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STOP A BIELLA, SCONSIGLIATE A TRENTO

Messe sospese, avanti un altro. Ma il vescovo dice no

Timor di Dio nel cestino, ora c'è la responsabilità. Il vescovo di Pinerolo fa scuola: a Biella il parroco "amico" della Bonino sospende la Messa. Ma il suo vescovo alla Bussola lo stoppa: «Non sono d'accordo, Messa cuore della nostra vita». A Trento Messe sconsigliate: 2 metri fra i fedeli, over 70 a casa. E a Verona niente Cresime né Prime Comunioni. 
-L'ERESIA DEL TELEPREDICATORE OLIVERO di Luigi Corti

Ecclesia 19_11_2020

È stato più semplice del previsto essere profeti. La decisione del vescovo di Pinerolo di sospendere le Messe con concorso di popolo avrebbe trascinato con sé altre realtà. E così è stato.

In diocesi di Biella ad esempio, un parroco non ci ha pensato due minuti a sprangare le chiese con motivazioni che lasciano esterrefatti: «Anche se al momento sono consentite le celebrazioni, personalmente, in quanto responsabile della Comunità parrocchiale, ritengo doveroso,  oltre che rispettoso verso se stessi e gli altri, evitare ogni occasione di incontro tra più persone, non sapendo quanti di quelle che partecipano all’Eucarestia siano positive asintomatiche», dice il parroco di Quaregna e Cossato don Mario Marchiori che ha pensato di scrivere una lettera ai fedeli.

RESPONSABILITA', NUOVO TIMOR DI DIO
Responsabilità, ecco la parola d’ordine, la parola totem, l'imperativo e il comandamento, la virtù suprema che ormai ha preso il posto del santo Timor di Dio e dato che l’iniziativa non è giustificata da nulla, salvo il proprio egocentrismo, tipico di chi pensa che il bene delle anime non sia quello che dà la Chiesa, ma quello che dà il prete, a una decisione ideologica del genere si accompagna sempre la cattiva teologia, come nel caso di Pinerolo: «Non sentiamoci penalizzati – ha proseguito -, anzi valorizziamo o recuperiamo la preghiera e la lettura del Vangelo in famiglia come occasione bella per vivere al meglio le nostre relazioni, lasciandoci interpellare anche dalle situazioni di sofferenza e di povertà, non così distanti dalle nostre case, e che solitamente magari ignoriamo». Insomma, la Messa è un ostacolo alla lettura della Parola in casa, al lasciarci interpellare dalle esigenze e dalle emergenze caritative.

PORTE APERTE PER LA BONINO
Ma anche questa è la conseguenza del ritenere la Santa Messa un servizio mondano come tanti altri, procrastinabile a piacere e ormai rimandabile a sentimento.

Il personaggio non è un prete qualunque. Ricordate la predica di Emma Bonino in chiesa? Era stata invitata da lui, il quale sul sito della parrocchia di San Defendente, chiamato curiosamente “una Chiesa a più vociinvita chiunque piaccia ovviamente al suo gusto ecclesiale, da Vito Mancuso alla pastora Lidia Maggi. Alla faccia delle più voci.

IL VESCOVO: «NON SONO D’ACCORDO»
Comunque, la decisione di don Mario non è piaciuta al vescovo di Biella, monsignor Roberto Farinella, che pur con tutta la cautela del caso, ma non rinunciando alla verità cui lo obbliga il suo ruolo, ha preso le distanze da Marchiori: «A chi mi chiede se sono d’accordo con la decisione di sospendere le S. Messe, rispondo, senza polemiche, rispettando l'altrui parere, con franchezza e libertà, che non sono d’accordo», ha spiegato il vescovo alla Bussola che lo ha cercato per commentare. Monsignor Farinella ci ha spiegato di aver fatto un discorso generale e di non rivolgersi in particolare a qualcuno, ma il senso delle sue parole è chiaro: «L’Eucaristia – ha detto riecheggiando le parole del cardinal Bassetti scritte sul letto di dolore - è il cuore della vita di fede di una comunità cristiana, è il centro della nostra pastorale; non ha alternative e non può essere sostituita da nessun’altra pratica o iniziativa. Se le chiese possono rimanere aperte e si può celebrare, si celebri».

Certo, sospendere le Messe ha già avuto però dei precedenti, ma è stato un episodio eccezionale: «Durante la prima emergenza fu chiesto il sacrificio enorme di sospendere le celebrazioni con il Popolo, ora che in base alla normativa vigente inerente la salute pubblica dei cittadini, ci sono precauzioni e disposizioni per celebrare in sicurezza non vedo perché si debbano privare i fedeli di questo bene spirituale così importante. Abbiamo avuto mesi di tempo per mettere in sicurezza le nostre chiese. Gli stessi uffici della Curia diocesana sono stati e rimangono a disposizione per aiutare a valutare e predisporre le condizioni per celebrare la santa messa e gli altri sacramenti come richiesto dai protocolli d’Intesa tra il Ministero degli Interni e la CEI. Com’è noto la stessa Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato un contributo straordinario per andare incontro alle parrocchie che sono più in difficoltà e un aiuto eccezionale per la Caritas».

