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RIMINI

Meeting vuol dire incontro. E la politica può attendere

La grande stampa l'ha già ribattezzata "edizione povera", quella del Meeting di Rimini 2014. Perché manca Renzi, mancano i grandi nomi della politica. Invece è un'occasione per riscoprire il vero significato dell'incontro, con le sue tavole rotonde, esposizioni, momenti culturali.

Cultura 19_08_2014
Meeting 2014

Meeting, cioè incontro. La lingua inglese, così usata e abusata, può talvolta farci dimenticare il significato vero delle parole. Meeting significa incontro. Non scordiamolo. In una società come la nostra sempre più disumana, in cui non ci si incontra più in modo autentico, personale, reale, fisico (impazzano i terribili social network, ma è un’altra cosa), il Meeting di Rimini, Meeting per l’amicizia tra i popoli nella sua originaria versione estesa, è il più importante avvenimento di «incontri» che ci sia al mondo.

Già si sono letti i primi, scontatissimi commenti, le prime interpretazioni all’edizione di quest’anno: ci sarà Formigoni? perché non viene Renzi: dagli Scout sì e al Meeting no? quanti e quali ministri visiteranno gli stand di Rimini? Cl ha ancora un ruolo e una possibilità di presenza incisiva nella vita dell’Italia? I soliti esercizi a tavolino della buona stampa. Come sempre, sfugge al potere mediatico, e non solo, il significato profondo di una manifestazione come il Meeting, che vede al lavoro in questi giorni di preparazione 600 volontari, cui ne seguiranno più di 3000 dal 24 al 30 agosto, provenienti da 16 Paesi diversi, fino ad Haiti e all’Ucraina, e che accoglieranno i 100 mila visitatori previsti.

Chiedetelo a loro, ai volontari, cos’è il Meeting. Non vi diranno che è il primo appuntamento politico dopo la pausa estiva, né che si faranno le prove per il «grande Centro», e neppure che si confronteranno le varie anime del mondo cattolico, per contendersi l’onore e l’onere di interpreti fedeli del Francesco-pensiero. No, vi risponderanno dicendo che qui hanno conosciuto la morosa, che qui hanno deciso a quale facoltà iscriversi, che hanno preferito allestire una mostra piuttosto che andare in vacanza in Sardegna, che impegnandosi a fare gli imbianchini, gli elettricisti, i magazzinieri e i falegnami gli si è chiarito cosa vorranno fare nella vita. Che hanno, appunto, incontrato tanti amici che li hanno aiutati a scoprire il senso dell’esistenza, magari in un momento difficile e doloroso, e che li hanno invitati a percorrere un pezzo di strada insieme. Non solo lavorano gratis, ma si pagano vitto e alloggio. E non sono unicamente universitari e giovani lavoratori, ma anche madri di famiglia, come Daniela, di Catania, sposata e con 5 figli, che ha deciso di festeggiare le nozze d’argento venendo a lavorare come volontaria con tutta la sua famiglia.

Meeting, cioè incontro. Il primo «incontro» è con il titolo dell’edizione di quest’anno. Un titolo splendido. E attualissimo. Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo. La frase-programma del pontificato di Bergoglio unita alla frase che sintetizza l’intera opera educative e l’impeto missionario di don Giussani. Impossibile dar conto in poche righe del ricco programma, arduo segnalare anche solo alcune iniziative. La bellezza del Meeting è che è una incessante scoperta, una sorpresa inesauribile, una possibilità unica di imparare, di seguire, di confrontarsi. Chi lo frequenta da decenni, o ci è andato anche una sola volta, sa benissimo che si viaggia con in mano la mappa degli stand e il programma dettagliato della settimana. Saltando con disinvoltura da una conferenza sull’Europa o su Péguy a una mostra su Tolstoj o Don Bosco, da uno spettacolo di balli a un momento di relax nello Sport village. Intrecciando il tutto con appuntamenti per il pranzo o uno spuntino, magari con l’amico lontano che si vede solo una volta l’anno, appunto a Rimini.

Una cosa è certa: al Meeting non ci si annoia mai. L’edizione di quest’anno è già stata etichettata come un’edizione in tono minore, più povera, per la scarsità di nomi di grido del mondo politico. Bah, vedremo. Ma forse è un bene. Così si guarderà il Meeting in faccia, per ciò che è veramente, non l’immagine ridotta che ne danno molti organi di stampa. Che si preoccupano di montare un titolo a effetto su una frase buttata lì in conferenza stampa da un ministro e ignorano invece incontri, tavole rotonde, esposizioni, momenti culturali, che rappresentano l’anima del Meeting. Se siete in Romagna dal 24 al 30 agosto fate un salto nel saloni della Fiera di Rimini. Non ve ne pentirete.