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Africa

Malawi. Attaccate dai ladri tre chiese cattoliche

Tre chiese e un convento sono stati presi di mira da uomini armati in due diocesi. In un caso oltre a denaro e oggetti di valore i ladri hanno rubato anche delle Ostie consacrate

 

In meno di due mesi in Malawi, Africa Australe, si sono verificati tre gravi attacchi a strutture cattoliche. A settembre uomini armati hanno attaccato e derubato la chiesa cattolica di St Patrick, nell’arcidiocesi della capitale Lilongwe, quella di Kankao, nella diocesi di Mangochi, e il vicino convento delle Suore Canossiane. Il 7 ottobre è stata colpita la chiesa di Nsanama, anch’essa nella diocesi di Mangochi dove i ladri hanno rubato oltre a dei contanti, a un laptop, a dei telefoni cellulari, anche delle Ostie consacrate. Il vescovo di Mangochi, monsignor Monfort Stima, ha rivolto un appello al governo, affinché “faccia il possibile per proteggere i cittadini del Malawi e la Chiesa cattolica”, e alla popolazione perché a sua volta vigili e collabori a impedire che simili attacchi non si ripetano. Dopo l’attacco di settembre alla parrocchia di Kankao monsignor Sima aveva invitato tutti i fedeli della sua diocesi a partecipare a una novena, iniziata il 14 settembre, per pregare Dio per l’individuazione delle persone responsabili delle profanazioni e dei furti. In Malawi i cristiani sono circa il 75 per cento della popolazione, i musulmani quasi il 15 per cento. Secondo la fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre “non vi sono indicazioni che suggeriscano che la libertà di religione nel Malawi sia minacciata”. Tuttavia, “le tensioni sociali potrebbero avere un effetto negativo sulle relazioni interreligiose”. L’afflusso di numerosi rifugiati provenienti dal Mozambico ha contribuito a creare problemi economici e sociali: “l’assistenza ai rifugiati – sottolinea Aiuto alla Chiesa che soffre – rappresenta anche una sfida per le Chiese e le comunità religiose del Malawi e l’esperienza mostra che le tensioni religiose tendono a peggiorare quando diversi gruppi di fede vivono in condizioni di estrema povertà”.