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MEDITERRANEO

Mercenari contro i trafficanti, la proposta irricevibile

Erik Prince, il fondatore della società militare privata Blackwater, propone di usare contractors (mercenari) per combattere il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Ma la sua proposta è destinata a cadere nel vuoto, per l'opposizione dell'Ue

Esteri 28_11_2017
Barcone nel Mediterraneo

La proposta è di quelle politicamente scorrette, ma del resto Erik Prince, fondatore della discussa società militare privata Blackwater e oggi direttore della Academi, è un uomo pragmatico e non certo incline al linguaggio paludato della politica. In un editoriale pubblicato sul Financial Times, Erik Prince ha affermato nei giorni scorsi di avere un piano per fermare i migranti provenienti dalla Libia, inviando contractors privati "a una frazione di quello che l'Europa spende per intercettarli nel Mediterraneo".

Una frase forte anche perché i contractors di Prince potrebbero combattere i trafficanti e fermare i migranti mentre le flotte europee si limitano a soccorrere i migranti illegali e a sbarcarli in Italia; solo da questa estate tale sorte viene riservata ai fortunati che riescono a evitare le motovedette libiche che invece li riportano a Tripoli, in campi d’accoglienza, in attesa che l’Onu li rimpatri nel Paese d’origine. "E' la soluzione alla crisi dei rifugiati che sta minacciando la stessa Ue" ha scritto Prince al quale deve sembrare assurdo che l’Unione (prima potenza mondiale per Pil e seconda per spesa militare) non sia riuscita (in realtà non abbia voluto) fermare i flussi migratori illegali e combattere davvero i trafficanti.

Uomo d’affari, Prince esalta l’efficienza a costi contenuti dei suoi uomini: nei mesi scorsi aveva presentato all’Amministrazione di Donald Trump (di cui è stato finanziatore della campagna elettorale con 235 mila dollari) un piano per sostituire le truppe regolari alleate in Afghanistan (13.500 militari che stanno crescendo a 17mila unità) con un esercito privato di contractors da affiancare alle forze di Kabul. Piano bocciato dal Pentagono, timoroso forse che il successo dei contractors avrebbe ridotto i finanziamenti alle forze armate e incentivato l’impiego delle Private Military Companies invece dei militari. Uno sviluppo che nessuna forza armata, in Usa come in Europa, vorrebbe vedere anche se il vantaggio nell’impiego degli eserciti privati è legato pure all’impatto sociale e politico molto limitato delle perdite subite dai contractors, al contrario di quelle tra i militari.

"Il traffico di esseri umani dal Sudan, dal Ciad, dal Niger è un processo industriale" ha detto Prince al Corriere della Sera. "Per fermarlo devi creare una polizia libica di frontiera lungo il confine meridionale. Gheddafi adorava le piste di atterraggio, ce ne sono dappertutto laggiù: basta costruirvi tre basi di polizia e mandare 250 addestratori stranieri in ciascuna al fianco dei libici, proprio come Blackwater fece con la polizia di frontiera afghana". Valutazioni che non fanno una grinza sul piano tattico e operativo, ma è possibile immaginare un’Europa che si rivolga a un esercito privato per fermare i flussi migratori? Un’Europa che impiega i suoi militari per consentire a chiunque paghi criminali di sbarcare in Italia? Facile immaginare le levate di scudi di Ong, cooperative e associazioni "cattocomuniste" pronte a stracciarsi le vesti gridando allo scandalo per l’uso di “mercenari” contro i poveri migranti. 

Alle proposte di Prince non ci sono state infatti reazioni di nessun tipo da parte della Ue e della comunità internazionale anche se il 48enne fondatore della più famosa (e famigerata) società militare provata non è certo nuovo a operazioni non convenzionali in Africa. Una recente inchiesta di Jeremy Scahill e Mattew Cole sulla pubblicazione americana The Intercept, ha rivelato che tra il 2013 e il 2015 Prince ha cercato di organizzare una forza aerea militare mercenaria a basso costo, ma ad alto potenziale tecnologico-militare, trasformando piccoli aeroplani civili in velivoli da attacco con l'intento di venderli o affittarli ad alcuni paesi africani. In particolare, Prince avrebbe avuto contatti con Mali, Niger e Sud Sudan. Academi è del resto molto attiva negli Emirati Arabi Uniti e già schiera in Libia piloti, aerei antiguerriglia e personale che affiancano, su commessa del governo emiratino, le truppe dell’Esercito Nazionale Libico del maresciallo Khalifa Haftar.

Prince e i suoi uomini hanno quindi già da tempo “un piede in Libia”, ben conoscono il territorio e se venissero schierati sulle coste e lungo i confini meridionali della nostra ex colonia avrebbero buone possibilità di chiudere i flussi migratori e combattere con la necessaria veemenza i trafficanti. Forse anche per questa ragione i contractors di Prince non verranno mai assoldati da un’Europa dove alcuni Paesi (Francia in testa) e le lobby dei soccorsi e dell’accoglienza hanno scoperto solo oggi lo “schiavismo” in Libia e intendono usarlo per far saltare il già debole accordo che da luglio ha ridotto di oltre il 30 per cento i flussi di immigrati illegali verso l’Italia.