«LA CARITA’ NON SI FA COSI’»
Già, ma come la mettiamo con chi dice che sospendere le Messe è in realtà un atto di responsabilità o addirittura di carità? Anche su questo monsignor Farinella non si fa trovare impreparato: «A chi sostiene che sospendere le messe sia un segno di solidarietà con chi è colpito dall’emergenza sanitaria e si è visto chiudere la propria attività o limitare il proprio lavoro, rispondo che vera solidarietà è invece attivarsi in modo da aiutare il sistema economico e sociale a ripartire, magari partendo anche da noi stessi, condividendo le nostre sostanze e i nostri beni, come il Vangelo insegna. Senza dimenticare che sono anche tante le piccole realtà diocesane o parrocchiali di carattere sociale che in questo momento stanno facendo fatica a reperire aiuti per sostenersi. Spero che le prossime festività natalizie ci aiutino a riscoprire il valore delle parole richiamate da Papa Francesco nell’omelia della S. Messa di domenica scorsa: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”».

TRENTO SCONSIGLIA LE MESSE
Diocesi che vai, abitudine che trovi, però sempre nel segno della limitazione. A Trento infatti non si è arrivati a chiudere le chiese come a Pinerolo, ma la partecipazione in presenza alla Messa è fortemente sconsigliata, sempre col "comandamento" della responsabilità.

«Mentre penso agli ammalati e a quanti hanno perso la vita, mi rivolgo anzitutto a voi affinché sentiate che distanziamento e mascherina sono strumenti per tutelare la salute di tutti, un atto di grande amore per gli altri. Dobbiamo essere tutti consapevoli che la nostra leggerezza su questo terreno può causare conseguenze drammatiche per le persone più fragili», dice il vescovo Lauro Tisi (in foto). Così, dal 14 novembre il pastore ha diramato nuove disposizioni per i fedeli: «Il numero di fedeli che possono accedere alla chiesa per le celebrazioni viene ridotto nella misura che consenta di garantire una distanza interpersonale di 2 metri tra ciascun fedele (vale a dire che in certe chiese non potranno entrare più di 20 persone ndr). Viene sospesa l’attività dei cori parrocchiali e potrà essere presente l’organista e un cantore. «Dovendo ridurre al minimo il canto – dice -, ci si limiti ad intonare l’Alleluia, il Santo e l’Agnello di Dio; per gli altri momenti si può prevedere un accompagnamento musicale». Nel frattempo, vengono sospese le celebrazioni delle Cresime e delle Prime Comunioni, misura quest’ultima presa anche nella diocesi confinante di Verona da monsignor Zenti.

Il vicario ha poi raccomandato agli over 70 di restare a casa, anche se perfettamente sani. Il tutto accompagnato dalla giustificazione che queste disposizione avvengono «su richiesta delle autorità sanitarie», però non sembra di trovare negli atti della Provincia di Trento un’ingerenza del genere.

IL PRETE E' IL MEDICO
Insomma, sotto le Alpi diventa fortemente sconsigliato andare a Messa, tanto che sul portale della Diocesi il vescovo inviata a «valorizzare in modo creativo gli strumenti della comunicazione, come accaduto nel lockdown in primavera. Non solo per vivere insieme, anche a distanza, il momento liturgico, ma per sperimentare ogni modalità che ci consenta di tenere vive le nostre relazioni».

Che la paura poi giochi un deterrente, a cui certi preti si aggrappano volentieri, è testimoniato anche da don Renato Pellegrini, responsabile di nove parrocchie in Val di Sole.  

«Ci si sente un po’ a mezzo servizio», ammette «ma io prendo il computer, scrivo riflessioni, preghiere, messaggi e noto che le persone li fanno girare». E la Messa? «Negli ultimi tempi la gente si muove poco ha paura della pandemia e in tanti preferiscono seguire la messa in tivù. Stiamo scoprendo una dimensione nuova: la fede si vede poco nei templi e di più nella vita concreta». Ecco qua realizzato il sogno della Chiesa telematica e a distanza. Peraltro, corroborato da moniti episcopali rivelatori: «Ricordo – dice - le parole del vescovo: “I veri sacerdoti, oggi, sono i medici, gli infermieri e tutti quei volontari che s’impegnano per gli altri”». Ah ecco: il medico dell'anima che dichiara la sua inutilità e passa il sacro testimone al pur importantissimo medico del corpo. Adesso è tutto più chiaro