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VENEZUELA

Maduro ci riprova: tenta la via del golpe parlamentare

Maduro sta cercando di prendere il controllo del Parlamento, dominato da una maggioranza di partiti democratici. Ha provato a chiuderli fuori, con l'uso dell'esercito e nominare una nuova giunta direttiva di fedelissimi. Per ora il tentativo non è riuscito e ha attirato la condanna internazionale.

Esteri 07_01_2020
Juan Guaidò sfida l'esercito per entrare nel Parlamento

L’immagine del Presidente del potere legislativo del Venezuela Juan Guaidò intento a scavalcare il cancello di ingresso all’Emiciclo ha fatto il giro del mondo la scorsa domenica. Approfittando del fatto che ogni 5 gennaio la direttiva del Parlamento venezuelano deve rinnovarsi, Nicolas Maduro ha tentato un “golpe parlamentare”: mentre i militari hanno bloccato con l’uso della forza l’ingresso della maggioranza di opposizione, dentro il Parlamento si è autoproclamato Presidente il disertore dell’opposizione Luis Parra, per insediare una nuova giunta direttiva chavista, senza il quorum necessario, senza votazione e senza rispettare nessuna regola.

Luis Parra è legato a una rete di riciclaggio internazionale: è stato espulso del partito di opposizione “Primero Justicia” per “corruzione” lo scorso dicembre 2019, accusato di utilizzare il suo ruolo nella Commissione di controllo di gestione per favorire Alex Saab, imprenditore colombiano di origine libanese, indagato dalla Procura di Roma per riciclaggio di denaro proveniente dalla “gestione illecita dei sussidi alimentari a favore del Venezuela, da parte della famiglia del presidente Nicolas Maduro”. Il 14 di novembre 2019 il nucleo Valutario della Guardia di Finanza italiana ha sequestrato beni a lui riconducibili per oltre 6 milioni di euro.

Ma il “fujimorazo” di Maduro non ha avuto successo. Nonostante il tentativo della dittatura di prendere il potere dell’unica istituzione legittima in Venezuela, i deputati venezuelani hanno deciso di stabilire la vera assemblea nella sede del giornale “El Nacional” e con 100 voti hanno rieletto Juan Guaidò Presidente del Parlamento; 16 voti in più rispetto agli 84 minimi richiesti dal regolamento (l'Assemblea nazionale è composta da 167 deputati). Completano la nuova direttiva Juan Pablo Guanipa e Carlos Berrizbeitia, in qualità di primo e secondo vicepresidente, e Angelo Palmeri come Segretario.  

Inspiegabilmente, il “golpe” è passato quasi inosservato sui media italiani, che hanno pubblicato l’informazione in modo molto ridotto e perfino impreciso: La Repubblica ha affermato che “ora l'Assemblea nazionale si trova ad avere due giunte direttive in conflitto” e La Stampa ha titolato “Parra eletto Presidente”. Per questo motivo la Nuova BQ ha conversato con l’avvocato venezuelano Juan Manuel Raffalli, esperto costituzionalista, per spiegare perché il Parlamento del Venezuela ha una sola direttiva e perché Maduro ha effettivamente tentato un “golpe parlamentare”.

Perché non è valida la presidenza di Luis Parra? “Gli eventi che si sono verificati nell'Emiciclo non rappresentano una sessione valida del parlamento nazionale, poiché il quorum non è stato verificato o raggiunto, né è stata data l'opportunità ai deputati di candidarsi e di votare. Inoltre, non è stata costituita la Commissione speciale che impone l'articolo 11 del Regolamento interno, presieduta dal Presidente in funzione, Juan Guaidò, per dirigere il processo di designazione e giuramento”.

Luis Parra ha approfittato della confusione dello scontro tra i funzionari militari e i parlamentari che erano rimasti bloccati all’esterno del palazzo e si è autoproclamato Presidente del Parlamento con un megafono, alla presenza di 50 deputati chavisti, 12 parlamentari espulsi dall’opposizione, i cosiddetti “traditori” (perché hanno accettato presunte mazzette dal regime per vendere il loro voto) e alcuni deputati oppositori che erano riusciti ad entrare, ma la seduta non era stata legalmente installata. “Impedire ai deputati dell'opposizione di accedere al Palazzo legislativo con la forza ed eleggere una nuova direttiva per l'anno 2020 in loro assenza è un atteggiamento cinico, giuridicamente e politicamente scorretto”, ha spiegato Raffalli.

Invece, perché è valida la rielezione di Juan Guaidò? “Perché la sessione tenutasi nel pomeriggio fuori dal Palazzo legislativo federale è stata completata nel pieno rispetto alla Costituzione e delle Regole interne: è stata convocata pubblicamente con urgenza dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, di fronte all’impossibilità di incontrarsi nella sede del Parlamento come era previsto; il regolamento interno consente di incontrarsi al di fuori della sede del Palazzo Legislativo quando così deciso dall'Assemblea Nazionale stessa, perché il potere legislativo non è collegato alla sede invece è rappresentato dai deputati che si incontrano e agiscono in conformità con il regolamento; avendo partecipato circa 100 deputati si è superato il quorum minimo necessario per la realizzazione della seduta”.

Per cui “la conclusione è chiara e inconfutabile: l'unica direttiva dell'Assemblea nazionale validamente designata per l'anno 2020 è stata eletta nella sessione tenutasi presso la sede del quotidiano El Nacional, con la partecipazione della direttiva in carica e il quorum sufficiente per riunirsi”, ha affermato.

Il tentativo di assalto è stato così plateale, che l'OSA (Organizzazione di Stati Americani), il gruppo di Lima, gli Stati Uniti, l'Unione Europea; insieme a Colombia, Brasile, Bolivia, Ecuador, Costa Rica, Uruguay, Panama, e persino i governi socialisti dell'Argentina e del Messico, hanno respinto il “golpe parlamentare” e hanno fatto appello per il rispetto dell'Assemblea nazionale del Venezuela.

Oggi si attende il prossimo round, Juan Guaidó e Luis Parra hanno convocato, separatamente, una nuova sessione presso la sede del Parlamento. Questa sarà una giornata di nuove tensioni e di ulteriore censura: oltre alla persecuzione della stampa libera, l'osservatorio internazionale su Internet NetBlocks.org ha segnalato che durante la giornata del 5 gennaio i venezuelani hanno sofferto “gravi restrizioni” per l'accesso a Twitter, Instagram, Facebook, Messenger e YouTube attraverso la società statale di telecomunicazioni del Paese, Cantv. Il regime tenta di nascondere le sue mosse antidemocratiche.