne anti-polio è che il Pakistan è uno dei tre paesi del mondo, insieme all’Afghanistan e alla Nigeria, in cui la poliomielite è tuttora endemica: inoltre, i casi accertati, scesi nel 2005 a 27, hanno ripreso a salire negli ultimi anni. Dall’inizio del 2013 si registrano almeno 72 contagi, concentrati nelle aree tribali e nella provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa.

Tuttavia i progressi compiuti sono enormi tenuto conto che nei primi anni 90 i casi diagnosticati erano circa 20.000 all’anno. È quindi provato al di là di ogni possibile dubbio, e dovrebbe esserlo anche per i fondamentalisti islamici, che sono davvero dei vaccini, innocui ed efficaci, quelli che vengono somministrati ai bambini: tanto più che la prima campagna anti-polio in Pakistan risale al 1994 e quindi, se davvero si trattasse invece di sostanze che rendono i bambini sterili, già se ne dovrebbero notare gli effetti nella popolazione.

Perciò alcuni imam decidono con buoni risultati di contrastare i talebani rassicurando i fedeli che a essere iniettato nei bambini è proprio un vaccino e che inoltre sottoporvi i propri figli non pone problemi di carattere religioso. I fondamentalisti islamici infatti instillano nei musulmani, oltre alla diffidenza nei confronti dell’Occidente, anche il timore che adottare qualcosa di estraneo all’Islam – che si tratti di comportamenti, oggetti, tecniche, conoscenze... – sia haram, peccato.

In realtà si tratta peraltro di un precetto interpretato molto disinvoltamente. Nessun fondamentalista islamico infatti rinuncia a usare armi inventate e fabbricate in Occidente, anche se magari, come nel caso del movimento nigeriano Boko Haram, rifiuta di portare orologi da polso ritenendoli appunto haram in quanto frutto della tecnologia occidentale e tipico costume “infedele” indossarli