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Tanzania

L’Unhcr chiede più fondi internazionali per il Tanzania

In visita in Tanzania, l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi ha sollecitato più contributi internazionali per assistere i 330.000 rifugiati residenti nel paese e i rimpatri volontari

Migrazioni 17_02_2019

L’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha concluso l’8 febbraio una visita di quattro giorni in Tanzania nel corso della quale ha visitato il campo profughi Nyarugusu di Kasulu, nel nord ovest vicino al confine con il Burundi. In una conferenza stampa prima di lasciare il paese ha spiegato che sono necessari più contributi internazionali per assistere i circa 330.000 rifugiati ospitati dal Tanzania. Grandi ha quindi lodato il paese per la sua lunga tradizione di ospitalità ai profughi in fuga da guerre e persecuzione dai paesi vicini e per aver sottoscritto il Patto globale sui rifugiati. Si è poi detto soddisfatto dell’assicurazione che il governo continuerà a essere accogliente con i rifugiati e ha aggiunto che il paese merita perciò maggiori riconoscimenti internazionali. Il 74% dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Tanzania arrivano dal Burundi, il rimanente 26% proviene dalla Repubblica democratica del Congo. Negli ultimi due anni 57.865 rifugiati burundesi sono stati assistiti nel ritorno volontario in patria. A questo proposito Grandi, in un incontro con funzionari di governo, ha osservato che dei rifugiati rimpatriati sostengono che la loro decisione di tornare a casa è stata influenzata da pressioni esercitate dai funzionari governativi, restrizioni alla libertà di movimento e scarse opportunità di accedere a mezzi di sussistenza. “È importante che nessuno sia costretto ad andarsene – ha ammonito – il rimpatrio deve essere una scelta volontaria”. La situazione sia nella Repubblica democratica del Congo sia in Burundi è ancora incerta, ha aggiunto, e tuttavia chi decide di tornare a casa deve godere del pieno sostegno dell’Unhcr. Anche per i rimpatri volontari quindi sono necessari più fondi internazionali, ha concluso Grandi, perché attualmente i contributi e l’assistenza forniti ai rimpatriati in Burundi non sono adeguati.