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JIHADISMO IN NIGER

Massacro volontari francesi, il prezzo dell'impegno

La Francia continua a pagare un elevato prezzo in vite umane nel Sahel dove circa 6 mila militari, oltre 5 mila dei quali francesi, combattono le diverse milizie jihadiste. Sei volontari dell'Ong Acted sono stati trucidati da terroristi nel Niger, in un parco naturale. Da mesi si registra una recrudescenza del terrorismo

Esteri 11_08_2020
Niger, conferenza stampa dell'Ong Acted

La Francia continua a pagare un elevato prezzo in vite umane nel Sahel dove circa 6 mila militari, oltre 5 mila dei quali francesi, combattono le diverse milizie jihadiste nell’ambito dell’Operazione Barkhane.

Domenica, nel Niger sud-occidentale, sei francesi, la loro guida e il loro autista sono stati uccisi da uomini armati. "La maggior parte delle vittime è stata freddata a colpi di arma da fuoco, ma una donna che era riuscita a fuggire è stata raggiunta e sgozzata. Un gesto che, pur al momento in assenza di rivendicazioni, contribuisce ad attribuire la strage agli jihadisti. Sul posto è stato trovato un caricatore svuotato” ha riferito una fonte locale citata dall’agenzia di stampa France Presse.

I sei francesi (quattro donne e due uomini tra i 25 e i 50 anni) lavoravano in Niger per l’Ong Acted ma erano giunti nella zona del parco naturale di Kourè in gita turistica, per ammirare le ultime giraffe dell'Africa occidentale rimaste. L'attacco è avvenuto intorno alle 11:30 di domenica in una zona a sei chilometri ad est della città di Kourè, a circa un'ora di macchina dalla capitale Niamey. Gli aggressori sono arrivati in moto attraverso la boscaglia e hanno aspettato l'arrivo del veicolo con a bordo i francesi e i loro due accompagnatori.

Anche se il turismo è tollerato nella regione, il ministero degli Esteri di Parigi ricorda come "la minaccia terroristica che pesa sul Niger, soprattutto fuori della capitale ed in prossimità delle frontiere è elevata. Movimenti terroristici presenti nel Sahel, in Nigeria e nella zona lacustre potrebbero compiere operazioni in Niger", vi si legge. Il ministero fa presente inoltre che azioni vengono compiute intorno alle frontiere del Niger, per esempio sequestri, attentati o attacchi e che la minaccia "persiste" nella regione.

Militari nigerini con il supporto di aerei ed elicotteri francesi stanno rastrellando il parco naturale “Kourè Giraffe” e l'area circostante alla ricerca del commando di aggressori. Nella zona di Kouré i viaggi sono sconsigliati anche se si tratta del primo attacco contro occidentali in questa regione da quando è diventata riserva naturale 20 anni or sono. Il cofondatore di Acted, Frederic Roussel, in una conferenza stampa ha evidenziato che "la comunità internazionale deve rendersi conto della contraddizione che c'è tra il chiederci di sostenere queste popolazioni che vivono in modo drammatico e lasciarci soli di fronte a una violenza di cui siamo diventati i bersagli più facili". Valutazioni che però cozzano con la ritrosia di gran parte delle Ong a operare inserite in un contesto di cooperazione civile-militare guidata dalle forze armate, nel caso specifico l’Operazione francese Barkhane attiva dall’agosto 2014 nel Sahel.

Inoltre è evidente che in paesi come il Niger, dove in passato cittadini francesi sono stati rapiti nella stessa capitale Niamey e poi liberati dietro pagamento di un riscatto milionario, muoversi in aree isolate quali un parco naturale per “turismo” non rappresenta certo una scelta improntata ai necessari criteri di sicurezza. Del resto non è necessario disporre di rapporto dell’intelligence per comprendere che per i terroristi jihadisti è molto più facile colpire civili francesi che si muovono come se fossero in vacanza che i militari di Parigi attivi in Niger al fianco delle forze locali. A questo proposito il portavoce del partito Front National, Sebastien Chenu, ha definito "inopportuno" "andare a passeggio per il Niger in questo momento anche per degli operatori umanitari" e ha chiesto di far rimpatriare tutti i francesi che si trovino attualmente nella zona.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato al telefono con il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou e ha riunito per questa mattina il Consiglio di Difesa denunciando "l'attacco che ha vilmente colpito un gruppo di operatori umanitari" e assicurando che "ogni mezzo" verrà utilizzato per "chiarire" le circostanze dell'attacco. L'ufficio del procuratore francese antiterrorismo (Pnat) ha annunciato di aver aperto un'indagine per "omicidi in relazione a un'impresa terroristica" e "associazione criminale terroristica". L'indagine "è stata affidata alla Direzione generale della sicurezza interna (DGSI, i servizi segreti interni), in coordinamento con la Sotto direzione anti terrorismo (SDAT).

Il Niger, uno dei baluardi della presenza militare francese e internazionale nel Sahel contro l’insurrezione jihadista nel Sahel, è alle prese sin dal 2015 con un'ondata di attacchi vicino ai confini con Mali e Burkina Faso (al-Qaeda nel Maghreb Islamico e Stato Islamico nel Grande Sahara) a ovest e con la penetrazione dei miliziani di Boko Haram e Stato islamico nell’Africa occidentale (ISWAP) dal confine con la Nigeria, a sud. A Niamey è presente anche una missione militare italiana di addestramento – Misin – che quest’anno dovrebbe vedere un  incremento degli organici da meno di un centinaio a un massimo di 295 militari con una presenza aerea di 5 velivoli inclusi droni dell’Aeronautica.

Da mesi in Niger si registra una recrudescenza degli attacchi compiuti anche contro guarnigioni militari governative e i francesi sono in considerato da anni obiettivo prioritario per i jihadisti a causa anche dell’Operazione Barkhane, attiva in Niger, Ciad, Burkina Faso, Malì e Mauritania (G5 Sahel) e che vede attualmente schierati 5.100 militari francesi e qualche centinaio di militari di altri paesi europei.